Vengo, avvengo, sopravvengo

30 ottobre 2020, 12:32 La Supercazzola di Antani

Se ci fosse un premio per il miglior testo in burocratese, senza dubbio andrebbe assegnato all’estensore di questa perla: “di riservarsi successivamente - ad avvenuto venir meno delle sopravenute situazioni personali …”


Trattasi di un paragrafo del decreto sindacale n. 42 del 14 ottobre 2020 (QUI) che attribuisce le funzioni di vicesindaco pro-tempore a un assessore, in sostituzione del vicesindaco designato attualmente in isolamento volontario a causa delle procedure previste per il Covid-19.

Davanti a una simile espressione, che innova la lingua amministrativa con elementi danteschi (“amor, ch’a nullo amato amar perdona”) sì da tramutare l’apparente cacofonia in un estasiante calembour, l’attenzione del lettore è istintivamente indirizzata allo spettro neuronale dell’autore.

Intendeva, costui/costei, conferire all’allocuzione un’impronta più solenne e circostanziata? Se tale è stato il proposito, ci troviamo difronte a un’inedita figura retorica che sta tra l’allitterazione, l’anafora, il chiasmo e l’epanalessi.

Lo scappellamento è poi completato con un’originale invenzione grammaticale, laddove quel mancato raddoppio di consonante dell’aggettivo “sopravenute” (ripetuto, non quindi un refuso) rimanda a una stupefacente licenza che trasforma il burocratese in letteratura da dolce stil novo.

Complimenti dunque al “buropoeta” della Casa comunale, capace di toccare le corde dell’anima con un “sempliceatto pubblico: sicuramente Pitagora lo avrebbe condotto con sé in esilio.