La “migrazione inversa” opportunità di sintesi per una futura classe politica

20 giugno 2020, 15:51 Opinioni&Contributi

La migrazione inversa è solo uno degli effetti auto generatisi a seguito del fenomeno lockdown, un’articolata relazione tra economia da inatteso ripopolamento e la città intesa come la comunità che lo abita.

di Mauro Calabretta

Tale fenomeno, sino ad ora poco discusso, oltre al suo naturale epilogo consistente in un inaspettato incremento dei consumi e della spesa corrente sul territorio, offre la più nobile delle possibilità a tutti gli attori di una comunità, un’occasione unica, ognuno per le proprie competenze, di poter mettere in vetrina il proprio saper fare, tentando di arginare l’ormai storico pregiudizio di abitanti di una terra disgraziata in cui nessuno fa niente se non per un diretto e specifico tornaconto.

In quel di Crotone, come sovente accade nei dormiveglia mattutini o in quei momenti in cui le vite si riavvolgono mostrando i loro lati peggiori, la futura classe dirigente ha ben pensato di sottrarsi dal saper cogliere le sfide, disquisendo di effetti economici per il turismo e la stagione estiva o su quali contributi fossero necessari ad implementare gli stessi, affidando il loro tempo sulle possibili ed imminenti competizioni elettorali.

Non saper contrapporre all’impossibilità di calcolare con metodologia scientifica lo scoccare di tali eventi, una cultura capace di leggere e valorizzare le differenze ante e post Covid, è la perfetta sintesi del vecchio modo di fare politica in un paese invecchiato, ripiegato su se stesso, dove ancora una volta il vero rischio è che l'improvvisazione debba prevalere su tutto ciò che altrove è studiato, previsto, provato e acquisito.


È molto difficile

per una classe

politica inadeguata

valutare quale vera

opportunità

è loro offerta

dal ritorno dei

propri concittadini


Imprigionati nelle proprie convinzioni, ricche di stereotipi, pregiudizi e paradigmi, i futuri attori preferiscono esorcizzare la proposta, anteponendo ai nuovi modelli di sviluppo essenziali e strategici per una intera comunità, le storiche lotte intestine, il tutto in barba al concetto di innovazione.

Metafora di un establishment che sfugge, è molto difficile per una classe politica inadeguata valutare quale vera opportunità è loro offerta dal ritorno dei propri concittadini, ancor più se messa in correlazione al possibile contributo di costoro alla crescita e allo sviluppo del proprio Paese.

Ed allora, beghe a parte che tra l’altro, per quanto finora mostrato, sono foriere di basso profilo oltre che grammaticalmente scorrette, cosa ha da raccontare a migliaia di giovani studenti la politica nostrana?

Cosa ha da raccontare la politica nostrana ai figli di questa città, a coloro che solo il Covid ne ha anticipato l’arrivo e prolungato la permanenza, sin anche in un’ottica attrattiva per un possibile ritorno?

Un’opportunità tanto per chi propone quanto per chi ascolta, un’alchimia generabile in un contesto desueto ma carico di responsabilità, nel quale la futura classe dirigente, seppur con repertori diversi, possa iniziare concretamente a discutere di futuro senza contraddizioni intellettuali.