Regione Calabria nella notte di San Bartolomeo. Mario Oliverio scatena la “caccia” contro gli oppositori alla sua ricandidatura

24 agosto 2019, 11:15 100inWeb | di Vito Barresi

Ricordate la “Notte di San Bartolomeo”? Una strage di oppositori al potere “cattolico” regnante, gloriosi martiri “politici”, forse inconsapevoli della propria profezia, che si battevano per il pieno riconoscimento del loro credo in regime di nuova libertà religiosa a Parigi nel 1572.


di Vito Barresi

Non so se si possano trovare similitudini con quanto sta accadendo in queste notti d’estate nella Regione Calabria, dove il “sovrano”, tristo regnante Mario Oliverio, sta “pianificando” la sua resistenza e, probabilmente, “scatenando” una vera e propria guerra di annientamento del dissenso democratico, scagliandosi rudemente contro chiunque si opponga alla sua ricandidatura alla Presidenza regionale.

Girano di notte per infime bettole e ristoranti di lusso. Sono alla caccia dei procaccia non postali ma di voti, per inibirli, intimorirli, impedire che passino armi e bagagli con quelli che loro considerano i nemici, gli avversari del loro sistema di potere, nel segno del comando.

Uomini ormai privi di un proprio elettorato di riferimento, praticamente ridotti a capi squadra di cricche e gruppi ristretti, agglomerati di piccoli affari e grandi interessi, che legano ogni giorno in una trama di vessazioni dei fondi pubblici, autorizzazioni a fare molte cose sulle risorse del territorio, senza che questo passi in vista al controllo, alla verifica, alla giusta ricomposizione del potere di disporre sui beni comuni dei calabresi.

Questo lo scenario che si coglie a naso, intuito, molto somigliante alla notte di San Bartolomeo, con tratti psichici persino tracotanti e violenti.

È l’immagine vera che fa da contro copertina alle indagini del Giudice Gratteri, quelle che negli ultimi mesi hanno portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, che con l’inchiesta “Lande Desolate” (QUI) è stato scaraventato dai magistrati della Dda di Catanzaro nella valle dell’inferno degli accusati e degli inquisiti per vari gravissimi reati penali.

“Lande desolate” ha descritto un sistema di abominio inconcepibile in una democrazia, libera, aperta, basata sulla pari dignità del confronto di più forze politiche in lizza.

Il modulo di gioco che i concorrenti intenderebbero applicare nell’ormai imminente partita elettorale è simile allo schema del tribalismo africano studiato dagli antropologi inglesi, analizzato nei testi antropologia sociale, dalla sociologia funzionalista anglo americana, per cui in ogni città, in ogni paese interno, in ogni contrada di periferia, in ogni frazione comunale, in ogni villaggio rurale vi è quale figura di riferimento, un capofamiglia che, simile al capo mandamento della ‘ndrangheta, può potenzialmente racimolare, raccogliere i voti addizionandoli nel tabellone elettorale, fino a fare quantità, densità, spessore che farà numero di preferenze necessarie per eleggere i candidati a presidente e a Consigliere regionale.

Se nel frattempo le cose nella Regione Calabria pare non siano cambiate affatto, questa regione si presenta ai vertici nazionali dei partiti, al nuovo governo che va formandosi, come un focolaio virulento di tutte le infezioni mafiose che colpiscono e invadono le istituzioni a partire dai Consigli Comunali fino al Consiglio Regionale e alle stesse compagini che hanno fin qui governato i calabresi.

Occorre svegliarsi prima che scenda il buio della notte elettorale. Notte simile a quella di San Bartolomeo, principiando le basi dell’alternanza, per costruire un diverso polo di aggregazione, una Alleanza 2020 Pro Calabria Punto di Svolta per il Futuro Regionalista calabrese.