Tornano i Verdi a Crotone tra i ragazzi della Generazione Greta mentre Eni apre, dopo 30 anni, un cantiere per rimuovere i veleni

28 settembre 2019, 13:19 100inWeb | di Vito Barresi

Coincidenze curiose ma non affatto casuali avvengono a Crotone, città simbolo, insieme ad altre del Sud Italia, dell'inquinamento industriale e post industriale, nel giorno in cui si protesta contro l'emergenza climatica. Contemporaneamente, tornano a sventolare in piazza sia le bandiere dei Verdi del Sole che Ride, presenti sulla riva dello Jonio fin dal lontano 1988, sia il vessillo giallo dell'Eni, il cane nero che morde e abbaia contro quanti chiedono ancora giustizia storica, e non solo, per le migliaia di morti silenziose di malaria urbana e amianto, nel “cratere” del disastro ecologico chimico e metallurgico.


di Vito Barresi

C’è stata una calorosa accoglienza, curiosità e rinnovata attenzione verso i Verdi di Crotone che si sono ritrovati in corteo insieme ai ragazzi della “Generazione Greta” per manifestare in difesa del pianeta, contro i cambiamenti climatici (QUI).

Tanti giovani motivati ad esprimere le loro emozioni e le proprie idee dopo che all’assemblea delle Nazioni Unite l’attivista Greta Thunberg, ha suscitando l’attenzione dei capi di stato di ogni parte del mondo, sollecitati ad attuare politiche concrete finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas serra del 45% entro il 2030 per arrivare a zero entro il 2050.

Grazie alla tenacia e all’impegno di Pietro Infusino, un “verde storico”, personaggio molto popolare in città, specialmente per le sue battaglie contro l’Eni, attualmente consigliere federale nazionale dei Verdi, esponente del partito ecologista e portavoce locale, i simboli gli stemmi di una di una forza politica nazionale sono tornati ad essere presenti nell’agorà politica pitagorica, in cui purtroppo si registra l’angustia retriva di un sempre più marcato campanilismo retrogrado, lo stesso che sta isolando e tagliando fuori dal grande cambiamento europeo e internazionale una delle più importanti province del Mezzogiorno d’Italia.

Dall’altra parte del centro città, sul versante nord della direttrice jonica, la strada che corre verso Sibari e il Golfo di Taranto, la giornata della svolta climatica è stata, al contrario, sfruttata”, sponsorizzata e caratterizzata dall’altra metà della questione ambientale crotoniate, quella che vorrebbe riparare al danno dopo aver inquinato per circa un secolo, l’industria petro-metanifera della multinazionale Eni che, tramite una propria consociata, promuove l’apertura ufficiale di un cantiere di bonifica delle opere a mare (QUI), un tempo inopportunamente costruite per occultare in un grande sarcofago gli immensi resti, le Black Mountains come vennero definite da una famosa inchiesta della Magistratura (QUI) che portò all’arresto di assessori regionali all’ambiente, politici e imprenditori vari, per disastro ambientale.

Oggi, in questo settembre, in mezzo ai resti delle discariche industriali e della bonifica delle aree Syndial, non c’è più l’indimenticabile Nadia Toffa delle “Jene”, la giornalista recentemente scomparsa che passò al setaccio, palmo a palmo in un’indimenticabile trasmissione televisiva, l’orrenda “passeggiata degli innamorati” dove l’allora sindaco permise all’Eni di ammassare milioni di metri cubi di “black mountain”, le scorie altamente tossiche di Pertusola, Pertusola Sud, Montecatini, Montedison, Enimont.

Direttamente da Milano sono arrivati in questo lembo di Calabria che splende di luce azzurra, l’amministratore delegato di Syndial Paolo Grossi e il program manager area sud Sandro Olivieri, accolti dall’attuale sindaco, che è anche responsabile dell’ambiente, dall’assessore regionale all’Ambiente Rizzo, e dal neo commissario straordinario di Governo per la bonifica del Sin di Crotone, Vadalà.

Mentre in piazza Resistenza c’è una nuova generazione politica che guarda al mondo in fiamme, dichiarando la propria disponibilità a spegnerlo nei prossimi undici anni, sul sito Syndial la politica regionale e comunale, che hanno tante colpe, e l’Eni, al contrario, stanno comunque mettendo in mostra un ritardo colossale di almeno trent’anni, passati inutilmente a “chiacchierare”, molto, ma molto interessatamente, su come rimediare ai veleni sversati dalla vecchia industrializzazione.

Disastro ambientale dimenticato. 2000 morti senza giustizia” è la frase che si legge su un ampio striscione bianco portato in corteo da tanti ragazzi che cominciano a credere che il “Green New Deal” è una speranza non solo di qualità ecologica ma anche di opportunità professionale e di nuovi posti lavoro.

Un grido forte che è riecheggiato nella Piazza della Resistenza facendo memoria e ricordo dello sfruttamento e del saccheggio, a dir poco colonialista, fatto ai danni del territorio, intaccando l’equilibrio naturale della terra, del mare, dell’aria, in un contesto geografico che appare recintato e controllato, fino al millimetro catastale, da un colosso come l’Eni che si avvale di Snam, Agip, Jonica Gas, Syndial, continuando imperterrita a non rispettare i parametri complessivi e integrati di equilibrio ecologico e di giustizia sociale.

Nella piazza vivacizzata dall'impeto e dalla energia di tanti giovani e ragazze che colorano di sole il dolce autunno che è appena arrivato, il ritorno dei Verdi di Crotone, l’unica forza politica di respiro e dimensione europea che punta su un programma che affronti la Svolta Climatica con scelte di tipo finanziario, ecologico, umanitario, sociale ed economico, potrebbe essere un buon inizio per combattere diseguaglianza, disparità e sottosviluppo, l'inizio di un nuovo corso verde anche per gli ultimi discendenti dei grandi miti dell’antichità, Pitagora, Milone, Alcmeone, Archita, Filolao.

Tutti nomi straordinari purtroppo non sempre adeguati alle targhette degli enti pubblici ancora che se ne gloriano sulle proprie porte.