Ci voleva il Covid-19 per... Meditazione Evangelica del Pastore Gaetano Montante

“È stata un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi…” (Salmo 119:71)

La storia e la nostra esperienza quotidiana ci insegnano che il più delle volte noi non siamo in grado di fermarci per fare le giuste valutazioni e riconoscere certe verità, a meno che non intervenga un evento straordinario, eclatante, perfino catastrofico, che ci induca (se non costringa) a farlo. Furono il vento impetuoso e la paura di affondare, che spinsero Pietro a gridare “Signore, salvami!”, facendogli realizzare - come mai prima - la forza della mano del suo Maestro che l’afferrò senz’esitazione.


di Gaetano Montante*

Saulo da Tarso si umiliò davanti al tanto odiato Gesù, chiedendogli: “Chi sei, Signore?”, soltanto dopo che una luce lo folgorò, quando tutta la sua arroganza e le sue convinzioni si schiantarono al suolo, nella polvere.

Il carceriere di Filippi riconobbe il suo bisogno estremo, gridando: “Che debbo fare per essere salvato?”, soltanto dopo che un terremoto aveva scosso paurosamente la sua vita, sconvolgendo tutto il suo mondo, mettendo a rischio la sua famiglia e il suo futuro.

Potremmo continuare l’elenco quasi all’infinito per riaffermare che, a volte, sono necessari degli eventi davvero “estremi” per farci fermare e riconoscere le cose importanti a cui, sino a quel momento, non avevamo dato il giusto valore.

Il flagello del Coronavirus ha fermato tanti italiani che, forse per la prima volta, stanno riconoscendo il valore di ciò che abbiamo nel nostro “Bel Paese”.

Ecco così che siamo spinti, costretti a riscoprire la bellezza della libertà, proprio mentre siamo obbligati a limitarla. E improvvisamente “ci accorgiamodell’insostituibile opera di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari che si prodigano per salvare vite umane; delle Forze dell’Ordine impegnate per le strade a salvaguardare la nostra incolumità; del personale dei supermercati che non fa mancare alcun bene dagli scaffali…

Ci voleva il Coronavirus per far riconoscere ai credenti ciò che Dio ha voluto dare e fare per la Sua chiesa? Così, solo ora, in questa terribile circostanza, ci siamo fermati per…

  1. Comprendere che noi non siamo onnipotenti e, davanti alla forza di un evento così sconvolgete, imparare a “cercare la faccia del Signore”, chiedendo che Egli intervenga con la Sua potenza. Tutta la nostra presunzione scompare, salvo poi (speriamo proprio di no) ricomparire alla fine della crisi, magari per vantarci su come abbiamo reagito e come siamo stati in grado di superala.
  2. Considerare la ricchezza dei culti celebrati nei nostri locali, dove le Comunità si raccolgono negli orari e nei giorni prestabiliti. Così coloro che, con troppa facilità, “abbandonavano la comune adunanza”, ora piangono perché sentono la mancanza delle riunioni.
  3. 3. Apprezzare l’amore della straordinaria famiglia del Signore a cui apparteniamo. Sì, perché a forza di dar retta a dicerie, insinuazioni e pettegolezzi, siamo caduti nella trappola della denigrazione e non abbiamo apprezzato a sufficienza il dono dei fratelli, delle sorelle e della comunione con loro, ora diventati indispensabili, anche se realizzabili soltanto “a distanza”. Senza alcun intento autocelebrativo, mi domando: “Ci voleva il Coronavirus per farci apprezzare l’Opera delle Assemblee di Dio in Italia e comprendere quant’è preziosa la fede che ci è comune e tutto il bene che possiamo fare insieme?”
  4. Scoprire che i servitori del Signore, i pastori delle nostre Comunità, sono un prezioso dono di Dio alla Sua Chiesa. Oh, quanto è bello sentire la voce del pastore che telefona per far giungere una voce di incoraggiamento! E poi, nella tragedia di non poter celebrare un servizio funebre, avere almeno la presenza del pastore per una preghiera insieme alla famiglia, anche se solo davanti a una fredda fossa, scavata nel terreno.
  5. Dare il giusto valore alle “riserve” spirituali che abbiamo accumulato con la nostra consacrazione a Dio. Così tutte le benedizioni e gli ammaestramenti della Parola, ricevuti e assimilati, ora si rivelano una vera fonte di sostegno spirituale e morale.
  6. Dare il giusto valore alle varie attività della Comunità. Sì, perché ora ci rendiamo conto di quanto siano fondamentali: la Scuola Domenicale e i nostri Monitori, per formare le nuove generazioni; la Riunione Giovanile, con i suoi momenti aggregativi e ricreativi; per non parlare della “solita” riunione di preghiera del lunedì e via di seguito.
  7. Apprezzare i mezzi di comunicazione che abbiamo sempre avuto a disposizione, ma che in questi giorni si stanno dimostrando validissimi per tenere in contatto i credenti e perfino “portarli” alla preghiera comune. Così stiamo apprezzando la nostra Radio locale, Il network RadioEvangelo, il Notiziario ADI, gli Audiovisivi e perfino quei Social, tanto denigrati, che ora ci permettono di raccoglierci su diverse piattaforme, per leggere insieme la Parola e pregare.
  8. Afferrare quanto sia importante la famiglia. Quante cose erano diventate più importanti delle nostre famiglie e dello stare insieme a casa? Che sia per lavoro, studio o altre ragioni, spesso ci siamo allontanati dai nostri cari e abbiamo trascurato il valore della famiglia. Ora che siamo “costretti a sederci tutti insieme a tavola” per leggere la Parola di Dio e pregare, nonché godere qualche momento di intimità, vogliamo apprezzarne l’opportunità, soprattutto considerando che viviamo in una società che promuove la separazione e l’individualismo, spingendo verso la disgregazione familiare e sociale.
  9. Ringraziare Dio per tutte le cose che abbiamo, proprio mentre temiamo di esserne privati dalla furia di questa “tempesta”. Impariamo a ringraziare il Signore per la Sua provvidenza e per ogni bene, sia per quelli di prima necessità, sia per gli altri. Riconosciamo che Dio, nella Sua misericordia, si è preso cura di noi, che nulla viene da noi e tutto, invece, procede da Lui.
  10. Realizzare che Gesù sta davvero per ritornare! A parte le speculazioni di alcuni che, stravolgendo la meravigliosa dottrina del ritorno di Cristo, seminano timori e paure, noi vogliamo ravvivare e proclamare la beata speranza del glorioso ritorno di Cristo, per consacrarci ancor di più e vivere nell’attesa gioiosa del Suo ritorno: Marana tha!

Con dolore paterno, e non senza esaminare profondamente me stesso, devo chiedervi di nuovo: “È possibile che ci voleva il Covid-19 per farci capire, riscoprire e rivalutare queste cose?”.

Cari in Cristo, spero che questa immane tragedia possa davvero farci tornare risolutamente a Dio, a Colui che è in grado di fare di noi dei credenti forti, resilienti e capaci di proseguire il cammino della fede sino in fondo, rimanendo fedeli alla Missione che la Chiesa è chiamata a svolgere su questa terra: esaltare Cristo, edificare se stessa nell’amore ed evangelizzare il mondo! Dio ci benedica, ci protegga e ci faccia prosperare!

*già Pastore della Chiesa Evangelica ADI di Crotone

(da Risveglio Pentecostale, aprile 2020)