Sculco stretto in un vicolo cieco: è veramente lui il più alto in grado titolare unico della trattativa?

16 luglio 2019, 19:33 Politica.24

Che cosa potrebbe far realmente scricchiolare il consolidato comando politico di Enzo Sculco durante la perigliosa e travagliata traversata di una azzardata crisi amministrativa di mezzo luglio?


Si dirà facilmente, e fin troppo immediatamente, che potrebbero essere i suoi soliti avversari, quelli che non gli vorrebbero bene, quelli di ieri e quelli di oggi, cioè quanti a suo avviso non riuscirebbero a concepire il disegno politico che egli è andato consolidando, come da spartito e copione, in oltre 50 anni di dura battaglia politico elettorale, di lunga presenza pubblica istituzionale, mai di seconda fila, quasi sempre di primo piano.

Forte di questa sua “rendita di posizione” monopolistica, inespugnabile al pari di un Castello di Melissa, egli controlla le vicende politiche cittadine e provinciali, potrebbe anche darsi che l’invidia degli altri non sia una risposta né valida né tanto meno plausibile.

Certo non bastevole a spiegare quello che sta accadendo oggi nella rancida salsa della politica crotonese, cioè a dare conto del come e del perché il “nostro” alla fine si sia cacciato in un “vicolo cieco” pericolosissimo, trascinando nel vallone con sé almeno un pezzo apparente della attuale maggioranza.

La stessa che silentemente assiste alla mossa donchisciottesca, sa di non essere d’accordo ma tace con il manifesto atteggiamento dei codardi.

Tuttavia per Sculco risulta molto difficile prendere coscienza di alcuni fatti decisivi che paradossalmente stanno mettendo in posizione di miglior favore proprio i suoi veri nemici, quelli interni alla sua stessa area che lo stanno aspettano, come si suol dire al varco.


Il rischio di cadere a terra

e rotolare come una balla di fieno

per due semplici errori


Ciò perché il piedistallo di potere che egli si è costruito con le sue stesse mani rischia adesso di cadere a terra e rotolare come una balla di fieno per due semplici, persino elementari motivi che qui vogliamo evidenziare e trascrivere, non fosse altro per comprendere gli errori che il “nostro” va commettendo - non solo quelli che ha già commesso in politica - anche al fine di poterlo aiutare spassionatamente ad aprire gli occhi, davanti a una crisi amministrativa che sta colpendo nel profondo e negli interessi quotidiani l'intera collettività, la cittadinanza tutta dei crotonesi.

In primo luogo c'è un motivo per sottolineare che Sculco ha sbagliato l'impostazione. Nella sua testa, infatti, questa crisi doveva essere altro nel mentre, invece, si è immediatamente annodata tra un irrazionale azzeramento e un confuso rimpasto.

L’errore di Sculco è stato quello di aver voluto rappresentare questa crisi non come essa è materialmente, cioè il prodotto di una impressionante carenza di capacità e di preparazione amministrativa del sindaco Pugliese, che si è dimostrato certo non all'altezza del ruolo che lo stesso “leader” gli aveva affidato.

Questa, infatti, è solo apparentemente una crisi di governabilità, dunque, una crisi politica, quando al contrario è solo una crisi meramente tecnica.


L’errore numero uno:

il tradimento e la rottura

del patto con gli elettori


Una crisi politica è un momento totalmente differente rispetto a un banale “riassettamento” di deleghe e funzioni, perché essa richiede qualcosa di altro, un allargamento politico della maggioranza, un'apertura ad altre forze, quelle stesse che, come il Partito Democratico, sono state avversarie furiose, persino altezzose e sprezzanti, non solo di Sculco ma proprio della coalizione messa in piedi dall’ex democristiano.

Il fatto che adesso Sculco abbia bisogno di una nuova maggioranza politica significa una sola cosa, cioè che egli ha rotto il patto con i suoi stessi elettori.

Ha voltato pagina e senza pagare pegno sta utilizzando quel consenso che gli era stato fornito in funzione anti PD, per allearsi con quest’ultimo, tradendo l'elettorato, portandolo al mercato, come un mansueto gregge di pecore che deve essere immolato al sacrificio, soltanto per la sua utilità politica, la stessa che ora e non domani serve immediatamente per poter rientrare nell’imminente gioco elettorale regionale, confermando la candidatura dell'Onorevole Flora.

A ben guardare sta proprio in questo passaggio il rumore dello scricchiolio, il segnale della debolezza dell'ex capo cislino che pur di mantenere saldo e stretto nelle proprie mani il potere di contrattazione e negoziazione, pur di restare egocentricamente l'unico “dominus” della politica crotonese, finisce per commettere suo malgrado, un madornale “passo falso”.


L’errore numero due:

i finti amici del Pd sconfitti

e rimessi in vantaggio


Quale sarebbe questo passo falso? Siamo al secondo dei motivi di quel duplice errore politico che consisterebbe nel rimettere pericolosamente in condizione di vantaggio proprio coloro che erano stati sconfitti, quei finti amici del PD che da nuovi alleati non esiterebbero un solo istante a buttarlo giù dal carro e definitivamente.

Anzi c'è già nei loro ragionamenti, un vizio occulto che rischia addirittura di farsi spietato, capzioso, allorquando si cominceranno ad avanzare dubbi e perplessità su quale sia la fonte legittima del potere di trattativa, a chiedersi su quali basi è fondata l’ostentazione di potenza e comando che Sculco vanta ad ogni piè sospinto in quanto “leader carismatico” a prescindere.

Essi diranno infatti di voler sapere da dove gli provenga questa sua forza, la “guarentigia” di poter convocare e gestire per potere superiore, né reale né divino, tutti gli accordi di coalizione.

La domanda è esattamente questa: ma il potere di contrattazione e convocazione di Sculco fino a che punto è assoluto e non relativo, secondo le regole democratiche ed istituzionali?

Siamo proprio certi che sia lui esclusivamente l'unico soggetto politicamente titolato a tenere le redini della trattativa comunale e regionale? Oppure vi sono altri attori, altre figure che dovrebbero vantare il primato della titolarità politica alla trattativa?


È il momento di gettare la maschera

e ammettere una nuova figura “alta in grado”


Purtroppo per Sculco è arrivato il momento di gettare la maschera e ammettere, per onore della verità, che non è più lui il maggiore in grado nella gerarchia della politica comunale e regionale, non solo nel sistema ma nella stessa sua maggioranza, poiché vi è altra figura istituzionale che lo supera, lo determina, lo sovrasta e lo garantisce anche nell’espletamento della sua funzione di sedicente e auto proclamato capo carismatico.

Tale figura di maggior grado, come tutti fanno finta di non sapere, è il Consigliere regionale, che è parte attiva e integrante della maggioranza che governa la città, lo stesso consigliere regionale che per “pari opportunità” si pone come testa e non invece surrogato di una linea dettata da altre decisioni politiche.

Dopo di essa, a volere essere didascalici, viene il sindaco che ha potere e facoltà di capovolgere persino l'esito del consenso elettorale, ai sensi dell'art. 46 del D. Lgs. n. 267/2000, di nominare i componenti della giunta comunale, tra cui un vicesindaco, e in ogni momento revocare uno o più assessori, dandone motivata comunicazione al Consiglio.

Conviene fermarsi qui, almeno per il momento.