Salvini tra Donald Trump e Attilio Fontana. Un 25 Aprile che liberi il Nord dal mortale legame tra leghismo e cinesizzazione

7 aprile 2020, 19:15 Il Fatto
Matteo Salvini e Attilio Fontana

Altro che sovranismo, orgoglio, identità, aglio, fragaglio e quant’altro che non quaglio, siamo in attesa del prossimo contrattacco di qualche scioglilingua dello Scoubidou propagandistico di Matteo Salvini. Ma nel mentre se guardi il paesaggio squarciato della bella campagna padana, il volto divorato dalla grande sterminatrice delle grandi città lombarde, rase al suolo prima dai Bossi e dai Calderoli, poi dai Maroni e dai Salvini, dai Giorgetti e dai Fontana, tutti alla corte del biscione di Arcore, ti accorgi che bisognerebbe rileggere per loro il Beccaria Dei Delitti e delle Pene, il Pertini prima e dopo Piazza Loreto.


di Vito Barresi

Che leggere, altrimenti, davanti a questa barbarie della politica sovranista e populista che ha deturpato uno dei paesaggi storici più belli del mondo?

Salvini e i suoi caporali leghisti sono riusciti nella piccola grande impresa di svuotare l’umanità di un popolo, riducendolo a colonia dipendente di Pechino, schiavo dei soldi del grande oriente e della pianificazione del Partito Comunista Cinese.

Alimentando i pregiudizi più biechi e politicamente più insostenibili Salvini, fino all’ultimo suo minuto di permanenza nel primo Governo Conte a maggioranza Cinque Stelle, chiuse i porti italiani del Mediterraneo, minacciò di sbarrare i confini terrestri e sospendere i collegamenti con l’Europa, senza mai dire una parola significativa, decisionista, pesante sulla scellerata apertura della Regione Lombardia di Maroni e Fontana a favore del regime totalitario comunista della Cina.

Sta di fatto che una dissennata politica che dura ormai da oltre venti anni, improntata alla totale subordinazione di una delle regioni più avanzate d’Unione Europea, la locomotiva dello sviluppo italiano, all’economia e alla politica pianificata e comandata dal Partito Comunista Cinese, ha portato a una devastazione senza precedenti di uno dei territori più laboriosi e produttivamente coesi non solo nel panorama regionale italiano ma mondiale.

Il legame catastrofico e mortale tra leghismo politico, sovranismo di Salvini e forte dipendenza economica dalla Cina ha prodotto una miscela esplosiva che ha frantumato la punta di diamante della genialità industriale nazionale, una sconfitta dolorosa del sistema di prevenzione sanitario regionale che sta costando oltre diecimila vittime.

Questo stato di cose è certamente anche il frutto di sottovalutazioni, superficialità, mancanza di vero amor patrio (altro che sovranismo sulla pelle degli altri) sostanziandosi, in breve, in un gravissimo errore politico, strategico, ideologico, morale da cui sarà difficile divincolarsi e scagionarsi facilmente.

Fatti, esiti, conseguenze economiche e sociali di una portata enorme che dovrebbero determinare nel sentire comune della gente lombarda la netta ripulsa e la condanna senza alcuna attenuante del leghismo spregiudicato di Matteo Salvini.

Nonostante tutto questo, nel bel mezzo di tale disfatta drammatica, i telegiornali del monopolio di Stato e i tg e i talk del monopolio berlusconiano hanno continuano a mandare in onda la faccia di un capo partito che biascica frasi fatte e proposte sventate, aggiungendo bugie nuove a quelle vecchie, con l’approssimazione di uno spavaldo ancora esclusivamente attento a raccogliere consensi sui social network.

La speranza e l’augurio di noi italiani del Mezzogiorno è che si avveri un nuovo 25 Aprile, una vera e propria Liberazione dell’Alta Italia che spazzi via al più presto l’intero ceto politico filo nordista, a cominciare dal governatore Attilio Fontana che bene farebbe alla fine di questo uragano a dimettersi immediatamente e irrevocabilmente.

Il numero dei morti per Coronavirus in Lombardia, quello dei malati ricoverati, salito senza sosta come una febbre terrorizzante, resterà la prova e il monumento evidente del fallimento della politica e della tracotanza leghista di Fontana e Salvini.