La Carezza, una perfetta storia d’amore di Elena Loewenthal. Galeotto fu il Codex Purpureus Rossanensis...

26 ottobre 2020, 16:00 100inWeb | di Vito Barresi

Che cos’è un amore che sboccia tra le pagine antiche di un libro che narra la tenerezza del Vangelo di Marco e Matteo se non un’apostrofo rosso, purpureo, fiammante di passione, vita ed eros, come le miniature dell’incantevole Codex Purpureus Rossanensis?


di Vito Barresi

Un amore improvviso, abbagliante come un faro orientale che triangola un orizzonte mediterraneo, un arco teso e compreso nel fuoco della sensualità, un bagliore rosso intenso di vita e di eros, la rapsodia di un incontro che travolge dentro.

Accade così a Lea Levi, ricercatrice universitaria, spinta a nuove avventure dalla sua passione di paleografa, e a Pietro Pontani, un rigoroso filologo chiuso nella sua introspezione, entrambi sposati più per contratto che per essenziale consenso coniugale.

Sullo sfondo di un intreccio intensamente sentimentale, tra un uomo e una donna che si scoprono vulnerabili e inquieti, tormentati ma ebbri di quell’attimo di febbrile che ravviva i loro scontati ruoli affettivi, che sa scardinare senza segni di effrazione evidente, il loro conformismo esistenziale esigente e moralistico, tra loro due sta per certi versi libro galeotto e lievito d'amore, il più incantevole e prestigioso dei beni culturali calabresi, un manoscritto miniato con inchiostro d’argento e oro, tra si trova la trascrittura della Sinfonia degli Evangelisti e dell’Epistola a Carpiano, i capitula e gli incipit dei Vangeli.

Il rarissimo Evangeliario, per secoli rimasto nel sottosuolo della storia, fin quando un modesto ma acuto canonico della cattedrale di Rossano, Scipione Camporota, dedicò la sua vita a custodire religiosamente quei fogli, dandogli una prima e più ordinata collazione, numerandone le pagine con inchiostro nero, oggetto di studio dei due innamorati, si staglia come un altare nel tempio della loro deliziosa quanto osè avventura senza mende né tinte adulterine.

Custodito in quella mirabile teca, quasi un dipinto spirituale di elevatissima suggestione artistica, collocato in una coreografia paesistica, bionaturale, ecologica e monumentale di inestimabile stampo e respiro bizantino che è Rossano, si poteva anche immaginare che tra le pagine scure e le pagine chiare di due esistenze abbastanze scialbe e normali scoccase impetuosa come una tempesta shakespeariana l’ora dell’amore, intimamente custodita nell’ultimo romanzo di Elena Loewenthal, “La Carezza. Una Storia perfetta”, edito da La Nave di Teseo.

Attrazione fatale, piuttosto erotico-spirituale che mistico-accademica, corrispondenza al tatto ad altissima carica emotiva, quella che prende e mette al tappeto Pietro e Lea sullo sfondo bizantino di un’indimenticabile Calabria.

Segreto che va chiuso nella lunga durata degli anni e del distacco che non disincanta, non affievolisce ma lascia come fuoco sotto cenere sopito, la memoria di quel tanto immenso che per destino o fatalità, (che incanto quell'interpretazione Pop&Hippie di Ornella Vanoni che canta la cover dei Bertas, "fatalità aver trovato te, te che sei come me, fatalità, buongiorno come stai, quando tu mi hai chiesto se volevo un pò è andata ti sei presentata cioè perfetta per me...") li aveva fatti incontrare a Rossano nell'azzurra lontananza di luminose giornate di studio sul Codex Purpureus Rossanensis.

Un simposio di alta specializzazione filologica che si trasforma in segreto convegno d'amore, e poi dietro le quinte dell'approfondimento, il palcoscenico di una sconvolgente scena d’erotismo, il contatto incandescente di sospiri e sensualità, un'interminabile e indimenticabile notte di baci e di carezze, "abbiamo già fatto tardi, bisogna che ti lasci, bisogna che ti guardi men che posso, voglia di lavorar, saltami addosso..."

Romanzo che fa vela, ma non perde la rotta, verso il Sud, alla riscoperta di uno scenario ammaliante e misterioso in cui si raccolgono i fili antichissimi di un telaio che genera stoffe raffinatissime, broccati lavorati a intarsio, con intreccio di sapienze serfardite e marrane che si fondono nel crogiolo mitologiche delle dee che sono in lei, una storia con presepe evangelico in cui gli apostoli dell'eros comunicano sussurrando un grido represso di libertà, che sommuove, l’anima, una sessualità indomita e mediterranea che diventa in un istante di tumulto, un magma inarrestabile di passione.

Fabula docet. Evidentemente in Calabria ci sono clementine di mercato e clementine biologiche per gusti raffinati. Quelle che costano oltre un milione d’euro a biglietto cinematografico ad uso corto di Muccino e quelle che sono confetti dolcissimi, prelibati bon-bon piemontesi, delicate bomboniere di immagini, suggerite e scritte con la mano del cuore da una torinese che sa farsi leggere senza mai dimenticar le sue parole.

Come accade in questo libro, che sa travolgere e magnetizzare al più popolare prezzo di 9,99 euro in edizione digitale.