Walter Molino e il suo ‘doppio’. Quel giornalista che senza il Calendario dell’Arma ha messo fuori gioco il Generale Cotticelli

10 novembre 2020, 18:00 100inWeb | di Vito Barresi

Uno “sporco servizio” per salvare la Calabria dal Covid? No, no, non equivochiamo. Solamente letteratura gialla o nera che sia come sia è la cronaca, una storia che inevitabilmente è sempre più avanti di ogni prevedibile realtà. E che poi qualcuno dimenticherà il nome del giornalista, dell’eroe rimasto senza gloria dopo il più grande scoop televisivo nei tempi del Coronavirus, il reporter che ha messo sulla graticola un generale di Corpo d’Armata, quasi quasi è come leggere un best-seller e dopo un attimo scordarne il titolo, poco importa alla fine di una lunga giornata.


di Vito Barresi

Ma dai, c’è poco da ridere e scherzare se poi uno che si chiama, come hai detto si chiama? Walter Molino? Walter chi? Molino, Generale Cotticelli, Molino, proprio come il famosissimo illustratore che dipingeva i grandi quadri storici del Calendario dell’Arma dei Carabinieri.

Walter Molino colui che in un sol colpo di domande sventagliate a raffica per la durata di meno di 180 secondi, poco più poco meno di due minuti e la pratica si è chiusa sotto il tappeto, è riuscito a far cadere nella polvere un Generale di Corpo d’Armata, a trascinarlo nel tormento di un polverone, un uragano mediatico durato poco meno di 48 ore e poi tutto tace, tanto il nemico non ti ascolterà più:

Cotticelli: “Si erano dimenticato di dare indicazioni alle regioni commissariate. Ho inviato un quesito al ministero: chi deve fare il programma operativo?”.

Molino: Il ministero cosa ha risposto?

Cotticelli si alza, va dalla subcommissaria, che gli dice: “La devi finire! Ci devi andare preparato a fare queste cose!”.

Molino: Cosa le dicono? Chi deve fare questo piano?

Cotticelli:Io”. Legge la lettera dei ministeri della Salute e dell’Economia: “Nelle strutture commissariate il potere-dovere di predisporre il programma operativo Covid compete esclusivamente alla struttura commissariale”.

(Qui scatta, negli spettatori, un sentimento di imbarazzata tenerezza).

Cotticelli dice: “Lo sto realizzando. La settimana prossima è pronto”.

Molino: Si rende conto che questa è una cosa grave?

Cotticelli:Che cosa le devo rispondere, dottore? Domani mattina sarò cacciato da qui”.

Quotato per una missione speciale, forse. Perché in fondo, cosi è la vita, non solo per Vonneguth Mattatoio n.5, ma anche per tutti quelli che vivono dentro le logiche, i misteri, i segreti, le violenze e le indolenze, tra l’orrore e il terrore di un mondo invischiato nella sua apparentemente sempre libera e uguale, immodificabile e ineluttabile ambiguità davvero poco sanitaria.

Un po’, ça va sans dire, come la sua stessa metafora cioè quell’autostrada che scende verso il mare a fari spenti nella notte, da cui l’Italia entra ed esce ogni giorno quando vuole, quando serve, in fretta e in furia, neanche sfiorando svincoli senza città, sempre volando-attraversando la penombra inquietante di strane “stazioni di servizi”, a Lamezia Airport, allo svincolo del Porto di Gioia Tauro, io vorrei, non vorrei, uno scoglio, le discese ardite e le risalite, dopo Sant’Onofrio, con un grande salto in luoghi dove avvengono sempre misteriosi contatti, incontri ravvicinati.

L’Arma e il suo Calendario, il Generale e la sua caduta da cavallo, il ritorno di Walter Molino nelle nuove sembianze di Walter Molino, 49 anni, palermitano, un free lance che ha lavorato per dieci anni alle trasmissioni di Michele Santoro, da “Annozero” in poi e ora collabora a “Titolo V”, nel mentre scrive tre libri “Disinformation tecnology” sulla fabbrica delle false notizie; “Taci infame” su vite di cronisti al Sud; “Protocollo fantasma”, sulla trattativa Stato-mafia e le minacce al procuratore Di Matteo.

Poi sai, non si sa mai, cioè vuoi forse alludere, ma dai…, che potrebbe essere stato anche un trucco geniale, un colpo di teatro, un colpo di scena per fuggire dalla casa che era già infestata di “pulci ... insomma in qualche modo uscire in sicurezza e poi farsi perdonare, magari alla successiva puntata... d’altra parte, prova a farci caso tu, il giornalista per curiosa quanto precisa coincidenza si chiama Walter Molino proprio come quello del Calendario dell’Arma dei Carabinieri (e della Domenica del Corriere…)

Walter Molino, quello storico, un’artista indimenticabile proprio come il nome, un marchio, una ditta, un bollo d’antiquariato, uno stemma araldico dai colori più avvincenti, il disegnatore dalla mano ferma che sapeva trasformare un fatto di cronaca in un quadro indimenticabile, subito appeso con un chiodo a un chiosco di giornali, spesso sul muro della memoria collettiva; la matita più magica d’Italia che tratteggiava in sceneggiatura popolare, il romanzone nazionale, sulla prima pagina, di una mitica e indimenticabile Domenica del Corriere.

Stalattiti sul soffitto quando è già notte e le parti in commedia ripercorrono la pista video registrata della loro fiction, io vorrei non vorrei ma se vuoi... e gli attori hanno come il sentimento di aver recitato anche se non voglio su quel foglio, forse fin troppo impeccabilmente, secondo un copione ben preciso.

Scritto non da qualche stramba regia dietro le quinte ma per come va da se, da un banale dialogo tra un giornalista e un non so, innocenti evasioni in forma di scambio di battute che fabbricano automaticamente, realmente, inconfutabilmente tutto un proprio senso compiuto.