Conoscere per decidere. La Svimez, il prof Jorio e la Calabria dei limiti e delle incapacità

6 agosto 2019, 08:28 Opinioni&Contributi
Ettore Jorio

Questa volta Ettore Jorio, “il Prof.” come mi piace chiamarlo, va oltre. Oltre la denuncia delle incapacità, oltre l’indicazione del limite. Compie una scelta che appare straordinaria per la nostra Calabria e - in modo particolare - per la nostra politica microcefala e convintamente ignorante. Si libera in un sol colpo di un tabù ancestrale e di un rischio fatale.


di Rori De Luca*

In primis, mette in discussione l’(in)utilità del periodico rapporto Svimez e di ogni altro schema di analisi autoreferenziale che ci condanna alla depressione da sottosviluppo.

Liquida l’argomento come farebbe Mauro Scardovelli (giurista, docente di diritto costituzionale, musicista e psicologo innovatore del rapporto tra italiani e legge suprema), descrivendo il paradosso di un malato che si rivolge allo psicologo solo per sentirsi dire - anno dopo anno - che nome ha la sua psicosi. E gli paga una parcella salatissima.

Sempre la solita diagnosi, mai una prescrizione; neppure un’aspettativa di cura. Figurarsi la prospettiva di guarire. La consueta condanna ad un destino immutabile.

Infine, dribbla la tentazione di permanere nella denuncia, prossima al piagnucolio, a cui si sono asservite le più recenti stelle (penta) politiche ormai divenute stelle-cadenti. Destinate a scomparire al prossimo falò di San Lorenzo. Forcaioli, tumultuosi capi-popolo, privati di ogni ascendente dall’improvviso ruolo di governo. A cui dimostrano di essere del tutto inadatti. Punto.

Un bel guaio per una regione che continua a (re)agire a scoppio ritardato e che si avvicina al suo momento elettorale decisivo. Tra inchieste, misure cautelari, sequestri e colpi di mano del Presidente-guascone, l’appuntamento con il voto diventa sempre più storico.

Ed “il Prof.” ne coglie l’essenza. Passando alla proposta. Alla visione. Fa la domanda e si dà la risposta. “Proporre e progettare”, con il Sud al centro del paese e la Calabria al centro del Sud.

L’idea ha il connotato di un sogno. Di quelli che vale la pena di inseguire, costi quel che costi. Il titolo stesso è una suggestione; dal Medio Evo al Rinascimento la scelta è obbligata ed il passo è più breve di quanto crediamo. O meglio, di quanto decenni di rinunce, apatia e rassegnazione ci hanno indotto a credere.

Leggo e ripeto:

Sanità (ubi major…). Turismo (concetto da sovvertire e rileggere “upside down”). Progetti di area vasta e Zona Economica Speciale (nella doppia declinazione “non-separatista” di armonizzazione Jonica e Tirrenica).

Da Calabrese esulto. Da Crotonese rilancio. ENI. A marzo di quest’anno il Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Massimo Inguscio, e l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno firmato un Joint Research Agreement (JRA) per l’istituzione di quattro centri di ricerca congiunti localizzati nel Mezzogiorno. C’erano anche il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il Ministro per il Sud Barbara Lezzi ed il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Ed il Presidente Oliverio? No di certo. Tanto che i progetti sono destinati a realizzarsi ovunque, tranne che in Calabria. A Lecce, per lo studio dei cambiamenti climatici nell’ Artico. A Gela, per la ricerca sull’Energia pulita da fusione a confinamento magnetico. In Basilicata, per la gestione sostenibile e innovativa del ciclo dell’acqua. A Portici, per lo sviluppo di un’agricoltura a basse emissioni di CO2.

Ricordo a me stesso che a Gennaio di quest’anno era pronto il disciplinare per la nascita di un Comitato Tecnico Scientifico sulla subsidenza, la micro sismicità ed i cambiamenti climatici localizzati (a seguito dell’uragano del 25 novembre 2018) a Crotone con il finanziamento da 7,5 milioni di euro di ENI. Tutto fermo.

Infrastrutture. Aeroporti. La politica nostrana legge senza reazione i dati del Bilancio della società di gestione unica di Reggio Calabria, Lamezia Terme e Crotone (voluta fortemente da Oliverio) e nulla osserva sulla perdita del finanziamento da 51 milioni che avrebbe dovuto consentire la realizzazione della nuova aerostazione. Che è presupposto per rispondere alle previsioni di legge sulla concessione trentennale dello scalo internazionale. Nel frattempo si ignorano le risorse contenute negli strumenti sul PPP (Partenariato Pubblico Privato) a disposizione del MISE.

Ambiente. A Crotone si gioca (a carte coperte) la partita sulla bonifica di Syndial del sito di interesse nazionale. Alla città non è stato detto cosa contiene il POB (Piano Operativo di Bonifica) approvato in Conferenza dei Servizi dal Comune di Crotone.

E si registra la disastrosa proposta di quattro dei cinque ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) per autorizzare l’innalzamento in altezza dell’unica discarica esistente sul territorio (Crotonese, of course …) (QUI). Per la cronaca, alla riunione non era presente il Direttore dell’ATO Provinciale di casa mia.

Già, il sistema regionale è al collasso. Era prevedibile da anni. Ma ora occorre trovare una soluzione, almeno per evitare che i rifiuti si accumulino per strada fino alle elezioni. Le replica del primo cittadino? Un laconico, “non diventeremo la pattumiera calabrese” (QUI). Complimenti. Ma l’alternativa a poche settimane dal giorno zero, qual è?

Caro Prof. ci sarà molto da “proporre e progettare”. Per quanto mi riguarda, se la Calabria è il suo scopo, Crotone è pronta a raccogliere la sfida.

* Sentire Crotone