Mons. Schillaci Vescovo di Lamezia da Rom e Sinti tra Memoria e Giorno del Ricordo nel campo di Scordovillo

2 agosto 2019, 20:09 Il Fatto

Il primo passo pastorale del nuovo Vescovo di Lamezia Mons.Schillaci è simile a una palla gol presa al volo per andare dritta in rete. Nomen Omen, il prelato segna e va dritto al cuore del tema, la memoria e la solidarietà, aprendo il dialogo con i suoi fedeli sull'accoglienza, la condivisione, l'altro che è noi, a partire dai Rom e Sinti del campo nomadi di Scordovillo,dove abitano circa cento nuclei familiari di etnia rom, uno dei campi più grandi del Mezzogiorno.


di Vito Barresi

Accolto e guidato dai volontari e da alcuni operatori della Caritas diocesana lametina e dalle associazioni che svolgono servizio nel campo di Scordovillo, proprio prima del giorno del ricordo, il "Roma Genocide Remembrance Day", che nella lingua gitana è indicato con la parola romanì Porrajmos (divoramento) o Samudaripen (sterminio), che causò circa mezzo milione di vittime di questa minoranza etnico-linguistica, il vescovo di Lamezia ha incontrato questi eredi veri di una memoria tragica che è monito contro ogni atto e rigurgito razzista, persino verbale, tipo la 'zingaraccia', entrando nelle loro stesse abitazioni, per sottolineare e ribadire che “non possiamo essere insensibili o chiudere gli occhi di fronte a tutto questo”.

Era il 2 agosto del 1944 nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, nella Polonia occupata dai nazisti, venne "liquidato" lo Zigeunerlager "il settore degli zingari", quando in una sola giornata, 75 anni addietro, oltre 4.000 persone, prevalentemente donne e bambini, furono sterminate nelle camere a gas, cremate nei forni e le loro ceneri buttate al vento.

Per cui le parole di Mons.Schillaci risuonano come la frase d'apertura di una preghiera sentita, personale e corale, a dire che

“solo con la prossimità si vede meglio, ci dice Papa Francesco. Essere qui oggi come Chiesa significa essere vicini, farsi prossimo. Di questo abbiamo bisogno. Avvicinandoci all’altro respingiamo la marginalizzazione, la discriminazione, la violenza. Vediamo meglio solo con la compassione e la misericordia. E misericordia è il nome di Dio”.

L’incontro, che si è concluso con l'amen della preghiera e la benedizione, apre il cammino pastorale di questo Vescovo del Sud, assumendo un valore pastorale propositivo e dialogante.