Il Virus della diseguaglianza? La prima vittima di Covid 19 a Crotone ultima città d’Italia

19 marzo 2020, 20:56 100inWeb | di Vito Barresi

L’epidemia di Covid 19 fa la sua prima vittima anche a Crotone. È un dato statistico che non avremmo voluto neanche giornalisticamente annotare ma, tuttavia, il dovere della cronaca si fa quanto mai importante in giorni difficilissimi come questi che sono certamente decisivi per il futuro e la vita della nostra stessa Nazione.


di Vito Barresi

In questa mesta circostanza, i cui effetti sul morale e sulla psicologia sociale di una piccola comunità del Sud, sono per tutti molto pesanti ed evidenti, appare più che mai necessario richiamare i cittadini del capoluogo pitagorico, a stringersi con ancora più consapevolezza e concentrazione, attorno ai semplici quanto efficaci baluardi della responsabilità e della solidarietà, attenendosi rigorosamente alle disposizioni decretate dal governo.

A partire da questo segnale forte che viene dalla popolazione unita e compatta saremo in grado di superare lo choc e infondere con la più scrupolosa osservanza di quanto ci viene indicato, maggiore forza e coraggio a quanti, in questa circostanza, sono più degli altri impegnati in prima linea, facilitando l’impegno durissimo dell’intero personale sanitario, a partire dai primari, dai medici di reparto, dai medici di base e di famiglia, dagli infermieri, ausiliari e quanti altri concorrono H24 allo svolgimento corretto, funzionale, efficace ed efficiente dell’intera macchina ospedaliera e sanitaria attiva sul territorio dell'intera provincia e del centro urbano.

Tuttavia appare anche necessario precisare che questa morte (QUI), la natura stessa di questo decesso che sembrava mai potesse avvenire in un posto tanto salubre e “californiano” come la costa jonica crotonese, purtroppo non è avvenuto in un luogo qualsiasi bensì in quella che è classificata come una delle ultime, se non l’ultima, tra le città d’Italia nelle graduatorie della povertà economica, dello svantaggio nei servizi sociali, dell’inadeguatezza delle strutture sanitarie rispetto alle grandi problematiche e patologie poste dall’inquinamento e dalle bonifiche post industriali fin qui mai effettuate.

Si tratta evidentemente di una prova nella prova che sollecita l’intera sanità locale ma, soprattutto, quella regionale ad aumentare la vigilanza e la prevenzione, prestando un'attenzione speciale a una zona a rischio che, oltre a sopportare ataviche patologie, oltre ad essere stata storicamente bacino di pandemie come la malaria, ora rischia di dover anche pagare prezzi elevatissimi con l’allargarsi del focolaio epidemico 'lombardo'.

Perché non è per nulla azzardato scrivere, seppur pacatamente, che il Coronovirus potrebbe essere, prima di tutto per Crotone, e poi per gran parte della Calabria Jonica, l’ennesima, più dura e devastante storia amara di un virus ben noto che è quello della diseguaglianza e della disparità che colpisce, nella destrutturante e distruttiva evoluzione della malattia virale, popolazioni già di per sé abbandonate e maltrattate dal potere politico di ogni risma e dallo Stato periferico.

Come ogni crisi sanitaria, bellica ed economica, il coronavirus sta allungando ombre, sospetti e paure, sul pericolo reale di una guerra tra i poveri che renderebbe ancora più grave la disgregazione sociale, dividendo ancor di più la popolazione tra una fascia di ricchi e di privilegiati e una folla enorme di svantaggiati, immiseriti ed esclusi dai livelli minimi di sussistenza, dignità e decoro.

Apprestiamoci, dunque, a una grande battaglia di resistenza, contro le logiche perverse di un regionalismo differenziato e di una privatizzazione selvaggia della sanità, per batterci in solidarietà e coesione a favore di attive misure di governo che siano di aiuto alle classi sociali più svantaggiate soggette alla diseguaglianza economica, alle fasce d'età più fragili, alle categorie economiche e del lavoro, che sono in questo momento più minacciate di altre.