I due cesti di fichi per Zingaretti e il doppio volto del PD in Calabria

2 agosto 2019, 12:20 100inWeb | di Vito Barresi

Siamo forse di fronte al “disvelamento” di un inquietante caso di “doppiezza” che coinvolge una forza politica qualificata, prestigiosa, importante, del sistema politico regionale calabrese, il Partito Democratico, dove taluni dei suoi esponenti più in vista, in questi ultimi anni, sono stati clamorosamente coinvolti in inchieste sulla ‘ndrangheta e la corruzione?


di Vito Barresi

Per poter rispondere dettagliatamente alla domanda, se cioè e come il Partito Democratico della Calabria possa essere stato, in questi convulsi anni della sua breve vita, infiltrato, attraversato, strumentalizzato e inquinato dalla 'ndrangheta, si dovrebbe disporre di una specifica banca data, un big data della politica calabrese, quella necessaria base oggettiva e statistica elaborata dai “data scientist”, da cui estrarre una risposta sostenibile.

Tuttavia, in attesa che si affermino anche in Calabria tali figure professionali, e in mancanza di definitive verità storiche e giudiziarie sulla condizione politica di un Partito pericolosamente stretto tra lotta alla mafia e infiltrazioni della ‘ndrangheta, non resta che girarla in “fiction”, alla ricerca di un convincente canovaccio teatrale, spigolare nelle novità librarie della letteratura noir, spulciare la casistica del giallo mediterraneo.

Immaginiamone una scena, un frame ancora senza ciak: un bel giorno d'agosto, tra la calura della vicina campagna e la brezza fresca dello Stretto, davanti alla porta del Consiglio Regionale della Calabria, in una controra filmica, deserta, desolata, scorcio del Sud, giunge da lontano un carretto tirato da un ciucciarello.

Dal folklorico barroccio salta giù un uomo, è un vecchio contadino calabrese partito di buon mattino dalla vicina pianura per depositare sulla scalinata del “tempio” della democrazia regionale due canestri di fichi maturi.

Riecheggiando un racconto biblico, il primo di questi cesti artigianali contiene “dei fichi molto buoni, come sono i fichi primaticci; e l’altro dei fichi molto cattivi che non si possono mangiare, tanto sono cattivi”.

I due cesti sono destinati a qualcuno in particolare. Precisamente a quegli uomini e quelle donne che rappresentano la sinistra storica tra i banchi del consesso istituzionale.

Anzi, sarebbero specialmente indirizzati ai capi regionali e nazionali di codesto Partito Democratico, con viva attesa e aspettativa che a scegliere sia infine il “sovrano” attuale di una tra le più antiche famiglie politiche, l'amico e/o il compagno Nicola Zingaretti, colui che sta a capo della nuova tribù meticcia, “esogamica”, nata dal matrimonio tra gli eredi popolari della Democrazia Cristiana e gli scalpitanti rampolli progressisti del Partito Comunista Italiano, con qualche tocco di corte Repubblicano e Socialista.

Come un re egli, il segretario nazionale Zingaretti è chiamato a scegliere tra i due cesti portati in dono dall’umile contadino calabrese, una figura quasi artistica, estetica, somigliante assai a uno dei tanti, tantissimi e silenziosi protagonisti della società e della storia calabrese, forse un proletario senza rivoluzione, che potrebbe far tornare alla memoria, il mugnaio Rocco Gatto, l’operaio Carmelo Siciliano, il carpentiere Vincenzo Scuteri, lo studente Francesco Vinci, Giuseppe Valarioti, il giovane comunista Adelchi Argada, il militante del Pci Giovanni Losardo, ecc.

Accade esattamente tutto ciò nel Consiglio Regionale della Calabria, laddove il PD che è il partito di maggioranza, si è trasformato in un soggetto “psicotico”, il partito dei due cesti di fichi, quelli buoni e quelli cattivi, molto cattivi da non essere commestibili.

Si deve, pertanto, auspicare che Zingaretti abbia voglia di guardare e proteggere, quasi ecologicamente come una biodiversità del gusto politico, i fichi fioroni e primaticci, distinguendoli nettamente come si fa con la paglia dal frumento.

Il popolo, gli elettori, che storicamente hanno contribuito alla costruzione del patrimonio politico della sinistra in Calabria, vogliono verità, non menzogne.

Inutile nascondere che nel PD è da ormai un decennio che a prevalere tra i fichi buoni e quelli cattivi purtroppo è il secondo canestro.

Questi fichi cattivi hanno nomi ben precisi poiché sono tutti riportati nelle inchieste che la magistratura calabrese ha svolto in questi anni, sezionati nei loro vissuti personale, più e prima ancora che dal lato politico.

Essi corrispondono a coloro che meritavano di essere espulsi immediatamente dalla comunità politica della sinistra, facendoli uscire immediatamente di scena senza permettergli di ritornare nuovamente in pista addominali e controllare tutti i meccanismi selettivi del ceto politico di questa parte popolare Democratica del sistema.

Se il PD non sceglie tra il canestro dei fichi buoni è quello dei fichi cattivi, Zingaretti stia ben sicuro che in Calabria perderà le elezioni. Qualunque sia il candidato con la voglia del nuovo.