Covid-19. Dal ‘caso’ calabrese una lezione sulle verità contagiate dal virus degli oracoli incontinenti

6 marzo 2020, 08:30 Il Fatto

“Delegittimare v. tr. [der. di legittimo, con il pref. de-] (io delegìttimo, ecc.). Togliere a una persona o a un’istituzione la legittimazione a svolgere una funzione o a esercitare un potere: d. un comitato, la magistratura; per estens., togliere legittimità, rendere o riconoscere non legittimo, non valido e regolare, e quindi non accettabile o giustificabile…”.


di Vincenzo Ruggiero

Tra falsi… negativi”, tuttologi cronici e cazzari” social, la definizione dell’eccelsa enciclopedia Treccani merita quanto mai di essere riportata, ai tempi nostri e integralmente, non fosse altro che per rendere edotto chi, stufo di cadere preda di protagonismi scellerati, avesse voglia e tempo di rendersi conto e rimediare a come si stia ormai precipitando nell’assoluto annichilimento delle competenze, delle qualità e delle professionalità.

Dico ciò, e lo faccio oggi a bocce ferme ma ad acque purtroppo ancora non quietate, prendendo spunto dalle tormentate ore del weekend scorso (con strascichi ancora di questi giorni) in cui già un primo e allora sospetto” caso di Coronavirus (QUI) segnalato nella nostra regione ha praticamente scatenato le fobie ma, soprattutto, i rigurgiti fecali di migliaia di internauti che - e mi spiace dirlo - hanno dato e continuano a dar sfogo ancora una volta a tutta la loro ignoranza, a tutta la loro ansia di costruzione (loro sì) di un gratuito terrore, alimentando la confusione e al solo fine (non se ne palesano altri) di conquistare un briciolo di fatua visibilità manifestando pubblicamente un’arrogante onniscienza ed incoscienza che sono solo vanesia maschera delle proprie deficienze.

Per farla spicciola, tutto parte da venerdì quando sono letteralmente esplose sui social - ancora una volta latrine per oracoli incontinenti - verità, post verità e falsità sull’effettività - ormai più che conclamata (QUI) - di una prima positività ai test del Covid-19 in un “paziente“asintomatico” di Cetraro, nel cosentino; e poi, a seguire, altri vomitevoli chiacchiericci e fandonie varie su presunti contagi e infezioni frutto solo di menti bacate.

Solo nel primo caso, sarebbe ingiusto non ammetterlo, una seppur piccola “scheggia” di colpa diamola pure a parte della stampa, ma non alla stragrande maggioranza di essa, che presa forse dalla foga di confezionare e troppo rapidamente immediati ed “esclusivi” aggiornamenti, potrebbe essersi abbandonata anch’essa alla frivolezza senza attenersi scrupolosamente ad una accurata verifica ed incrocio dei fatti e ad una valutazione di opportunità.


I soliti “La Qualunque”:

docenti senza cattedra

di “vita” e “giornalismo”


Così come, in tutto questo bailamme, ci sono stati e continuano a trovare ospitalità anche i soliti La Qualunque”, presumibilmente anch’essi affetti da incontinenza da voyerismosociale, che si sono pure sentiti in dovere di impartire a media e professionisti della comunicazione gratuite lezioni, autodeterminandosi docenti senza cattedra di “vita” e “giornalismo” alla Libera Università Unipersonale del Perché Io sono io e voi non siete un ca…”, ma così contribuendo anch’essi ad alimentare il fuoco della confusione, arrivando finanche a disconoscere come tali quelle stesse fonti ufficiali invece tanto declamate e brandite a conferma delle proprie ipotesi farsesche.

D’altronde, anche in psicanalisi si teorizza una tripartizione dell’Es, Io e Super Io come “elemento di integrazione e di organizzazione dell’individuo capace anche di attuare meccanismi difensivi quando le sue funzionalità siano minacciate”.

E in tutta questa storia di disfunzioni, non solo grammaticali, ne abbiamo registrate un bel po’: figuratevi se avessimo voluto prender nota anche di quelle di cultura medica, microbiologica, virologica o normativa!

Sta di fatto che ancora una volta si è finiti nel deprezzare la verità e quindi le autorità per fini egoistici non volendo accettare, anche di fronte all’evidenza, ad esempio, come un “caso” di prima positività al virus (sebbene sottomesso ad una seconda e confermante verifica da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, purtroppo giunta anch’essa inequivocabile) non fosse un fatto vero oggettivamente, dunque meritevole di essere comunicato, in quanto confermato dalla Regione Calabria unica autorità preposta, a tutela della salute pubblica, a interloquire con il Ministero della sanità per il tramite della Protezione Civile e tenuta, se non obbligata, ad informarne tempestivamente i cittadini.


Le capre da tastiera

e la viralizzazione

delle incertezze


Sarebbe bastato difatti utilizzare i mezzi ufficiali messi a disposizione dal Governo o della Regione per verificarne o meno la veridicità mentre si è preferito ancora una volta, e purtroppo, farsi fuorviare dai consueti “leoncini (o capre?) da tastiera, loro sì capaci di diffondere fake news (leggasi bufale) con false, insensate e travisanti conclusioni.

La colpa, dunque, per una volta non additatela affatto alla Stampa (soprattutto a quella attendibile) che ha il dovere - come ha fatto in quelle ore e nei giorni successivi - di raccontare i fatti con continenza e responsabilità così da permettere a una comunità - per esempio come nel caso di specie - di apprendere tempestivamente quanto accada sul proprio territorio e con la dovuta intelligenza assumerne magari le conseguenti precauzioni.

Affidarsi ai social network per soddisfare la propria ansia di conoscenza, o per affievolire o addirittura confermare le proprie paure, mai come in questo caso è stata dimostrazione del prevalere di immaturità, ignoranza, arroganza e pressapochismo, vere e uniche Pandemieaccertate” del nuovo millennio che hanno condotto, cosa ancor più grave, ad una viralizzazione delle incertezze, quindi alimentando il caos e delegittimando (per l’appunto!) valori e principi come quelli di autorevolezza, abnegazione, professionalità e soprattutto di autorità e quindi attendibilità.

Si lasci dunque fare ad ognuno il proprio lavoro e si torni ad aver fiducia, come in un tempo, nelle autorità preposte, nelle professionalità e nelle specializzazioni: si chiamino esse scienziati, medici o ricercatori, insegnanti, amministratori e, perché no, anche giornalisti.

In chi, insomma, un mestiere non solo lo svolga con serietà e competenza ma l’abbia prima studiato a scuola e nelle università, poi imparato e approfondito sul campo: ad ognuno il suo!

Infine, quanto alle verità, quelle ufficiali e dunque attendibili, certamente e spesso non faranno comodo ai più o non soddisferanno aspettative individuali ma non è che in casi come questo potrebbero pure salvare delle vite?