Conoscere per decidere. Salvini, la Calabria e i generali ‘oriundi’ Lumbard: la politica e le tre facce della stessa medaglia

11 agosto 2019, 12:42 Opinioni&Contributi

Salvini in Calabria, infine, c’è stato. Ed ha dato il via alla nuova fase della sua perenne campagna elettorale. Un fase nuova che ha il Sud al centro. Il Matteo nazionale (di adesso) ha rubato il tempo al Matteo deposto che ha fatto annunciare il suo ritorno in campo con il “partito del Sud”.


di Rori De Luca*

Matteo contro Matteo, idealmente, of course… Perché l’altro “fuoco fatuosi è estinto prima ancora di capire che dopo le battute, per governare, ci vuole il coraggio di conoscere.

Tutti a Sud, tutti per il Sud. Da Milano o da Firenze, la differenza è poca. Cioè, è troppa. Il motto e l’ispirazione di un nuovo movimento regionalista, auto-critico e visionario è da settimane “conoscere per decidere”.

Ne faccio parte e ne sono entusiasta, ma ammetto di sapere davvero poco di politica. Dunque imparo - giorno dopo giorno - quanto è delicato il ruolo di chi si propone come portatore di novità, detentore di un progetto e chiede poterne dimostrare il valore.

Perché tutti lo fanno. A parole, con le chiacchiere, tutti sono innovatori, onesti e risolutivi. Un bel guaio per chi dovrebbe scegliere attentamente a chi consegnare (stavolta) le sorti del suo avvenire e di quello dei suoi figli, se ne sono rimasti.

Ieri ho imparato una lezione importante. Che la medaglia della conoscenza politica ha tre facce e non due, come tutte le altre.

Mi spiego. Una è quella della conoscenza di chi dovrà decidere. Se eletto, se investito dei poteri necessari, decidere come cambiare le cose, risolvere problemi, migliorare la vita delle persone. L’altra è quella di chi deve scegliere a chi affidare le decisioni. Tutto chiaro, facile. Difficilissimo, invece.

La prima faccia, a sua volta, contiene due aspetti essenziali, di lati differenti, l’uno nascosto e connesso con l’altro, al punto da non rendere facile la distinzione. Ma ieri, quei lati si sono nettamente separati, si sono mostrati singolarmente e chiaramente.

Ascoltare Matteo Salvini è stato illuminante, come leggere gli appelli dei suoi uomini sul territorio calabrese e (ancora di più) guardarne le immagini diffuse orgogliosamente sui social. Tutto in tempo reale, senza filtri e - quindi - senza possibili trucchi.

Ecco i due volti della stessa faccia di quella medaglia (complicato solo in apparenza). Matteo Salvini guida una forza di reazione, agisce contro un sistema che ha tradito e deluso, soffia sul fuoco dell’amarezza e del limite di sopportazione ormai raggiunto e superato, per l’inerzia di chi ha deciso prima di lui.

Ma conosce anche. Conosce le speranze, le aspettative e le necessità del suo popolo. E le mette al centro del suo programma, della sua proposta e del suo progetto. O meglio, le ha messe al centro di quel progetto fino a quando non ha raggiunto (e superato) il limite della divisione. Finché ha potuto godere dello scudo protettivo della “separazione”, tutto è andato a gonfie vele.

Poi è sopraggiunto il potere, il ruolo di governo, la responsabilità di un paese intero, e la separazione ha smesso di essere un vantaggio, diventando un gravissimo limite. Promiscuità in salsa esecutiva a parte, l’epilogo su scala nazionale era prevedibile ed il conto è arrivato. Torneremo a votare presto.

In fretta e furia - quindi - occorre allestire un collegamento, stabilire un contatto, dismettere i panni della separazione (che ha avuto anche le sembianza del separatismo, ricordo…) ed invocare il salto quantico.


Abbasso il Sud, evviva il Sud.

Più facile a dirsi che a farsi, però.


La faccia numero uno mostra il lato A. Quello che deve conoscere i problemi, comprendere le necessità e ricevere le richieste delle persone. Non scrivo del “popolo” per umiltà ed inadeguatezza al titolo. La faccia numero uno (la stessa), mostra il lato B. Che deve proporre soluzioni a quei problemi, dare soddisfazione a quelle necessità e rispondere alle richieste di quelle persone.

Solo dopo tutto questo la medaglia potrà essere girata e mostrare la seconda faccia. Conoscere per decidere = scelta, voto e governo.

