Crotone: taglio del trasporto pubblico locale? Non è così e per capirlo basta leggerle le delibere

28 aprile 2020, 13:28 Imbichi

L’adeguamento del piano tariffario del servizio pubblico urbano fa montare una polemica su una presunta riduzione del chilometraggio, seguita dai soliti comunicati e dalle solite polemiche. E questo nonostante sia noto che il dirigente del quinto settore, da inizio mese, è attualmente incaricato all’aggiornamento del piano di trasporto locale.


di Francesco Placco

I sindacati del settore trasporti hanno denunciato all'unisono la decisione del Comune di Crotone di “ridurre il chilometraggio del trasporto pubblico” di ben 97 mila km. Parliamo precisamente di 97.427 km, ovvero l’area a carico del Comune riguardante il servizio di trasporto urbano.

Sull’argomento si è creato una comprensibile confusione, anche perché è stata fatta passare l’idea che l’ente, per mano della Commissaria - ultimamente sempre più dipinta come una terribile figura che si muove a danno della comunità, specialmente da un certo ambiente politico - abbia deliberatamente “tagliato” e “ridotto il numero di corse.

Ma leggendo le delibere in merito, si capisce immediatamente che le cose non stanno esattamente così.

Con deliberazione commissariale 67/2020 (QUI) viene di fatto revocata una precedente deliberazione del 2016, risalente agli ultimi mesi di amministrazione valloniana.

Prima di cedere lo scranno a Pugliese venne approvato un adeguamento del piano tariffario del servizio pubblico tramite deliberazione di giunta 43/2016 (QUI), che sostanzialmente portò in essere gli attuali costi di biglietti ed abbonamenti.

Dove sta il problema? Nel 2020 ci si è resi conto che quella delibera del 2016 si rifà a due precedenti delibere comunali (la 632/1986 e la 35/1988), senza tenere conto di tutti gli adeguamenti normativi sopraggiunti nel tempo, sia di carattere regionale che nazionale.

Viene contestato infatti che il documento venne approvato senza tenere conto né della Legge Regionale 23 del 7 agosto 1999 (QUI) né del suo aggiornamento in Legge Regionale 35 del 31 dicembre 2015 (QUI).

In parole povere, questa legge regionale stabilisce che il costo dei biglietti del trasporto pubblico non deve essere deciso dai Comuni, così come espresso nel punto della delibera: “Considerato quindi che alla luce della sopradescritta legislazione regionale compete alla Giunta Regionale stabilire i criteri per la determinazione delle tariffe dei servizi di trasporto pubblico locale e non ai singoli Comuni”.

Ai Comuni spetta il compito di definire i piani di trasporto pubblico locale, e dunque di decidere di concordo alle compagnie di trasporto le tratte ed i percorsi dei mezzi.

Questo a Crotone è stato fatto con un’ulteriore delibera, ovvero la 82/2010 (non ancora digitalizzata, tra l’altro), che definisce il piano di trasporto locale nei già citati 97.427 km e che, allo stato attuale, non è stata né abrogata né revocata né modificata.

A tal proposito, è bene evidenziare come il due aprile scorso - quindi ben prima del “taglio unilaterale” di cui si parla - al Comune sia stata approvata la delibera di Consiglio Commissariale 20/2020 (QUI), necessaria appunto per formulare un “atto di indirizzo per l’aggiornamento della programmazione di esercizio delle nuove linee di trasporto pubblico locale in ambito urbano”.

La necessità di questa rimodulazione è descritta nello stesso documento, che punta ad avere “una rete di autolinee con un unico livello gerarchico”, moderna e funzionale.

Sarebbe inutile fare un copia/incolla del testo della delibera, che potete sempre leggere dal sito del Comune, ma è importante citare questo documento, volutamente ignorato da più parti, che lascia trasparire la volontà dell’ente di creare un nuovo piano rispetto a quello del 2010.

A questo punto sarebbe necessario chiedersi a chi giova questa confusione, preferita - ancora una volta - rispetto ad una analisi seria della situazione.

Le criticità del trasporto pubblico locale in fondo le conosciamo tutti e sarebbe ora di essere franchi ed affrontare l’argomento a carte scoperte, a meno che non si preferisca continuare a mantenere un servizio già carente e poco articolato.