La tarantella delle dimissioni che agita il centrodestra calabrese tra vizi privati e pubbliche virtù

2 aprile 2020, 19:43 Sr l'impertinente

“Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me” (Groucho Marx). In tempi di emergenza da coronavirus, in Calabria è ricomparsa quasi a sorpresa una prassi che è notoriamente poco praticata in assoluto in Italia ma in particolare in questa regione.


di Sr* l’Impertinente

Si tratta dell’istituto delle dimissioni, talune addirittura accompagnate da manifestazioni di colpevolezza e ammissioni di incompetenza nel gestire un settore che si era stati chiamati a gestire.

In Calabria, infatti, negli ultimi giorni sono state ben due le dimissioni proposte e cioè: quelle di Jole Santelli da parlamentare e di Domenico Pallaria da responsabile della Protezione Civile (QUI).

Quelle del dirigente sono arrivate, come ormai arcinoto, dopo la trasmissione di Report (QUI) che ha denunciato lo stato indecoroso della sanità in Calabria e della sua carenza di organizzazione.

Pallaria, val bene ricordarlo, è stato nominato dall’ex presidente Mario Oliverio a Capo della Protezione civile e di molti altri settori, ed è stato poi confermato dalla Santelli (QUI) al grido di “chi altri potevo nominare?”.

Il dirigente ha ammesso candidamente dagli schemi della Tv di Stato l’incompetenza nel settore sanitario, e coerentemente si è dimesso dall’incarico, finendo con il diventare lui, suo malgrado, una delle rappresentazioni di tutti i mali” peggiori della Calabria.


“In Italia, il modo

più sicuro

per conservare

il proprio posto

è minacciare

le dimissioni”.

(Roberto Gervaso)


La presidente Santelli ha accettato subito le sue dimissioni ed ha nominato al suo posto un altro dirigente (QUI) per colmare il vuoto creatosi in un ambito così delicato, e visto ciò che era successo prima, ed il clamore mediatico nazionale suscitato dalle dichiarazioni di Pallaria, sarebbe stato presumibile aspettarsi incaricasse una persona competente nel settore.

Ma così non è stato e al posto dell’ormai ex Capo chi ci ha messo? Un’altra persona anch’essa nota per alcune vicende giudiziarie che l’hanno lambito proprio nell’ambito delle funzioni svolte in Regione ed ancora in corso di definizione.


“Strano Paese il nostro:

se non ti dimetti, ti accusano

di non avere il coraggio

e la dignità di andartene;

se ti dimetti, ti rimproverano

di scappare”.

(Cesare Prandelli)


Non risulta infatti che il nuovo “nominato” vanti competenze specifiche nel settore della Protezione civile ma è comunque noto e soprattutto per le sue importanti parentele: "Santi in Paradiso" direbbe qualcuno!

Fortunato Varone, infatti, è nipote della nota mistica di Paravati, Natuzza Evolo, che in molti vorrebbero Santa subito, a cui sono stati già attribuiti diversi miracoli e che conta molti seguaci.

Vista la situazione della sanità calabrese dove servirebbe per davvero più che un miracolo per uscirne indenni, la presidente Santelli avrà pensato: “simu ‘mbrazza alla Madonna ed anche a Natuzza”!


“Ho dato le dimissioni,

ma le ho rifiutate”.

(Sir Winston Churchill)


Donna Jole, poi, ha pensato bene di dimettersi lei stessa, da parlamentare: in verità perché incompatibile in quanto Presidente della Regione e quindi non potendo ricoprire entrambi gli incarichi.

Un atto dovuto, dunque, che ha avviato l’iter per la sua sostituzione negli scranni parlamentari ma che ha accentuato le sfide che ci sono ormai da tempo all’interno del Centrodestra calabrese.

Per occupare il posto lasciato vacante si è accesa una guerra, senza esclusione di colpi, tra i territori di Crotone e quello di Reggio Calabria, ognuno portatore di una propria interpretazione normativa.


“Quando la

persona soggetta

ha rifiutato obbedienza,

e il pubblico ufficiale

ha dato le proprie

dimissioni dall'incarico,

allora la rivoluzione

sarà compiuta”.

(Henry David Thoreau)


Sulla sponda dello Stretto spingono per Tonino Raffa, ex presidente della provincia reggina, anche lui non avulso da vicende giudiziarie e che non è riuscito ad essere eletto in Consiglio regionale.