Ieri Salvini e la Lega hanno commesso un errore grave. Sulla prima faccia della medaglia, non hanno distinto le questioni. Ed hanno visto solo il lato B, saltando senza accorgersene quello A.

Il Capitano conosce bene i problemi del Veneto, della Lombardia e dei territori da cui è partito. Sa esattamente cosa e come producono le imprese di quelle aree geografiche, conosce le loro difficoltà e ne cerca le soluzioni (o forse, in mancanza di soluzioni praticabili in fretta, corre verso nuove elezioni che fanno passare la paura).

Il Capitano, al contrario, non sa nulla della Calabria. Ma proprio nulla di nulla. E non è neanche colpa sua (almeno in senso tecnico). Perché sono i suoi uomini sul territorio, i suoi generali (più alti in grado del Capitano stesso…) e la sua truppa Calabrese a non sapere nulla di Calabria e di Calabresi.

Ieri lo abbiamo visto e lo abbiamo sentito. O meglio, abbiamo visto un onesto intrattenitore neo-media-social-politico agitare spauracchi di media portata demagogica, buoni per tutte le stagioni e (secondo lui) per tutte le regioni.

Ma governare la Calabria è una cosa diversa. Difficilissima e ambiziosa. Ci vuole coraggio e ci vuole rispetto. Serve la conoscenza (faccia n. 1, lato A … per non perdersi).

Le imprese di Crotone, le aziende di Vibo Valentia, le società che hanno sede a Catanzaro e a Lamezia Terme, non hanno niente a che vedere con quelle di Vicenza e Gallarate. E così le scuole, gli ospedali, le strade, gli aeroporti e le ferrovie (dove ci sono…), non si assomigliano per niente (cit. Johnny Stecchino).

Nemmeno la vita delle persone è la stessa, cambiano le ore di luce, la temperatura percepita, lo stato dell’umore (sole e vitamina D fanno sorridere di più (e rendono più belli). E cambiano le letture, gli interessi, gli sport (la vela a Torbole è diversa da quella a Crotone, modestamente…) e le passioni. Cambiano le persone (ancora una volta mi astengo dal citare impropriamente il popolo).

Quindi, Matteo stavolta ha commesso un errore grave. Ha scelto il suo gruppo dirigente come avrebbe (ha) fatto lì da dove è partito. Per militanza, struttura para-militare (in senso organizzativo intendo) e ordine cronologico.

E quegli uomini e donne hanno dimenticato le persone e i Calabresi. Si sono sforzati di assomigliare al loro Capitano ed ai suoi generali Veneti e Lombardi e ci sono riusciti bene; ma hanno dimenticato di essere loro stessi calabresi e hanno trascurato i Calabresi.

Ieri nessuno sapeva nulla della Calabria. A parte gli slogan universali, nessuno ha detto un solo nome e cognome. Nulla di Aeroporto S. Anna e gestione congiunta degli scali per volere del Governatore. Niente di Commissariamenti eterni e sanità privata con il nome (e il cognome) del visionario e geniale Massimo Marrelli.

Vuoto assoluto su ambiente, bonifica, cambiamenti climatici e disastri ecologici, mai il nome di Syndial. Nemmeno una parola su ENI, prospezioni ed estrazioni miliardarie.

Silenzio assoluto su discariche inesistenti, rifiuti per strada e fallimenti a profusione delle società pubbliche. Neppure una parola sul calcio e sulla miracolosa avventura della FC Crotone. Neanche un cenno alla guerra dichiarata dal MIBAC (Ministero del Governo del Capitano) contro la città di Crotone, il giorno prima della prima partita.

Mi fermo perché l’elenco è lungo. Lo dicevo, tutto è chiaro leggendo i post dei Leghisti nostrani (o oriundi Lumbard?) che invitano le persone (altro che il popolo) a vedere il Vate-Salvini a “Le Castella (Crotone) (!)”. E, soprattutto, guardando le immagini e le foto di volti beati e un po’ (troppo?) teneri, guancia a guancia con il Capitano.

Di sicuro perché, presto, ci sarà una nuova (l’ennesima) campagna elettorale per la Regione e per il Parlamento. Con i soliti nomi. Ormai eternamente candidati a rappresentare una terra e le persone che neppure conoscono.

È questo, il solo, vero risultato di una giornata storica.

* Sentire Crotone

PS: presto ci toccherà scrivere del lato B e della seconda faccia di quella medaglia.