Mettersi alle spalle l’orribile 2020. Un bilancio politico per costruire un futuro di certezza e competenze

27 dicembre 2020, 20:15 Opinioni&Contributi

Questo 2020 verrà ricordato come l'anno più angoscioso dai tempi dei conflitti mondiali ( 1° e 2°) o della pandemia (Spagnola) piuttosto che delle crisi economiche (1929 - 2008). Non è solo la proporzione degli eventi succitati ma, anche, il contesto nel quale si colloca l'attuale cimento da covid19. È cambiata la struttura economica, si sono rivoluzionati i sistemi di comunicazione, le società si dibattono, e si interrogano, fra progresso tecnologico ed equilibri climatici.

di Domenico Critelli*

E come se non bastasse, riemergono spettri di un passato remoto e non solo perché riferito al secolo precedente. In fondo, siamo all'inizio del 21° sec. e molti "spettri" datano 70, 80 anni fà. Come se non bastasse, alle inquietudini provocate dalla risposta, non univoca, alla pandemia da parte degli Stati nazionali, o al vaccino che dovrebbe rappresentare lo sforzo delle "nazioni unite", si somma lo spettacolo imbarazzante della democrazia più antica ed influente del mondo: gli USA.

Non era mai successo che il Presidente uscente o sconfitto, nonostante il largo divario elettorale e di "grandi elettori", adombrasse il sospetto di brogli, ponendo in essere atteggiamenti di supponenza, fino ai deliri di onnipotenza e assolutisti, tipici di regimi oligarchici. C'è da dire, in vero, che quest'ultimo aspetto, sconcertante, ha mostrato anche il confine, ed il limite, invalicabile, fra una destra democratica e liberista, rappresentata dal Partito Repubblicano, ed un Sovranismo settario, autarchico e sfrontato, interpretato da Trump.

I contrappesi della Democrazia USA ed un federalismo strutturato da meccanismi trasparenti e inequivocabili, stanno riportando alla normalità una vicenda grottesca e lesiva dell'immagine Americana nel mondo. Dal canto suo, l'Europa, ha trascorso gli ultimi 4 anni Trumpiani ad oscillare dalla difesa dell'€uro alla Brexit, dai dazi Americani alle mire espansioniste della Cina e della Russia.

Tutto questo, in un quadro internazionale dove le economie più influenti, peraltro coincidenti con gli Stati più popolosi della Terra (Usa Cina Russia), hanno Governi sovranisti, oligarchici o monocratici. Ecco quello che è cambiato rispetto agli scenari pre-bellici (1915/1939) e dell'inizio secolo scorso. Oggi L'Europa è una Unione politica ed economica, benché in un processo evolutivo quanto controverso, mentre gli altri sono tal quali li abbiamo conosciuti e studiati.

Ergo, i vecchi equilibri scaturiti dal secondo conflitto mondiale, compreso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, sono stati modificati da una entità sovranazionale e continentale che oggi può dire la "sua" e, inevitabilmente, condizionare ed orientare le scelte macro economiche e di politica internazionale. Giusto appunto, quindi, il processo di unità Europea deve consolidarsi ed affermare, sempre più, politiche comuni di difesa,diplomatiche, economiche e previdenziali piuttosto che sanitarie o del mercato del lavoro.

Sempre più Europa e, magari, maggiore unione politica, avendo già realizzato quella monetaria. Next Generation UE (bilancio 21/27) è l'opportunità che l'Europa si è data di mandare un segnale di coesione e solidarietà "Nazionale" che accomuna forze politiche, sicuramente, diverse fra loro ma impegnate sullo stesso progetto e dallo stesso orizzonte: gli STATI UNITI D'EUROPA.

Che debba essere una federazione o una confederazione di Stati Sovrani, attiene alla normale dialettica e visione politica e culturale dei "Costituenti Europei". Allo stato siamo un pò dell'uno (Commissione Europea) e un pò dell’altro (Consiglio Europeo). Ma il Parlamento Europeo può rappresentare la sintesi delle posizioni politiche accettandone le determinazioni improntate al pluralismo e alla dialettica delle culture e delle identità in esso rappresentate.

Sul versante "domestico" scontiamo l'assenza di leaders di spessore internazionale. Le forze dominanti sul finire degli anni 90 e primi anni 2000 (DS DL e FI) hanno ridotto notevolmente la loro empatia elettorale. Forza Italia addirittura fino all'anticamera dell'estinzione. Rappresentavano, insieme, oltre il 50% del peso Parlamentare e della delegazione Europea. Erano, per di più, le forze europeiste, eredi delle culture Popolari, Liberali e Socialiste dei padri costituenti.

