Un libero professionista: caro Conte così “non ce la faremo”, ecco perché finora sono solo annunci

11 aprile 2020, 10:00 Opinioni&Contributi
Giuseppe Mercurio

Un nuovo decreto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è arrivato e conferma che si starà tutti a casa ancora per un mese, fino al prossimo 3 maggio: è un bene se è per il bene della nazione che si debba continuare a rimanere tra la mura domestiche, ossequiosi alle norme, ma…


di Giuseppe Mercurio*

Ma il Presidente del Consiglio, così come l’intero governo o le istituzioni hanno messo in conto il rischio che si stia innescando una miccia: quella della disperazione?

Ad oggi abbiamo ascoltato fiduciosi e comprensivi solo delle belle parole mentre nessun aiuto è ancora giunto concretamente alle migliaia di italiani in sofferenza.

È per esempio al corrente il premier Conte che le banche i mutui non li abbiano ancora “sospesie che ad un mese dal primo decreto gli stessi istituti siano ancora a richiedere documenti vari e a inviare nuovi moduli?

È al corrente che le società finanziarie e o di leasing, ad oggi, ancora non abbiano bloccato i finanziamenti e le rate degli stessi leasing?

È al corrente che l’Inps non abbia erogato a chicchessia un solo euro? È al corrente che dall’ormai famoso “bonus” restino fuori tutti i procacciatori d’affari, che pur versando il dovuto all’Istituto di previdenza non prenderanno alcun contributo?

È al corrente che le nostre aziende stiano perdendo milioni di euro di fatturato e che le banche non prestino alcun aiuto se non fornendo garanzie personali?

È al corrente delle migliaia e migliaia di famiglie che non sono in grado di far la spesa, di pagare le bollette delle utenze o il fitto della loro casa?

È al corrente di come le aziende si trovino davanti ad una scelta triste, quella di lasciare affamati i propri dipendenti in attesa che ricevano una cassa integrazione in deroga di cui non è dato sapere la data di pagamento, con soli pochi imprenditori coscienziosi che nel frattempo si trovino costretti loro a raschiare il fondo delle casse societarie per anticipare stipendi, seppure senza incassi alcuni e con l’incertezza che l’Inps gli restituisca o meno quanto anticipato?

È al corrente che dopo quest’ultimo anelito di risorse le aziende, a cui le banche non danno alcun aiuto, dovranno esser costrette a dire ai propri lavoratori di non aver più denaro contante per consentirgli di sfamare loro e le rispettive famiglie?

È al corrente, infine, che un semplice libero professionista che si sia rivolto ad oggi alla sua banca per richiedere l’annunciato “prestito” si sia sentito rispondere che lo Stato non sia un garante sicuro e che se denaro voglia per la sua attività debba far da solo, ovvero facendo fronte con personali garanzie?

La speranza è che nei prossimi giorni, a breve, riproponendo queste stesse domande le risposte siano ben diverse. Da italiani siamo sempre pronti a lottare per riemergere ma ad oggi questa stessa Italia grida aiuto e lo Stato pare non dare il giusto ascolto.

*Un libero professionista