Lettera a un Commissario Prefettizio, una sfida culturale: dia prova di esistere e faccia per la comunità

17 maggio 2020, 08:00 Politica.24
Tiziana Costantino

Potrebbe essere una grande opportunità: finalmente la presenza dello Stato. Uno strumento forte, al servizio di una città le cui debolezze sono evidenti, di una realtà che necessità di un presidio permanente di legalità. Ed invece, nonostante i favori delle aspettative, la manifesta assenza ed il marcato distacco con il cittadino, rischiano ulteriormente di generare disaffezioni nei confronti di uno Stato che poteva ma non ha fatto.


di Mauro Calabretta

Non mi va di entrare nella logica dei grandi processi di cambiamento, non sarebbe corretto discutere di opere pubbliche o di ritardi nell’attribuzione di commesse, o ancora di qualifiche di aziende, di futuro con Eni, e di altri argomenti strategici per l’intera città.

Ritengo invece che, a volte, piccoli atti di coraggio segnano e cambiano il volto di una comunità, specie se l’imprinting è quello per il quale si è chiamati a servire lo Stato.

Esistono enormi differenze tra un sindaco ed un commissario prefettizio qualora occorra fare scelte impopolari, ancor più, quando necessita operare attraverso il ripristino di luoghi ed identità perdute.

Nella psicologia sociale non importa conoscere chi agisce ma in quale contesto l’azione ha luogo, ed a proposito di luoghi e di ruoli, ad oggi non vi è ancora traccia di importanti cambiamenti.

Dalla data del suo insediamento - purtroppo coincisa con l’arrivo del Covid - tra revoche d’incarichi, chiusure di arterie pubbliche, chiusure di strutture sportive, da cittadino spero abbia trovato quantomeno il tempo per poter fare un giro nella nostra graziosa città; altrettanto spero anche abbia scambiato qualche opinione con le forze dell’ordine sulle manifeste criticità che, indisturbate, coesistono con l’habitat nostrano.

Però, Pregiatissimo Commissario, poiché non ho contezza di ciò, mi permetto di accorciarle i tempi necessari all’apprendimento, portando alla sua attenzione giusto tre piccole problematiche, nella speranza ovviamente che ne colga gli effetti e ne concretizzi gli atti, perché lei è lo Stato:

  1. Le baracche lungo l’arteria che collega il centro al lungomare: non ha mai notato come si fondono agricoltura e cultura scolastica?
  2. Extracomunitari e centro storico: abbiamo mai verificato la registrazione contratti di fitto ed agibilità dei luoghi per consentirne una locazione?
  3. I fuochi d’artificio notturni: li avrà sentiti, saprà la provenienza, non credo avrà pensato che qui da noi è festa tutto l’anno?

Ed allora, ora è la prova. Chi negli anni l’ha preceduta tollerava il sopruso al pari di quel cittadino che non può o non ha voglia di lottare? O i sindaci finora susseguitisi sapevano ma si esimevano dal provarci, in quanto mal protetti da uno Stato assente?

Veda Commissario, nella storia di chi amministra, come nella fisica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ciò genera una commistione tra chi scende a patti con l’apatia e chi detiene il potere.

Ma oggi abbiamo un commissario, ed ella ha un ruolo, ruolo che le viene assegnato e che noi accettiamo (consapevolmente o no) quale migliore occasione per riuscire dove gli altri non sono riusciti, quale miglior regalo non solo alla città ma anche al suo naturale successore alla carica di primo cittadino.

Se la cosa fosse stata semplice, ne sono certo, un Commissario Prefettizio avrebbe denigrato l’invito a fare ma poiché siamo abitanti di quello strano Paese dove si riesce solo in caso venga detto “non ce la farà mai”, solo per non interrompere la tradizione non glielo dico.

Oggi questo popolo silenzioso è disperso e frastornato. Sospeso o, alla peggio, si è adattato al senso comune, nascondendo in un angolo remoto dei propri pensieri il buon senso. Quasi vergognandosi di averlo.

Dia prova di esistenza e faccia per una comunità.