Elezioni: Sedici liste e diversi contendenti: senza un Programma. Così, “qualunquemente!”

8 gennaio 2020, 17:04 Opinioni&Contributi

Quattro candidati a Presidente. 16 liste e una folla di candidati. Tutti in corsa per un posto nel Consiglio Regionale della Regione Calabria. La più disastrata e la più complicata. Tanto da chiedersi cosa attragga così tanti contendenti.


di Rori De Luca

La risposta a questa domanda diventa il codice per interpretare i segni del destino e la chiave per accedere al pronostico. Non al pronostico statistico-demoscopico sul risultato della competizione ormai imminente o, meglio, incombente, vista la durata-record della campagna elettorale, compressa dal volere del Governatore uscente in poco più di tre settimane.

Alludo alla previsione di un possibile futuro prossimo, quasi di un presente di poco differito che dica se saremo ancora padroni di noi stessi, o dovremo essere “annessi” a qualche territorio circostante, di poco più evoluto, più consapevole e meglio amministrato. Di poco, ma tanto basterebbe alla Calabria per uscire dall’infima classifica a cui si è relegata.

La Calabria ha scelto di essere ultima. Lo ha scelto quando si è affidata a chi l’ha condotta così in basso. Questa amara verità ha - però - un’altra faccia. Fatta di determinazione e fiducia.

La Calabria ha tutto. Risorse naturali e ambientali. Donne e uomini eccellenti. Le prime hanno due destini precisi: alcune sono letteralmente “predate” da chi le sfrutta senza neppure curarsi della popolazione che le possiede; alcune sono abbandonate e ignorate.

I secondi hanno scelto anch’essi due strade differenti: alcuni sono andati via e molti altri lo fanno, per realizzare il loro scopo e seguire i propri sogni altrove; altri sono rimasti e rimangono qui, dimostrano un grandissimo valore con successi a prezzo carissimo, ma ignorano la cosa pubblica, non se ne curano affatto.

In tutti i casi, siamo poverissimi pur essendo i più ricchi. Cosa fare allora? Chiedere ai tanti contendenti cosa intendono fare, cosa li distingue e cosa li farà così diversi dai predecessori. Pretendere di conoscere il Programma. Il Programma non può essere (solo) una enunciazione del Presidente. Il Programma deve essere una visione delle donne e degli uomini che rappresentano i territori.

Non ci candidiamo a declamare scemenze. Non ci è permesso competere “qualunquemente” come emuli di Cetto. Ci offriamo per essere i titolari di conoscenza e consapevolezza di tutti (proprio tutti) i temi più difficili e critici delle città e delle provincie dove concorriamo.

Aspiriamo a legiferare. Proprio così, saranno quelli di noi che siederanno tra i banchi di Palazzo Campanella a dover pensare, scrivere, proporre e far approvare le nuove regole della Calabria contemporanea.

Credo che se lo avessero spiegato ai molti concorrenti (e magari fatto un piccolo esame preliminare) oggi non ci sarebbe tutta questa ressa. Di sicuro non si sentirebbero e leggerebbero tante sciocchezze.

I Calabresi hanno uno strumento formidabile per agire e cambiare immediatamente il corso delle loro vite. Scegliere bene, con consapevolezza. Non devono far altro che chiedere ai candidati più vicini: “qual è il tuo programma?”

Il confronto è un mezzo nobile, eleva il livello, stimola la crescita e premia il merito. Tutto il resto è storia nota. Clientele, prebende, raccomandazioni, familiarità, promesse e scambi hanno distrutto la Calabria.

Allora chiediamolo a tutti questo Programma. E giudichiamo, critichiamo, diamo i voti e decidiamo. A questo serve la campagna elettorale.