Don Pasquale Aceto il giovane prete calabrese che sfida il Governatore Oliverio e dice No ai grattacieli della spazzatura

5 settembre 2019, 13:15 100inWeb | di Vito Barresi

Da dove nascono le lotte giuste? Che senso prende, quale suono di shofar si sente, in questa dura lotta ingaggiata da Don Pasquale Aceto contro i Golia delle mega discariche in Calabria, a meno di 200 giorni dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale e del Presidente della Regione?


di Vito Barresi

Come le idee certe volte vengono giù dal cielo, neanche tanto improvvisamente, potrebbe esplodere la lotta e la protesta che don Pasquale Aceto, il giovane sacerdote, docente di filosofia alle superiori, sta portando avanti con i suoi parrocchiani di Papanice, il borgo rurale e principale frazione di Crotone, contro l’allargamento verticale della vicinissima mega discarica industriale Sovreco.

Don Pasquale continua da anni e mesi ad ammonire, evidenziare, denunciare i rischi enormi di una discarica che turba il sonno e la veglia dei suoi parrocchiani da 15 anni, che impauriti assistono quanti si ammalano più degli altri di tumore, nel mentre i politicanti di ogni risma, i galoppini e gli zelanti idioti di turno diffondono menzogne e idiozie solo per compiacere i potenti, invece di comprendere la sofferenza e la disperazione.

Chi arriva a Papanice, seguendo la strada che viaggia sotto l’immensa discarica dei fratelli Vrenna sembra trovarsi in una moderna favola cinese.

C’è una montagna d’immondizia, proveniente da ogni parte della Calabria, abbancata secondo la normativa vigente, e anche industrialmente molto bene, in uno splendido scorcio speciale di antico latifondo, tra l’argilla geologica di calanchi millenari e le belle valli del paesaggio agrario che si estende tra Cutro e Crotone.

Se guardi quel che succede sulla costa e ti sfugge quel che avviene tra queste colline rischi di non comprendere il vero stemma bionaturale, cereali, sulla, pascolo, grano, liquirizia, dell’antico Marchesato.

Sta qui il contrasto, la favola cinese alla rovescia, laddove la montagna di Yu Kung invece di ridimensionarsi cresce continuamente a dismisura, la contraddizione vera in seno al popolo della Calabria.

Cioè nel netto divario di temperamento e sentimento esistente tra i cittadini che si buttano alla rassegnazione e i suoi amministratori regionali che s’innalzano nell’arroganza, tra i consiglieri e gli assessori compresi che sono entrambi di Crotone, l’una l’onorevole Flora Sculco, l’altra la signora Antonella Rizzo, e tra i vari presidenti della Regione, ultimo incredibile Oliverio Magno, che pure vanta un buon “feudo” elettorale in questa contrada, fin da quando (ma se lo ricorda ancora?), da giovane comunista, subitissimo in carrierismo politico, veniva in queste lande desolate di immigrazione e fumi inquinanti delle vicine fabbriche, a predicare, la sedicente “diversità comunista” e la questione morale di Enrico Berlinguer, l’Alleanza contadina e un cicchetto “cu i cumpari e ri paesani... i Papanici”.

Ma da qualche tempo le cose sono davvero cambiate a Papanice.

Almeno a stare ad ascoltare gli strali in forma di predica e comunicati che il parroco lancia contro il quasi ormai scaduto Presidente Oliverio che vuole ammassare ancora di più immondizia nell’ormai quasi esausta discarica Sovreco che sta di fronte al piccolo paese contadino:

“apprendo - scrive sulla pagina del suo diario social, Don Pasquale - che il governatore della Regione Calabria signor Mario Oliverio avrebbe intenzione di decretare d’urgenza l’ampliamento della discarica Sovreco ormai prossima alla chiusura! Niente di più sbagliato e di scellerato, vista la già precaria situazione ambientale in cui siamo stati costretti a vivere per più di 15 anni. Personalmente, per il territorio di Papanice, mi aspetto, dalla politica regionale, ben altri tipi di pianificazione in tema di rifiuti e di ambiente e non accetto passivamente un simile provvedimento, che qualora dovesse essere messo in atto, mi obbligherà ad oppormi con tutti i mezzi del dissenso civile e democratico per la difesa del bene comune che è la salute pubblica e la difesa della nostra amata terra!”

Tra il gigante Golia (che in questo caso figurativamente appare rappresentato dal Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, dall’assessore regionale all’Ambiente la crotonese Antonella Rizzo e dalla concentrazione monopolistica della raccolta dei rifiuti normali e speciali dei Fratelli Vrenna) e il minuscolo Golia, a parte la grande sproporzione di mezzi, influenza mediatica, derivanti dalla forza relazionale e i concreti interessi economici e materiali, c’è anche una bella differenza di scala etica.

Una distanza che si coglie per intero nel senso più profondo, nel profilo sociale e istituzionale di questo non indifferente caso di conflitto politico e sociale che rischia di mettere contro l’un l’altro la Chiesa e la Regione Calabria.

E se non è magari il caso di enfatizzare, comunque è questo l’aspetto saliente dello scontro in atto tra "il piccolo prete di campagna" e l’uomo politico più potente della Calabria, che assume rilevanza davanti a tutta la platea nazionale e regionale.

Un dissidio di vedute e di paradigmi tra una apparentemente insignificante, superflua, persino “fastidiosa” chiesetta locale, un coriandolo invisibile che si sperde tra le polveri sottili della mega discarica Sovreco dei fratelli Vrenna, e l’uomo più potente della Regione Calabria, contro cui si sta aprendo a Papanice e a Crotone una vera e propria rivolta etica e politica, a partire dalla lotta inscenata contro la tracotanza, la protervia e l’arroganza di un politico attualmente tallonato e pluri-inquisito dal grande giudice, il magistar delle Calabrie, dottor Nicola Gratteri, procuratore antimafia a Catanzaro.

Nella ribellione di don Pasquale non ci sono sofismi né retorica, né tanto più nel suo caso populismi vari.

Semmai c’è tutta la lezione tragica della Terra dei Fuochi, la morale temperata della lotta all’omertà e alle ingiustizie, nella testimonianza “in uscita” che la chiesa del piccolo borgo rurale di Papanice può sperare di essere: una comunità in pace che intona felice il proprio “Laudato sì!” .