Sulla sponda jonica, invece, si dicono certi che a subentrare a donna Jole sarà Sergio Torromino, coordinatore provinciale di Forza Italia e già candidato alle elezioni parlamentari.

Per il momento a subentrare ufficialmente è Domenico Giannetta che, però, è stato eletto contemporaneamente nel Consiglio Regionale e qui sembra voglia restarci, rinunciando ad entrare alla Camera dei Deputati.


“Prima di farti licenziare,

dimettiti”. (Alfonso Castellano)


La rinuncia di quest’ultimo, che ha già manifestato in diverse occasioni di voler rimanere a Palazzo Campanella, adesso andrebbe ufficializzata agli organi parlamentari, così spalancando le porte a Sergio Torromino ma, nel contempo, consentendogli magari di mettere sul piatto questa sua scelta e ottenere, chissà, qualcosina in più alla Regione in termini di “postazioni” piuttosto che di “peso politico”.

Un balletto, questo, che però sta inasprendo ulteriormente i toni nel centrodestra calabrese, alle prese da tempo con liti di coalizione anche negli stessi partiti, dopo le scelte di Jole per l’esecutivo regionale.


“Per quanto riguarda

la presidenza,

i due giorni più felici

della mia vita

sono stati quelli

del mio ingresso

in ufficio e le mie

dimissioni”.

(Martin Van Buren)


La Lega, per esempio, non pare proprio contenta del fatto che a Palazzo Campanella ci sia, di fatto, una sorta di monocolore di Forza Italia, che si è accaparrata tutto ciò che poteva, ed anche oltre secondo gli alleati.

Non lo ha nascosto il segretario regionale del Carroccio, Cristian Invernizzi, che ha già preannunciato chiarimenti una volta passata l’emergenza coronavirus.

Invernizzi che, però, deve a sua volta fronteggiare fronde interne alla stessa Lega, con esponenti del partito che hanno portato voti alle Regionali ma che non sono stati poi valorizzati con postazioni o quant’altro.


“Non guardo

i telegiornali,

ti fanno solo

venire voglia

di rassegnare

le dimissioni”.

(Richard Jenkins)


Intanto, proprio l’emergenza sanitaria quasi certamente allontanerà le amministrative ad autunno, con i partiti che avranno così più tempo per organizzarsi … e per litigare, naturalmente.

In questo scenario si inseriscono anche le elezioni a Crotone, capoluogo di provincia dove a decidere il nome del nuovo sindaco saranno molto probabilmente i vertici nazionali, con la città di Pitagora che potrebbe essere dunque una sorta di “compensazione” alla Lega per il fatto di non avere avuto sufficiente spazio in Regione.

Su questi fronti sta affilando le armi (anche quelle della fede), naturalmente, il buon Giancarlo Cerrelli che non disdegnerebbe affatto una designazione come successore di Ugo Pugliese alla guida della città dei tre millenni.


“Chiunque ripeta

quattro volte

che non darà

le dimissioni,

le darà”.

(John Kenneth Galbraith)


Restando nel lato di centrodestra, sulla coalizione non svolazzano venti di pace e anche baci e abbracci sono svaniti, e non proprio per le norme anticovid. Anzi, sotto la cenere cova molto fuoco e pronto a divampare.

Ad esempio la nomina di Domenico Tallini alla Presidenza del Consiglio Regionale che ha fatto “esplodere” l’Udc, con tanto di uscite pubbliche di dirigenti che hanno lasciato ben poco spazio alla libera interpretazione.

O, ancora, il sindaco di Petilia, Amedeo Nicolazzi, che ha annunciato ricorso contro il collega di partito Filippo Pietropaolo, che l’ha superato per una manciata di voti e che per tutta risposta Fratelli d'Italia ha nominato capogruppo regionale.


“In Italia non ci si deve

mai dimettere da nulla.

Ne sono pronti,

sempre, altri sette”.

(Maurizio Costanzo)


Intanto si avvicina la Pasqua - quest’anno più all’ombra della quarantena che non della Quaresima - e che notoriamente è la festa delle sorprese. Ma se questo è l’inizio dopo solo due mesi di governo chissà quali sorprese ancora il centrodestra saprà tirar fuori dall’uovo.

*Simbolo dello Stronzio