Coronavirus. Le incognite per il Crotone Calcio e i ‘rischi’ finanziari per il Gruppo Vrenna

13 ottobre 2020, 11:40 Il Fatto

Se la minaccia di un nuovo lockdown, anche specifico per il solo settore del calcio, si concretizzasse, allora sì che la crisi di liquidità, la stessa che ha già colpito numerosi club di Serie A, potrebbe travolgere molte piccole realtà economico-sportive italiane. Il tempo in cui bastava far girare sul mercato i nomi e gli indirizzi dei calciatori per mettere a posto almeno formalmente i bilanci, sembra essere ormai definitivamente scaduto.


Per i profitti del Gruppo Vrenna il campionato di Serie A, travolto dal contagio galoppante, potrebbe trasformarsi in un clamoroso brutto affare.

La crisi di mercato del prodotto calcio è ai massimi livelli e le strutture “industriali” a cui i club fanno riferimento potrebbero per questo risentirne direttamente tenuto conto che i diritti televisivi si ridurranno notevolmente, i ricavi al botteghino sono annullati, le plusvalenze sui trasferimenti degli atleti completamente ridimensionate, con il risultato che il calcio mercato, dove non sono richiesti valori monetari “cash” ma soltanto lo “scambio in natura” dei calciatori, oltre a far crollare i ricavi fa traballare l’intero bilancio delle imprese sportive.

Ora che neanche “i brocchi” si trovano più a disposizione presso i vivai altrui, adesso che i “power broker” stanno alla larga dai miniclub a conduzione famigliare, l’avvitamento in una crisi economica è possibile, con il rischio che il Crotone Calcio da pepita d’oro per il Gruppo Vrenna rischi di trasformarsi in un vero e proprio “piede di porco” che potrebbe minacciare il forziere della floridissima società per azioni crotonese.

Chiaramente il ritorno del virus potrebbe complicare molto le cose per una squadra già in evidente affanno tecnico fin dalle prime partite di un campionato che sta inchiodando il Crotone all’ultimo posto in classifica, lasciandolo solitario senza alcuna strategia, forse neanche quella della salvezza.

Sono molti gli osservatori che segnalano la forte preoccupazione che aleggia nella “holding” di famiglia, dove si guarda con una certa apprensione alla rapida evoluzione dello scenario Covid-19 in campo, sugli spalti vuoti e negli spogliatoi, come pure nelle casse piuttosto a secco di società che devono affrontare tante spese, a partire dagli stipendi mensili per i giocatori, il pagamento dei canoni di fitto degli impianti, manutenzione, viaggi, energia, ecc.

A proposito dei quali, per il Crotone, si dovrà fare finalmente chiarezza non solo sul contenzioso con il Mibact ma anche conseguire nuova “trasparenza” con il Comune pitagorico, ora nelle mani del sindaco Vincenzo Voce, il professore e ingegnere alla testa dell’ente proprietario dell’Ezio Scida, che certo vorrà far conoscere al più presto ai cittadini quale sarà la sua posizione e quanto ha intenzione di cambiare in materia di aggiornamento dei canoni di fitto della struttura e delle eventuali royalties che scaturirebbero dall’uso della denominazione e dello stemma civico da parte del Crotone Calcio.