Oggi, M5S e Lega (50% gruppi parlamentari) possono essere ritenute forze avventizie e prive di fondamenta o tradizioni Europeiste. Oscillano fra scetticismo e criticità per necessità elettorale o per opportunismo di Governo. E quando le regole o i meccanismi Europei li sovrastano, riparano nella scorciatoia anti Europea additando la “burocrazia tecnocrate” quale male maggiore rispetto all'assenza di carisma, di peso specifico e di competenza. Basti pensare che Di Maio e Salvini da Vice Premier, sembravano aver dichiarato guerra alla Francia, l'uno incontrando i Leaders dei "gilet gialli" e l'altro disertando sistematicamente i vertici Europei dei Ministri dell'interno.

No, proprio no, l'Italia non è messa affatto bene. Ancora oggi, nonostante la presenza del PD e del premier Conte, a cui è servito l'apprendistato leghista, scontiamo una prevalenza di incultura politica e di pressappochismo Istituzionale di forze nate dal furore anti sistema ed acconciatisi, dopo, alla cultura del "governismo” senza se e senza ma. E non è tanto il balletto imbarazzante sul MES a destare perplessità, quanto il mancato riconoscimento che senza BCE, SURE e Recovery, oggi non si pagherebbero pensioni, casse integrazioni e ristori economici.

Il minimo vitale ai quali sono "intubati" i consumi in questa fase di restrizioni. Ed il quadro politico è una "natura morta", intrisa di propaganda, avventurismo e dilettantismo alle quali sommare una visione ideologica e di conservazione delle proprie rendite di posizione. Come si fa' a non citare la Germania per la compostezza dell'alleanza di Governo fra Popolari e Socialdemocratici, alternativi fra di loro da sempre, ma sempre pronti a collaborare quando la responsabilità nazionale invoca unità di intenti.

Una unità che diventa categorica ed imprescindibile rispetto all'impiego delle risorse del Recovery fund. I campi di intervento sono stati individuati ed i progetti dovranno puntare a recuperare tutte quelle aree di depressione economica e sociale che già prima della pandemia appesantivano l'intero sistema nazionale. È una occasione straordinaria per recuperare ritardi ma, anche, per sanare sperequazioni frutto di politiche economiche unilaterali e miopi. È l'occasione propizia per dare un segnale rassicurante ai nostri giovani, non tanto a quelli che sono già oggi, purtroppo, costretti ad andare via e, forse, non ritorneranno.

Ma a quelli che, oggi adolescenti, osservano l'esodo della speranza per lo studio o per il lavoro e, persino, per la cura della propria salute. Su questo terreno andranno misurate le forze politiche ed i gruppi dirigenti. Un tempo essi si formavano nelle "palestre" di partito e solo dopo una rigorosa selezione, anche sulla capacità di costruzione del consenso, componevano le Istituzioni o venivano impegnati in funzioni di Governo.

Non era uno schema: era una naturale evoluzione della militanza e della personalità soggettiva. È uno schema, invece, freddo e impersonale oggi, il cui titolo preferenziale è non aver fatto politica ed avere un’affidabile sistema clientelare o familiare per approdare in Parlamento piuttosto che in Consiglio Regionale o al Comune. Va bene lo stesso, benché non per virtù o per convinzione. Ma quando si è eletti in Consessi civici o legislativi, bisogna porsi in ascolto dei propri cittadini.

Analizzare la realtà in cui si vive e studiarne i problemi, approfondirne le soluzioni e confrontandosi pubblicamente, in contraddittorio, con le opinioni diverse dalle nostre. Diventa un momento di crescita collettiva soprattutto quando lo si fà in autonomia e senza condizionamenti o conflitti. È l'augurio che formulo al Sindaco della Città di Crotone, che non ho votato, ed è l'appello che rivolgo ai 32 Consiglieri Comunali che dureranno in carica fino al 2025. Esattamente gli anni decisivi e di impiego delle risorse del Next Generation UE.

Avere un'idea comune e muoversi all'unisono, a prescindere dalle differenze, non è sicuramente garanzia di successo ma, almeno, si sarà definita una base progettuale sulla quale impegnare le Istituzioni per gli anni a venire.

* Già segretario della DC (1992/94), dirigente di PPI e Margherita, Assessore Provinciale (1996/99)