Crotone e la rivoluzione “gentile” del Procuratore Capo Giuseppe Capoccia

2 luglio 2019, 13:30 Il Fatto
Giuseppe Capoccia

C’è un inaspettato “protagonista” che si presenta in modo nuovo e qualitativamente diverso rispetto al passato sulla scena pubblica, politica e istituzionale della città. Non soltanto con l’ultimo caso, l’inchiesta su Fiere e Mercati nel Comune di Crotone (LEGGI), ma in tanti altri momenti e indagini che riguardano sia la criminalità organizzata e non, le grandi e dirimenti questioni economiche e sociali tra le quali spiccano quelle della bonifica archeologica e industriale, la sicurezza idrogeologica del territorio, la speculazione edilizia sulle coste in spregio alle leggi di tutela del patrimonio paesaggistico, la corruzione nella pubblica amministrazione.


di Vito Barresi

Un volto nuovo della Legge e della Magistratura a Crotone che si manifesta in una più adeguata e moderna capacità di far fronte alle sfide sempre più complesse che insorgono nella società locale, anche grazie ad un’impostazione più caratterizzante rispetto ad altri approcci specialistici e settoriali che pure segnano la scena giudiziaria della provincia pitagorica.

Riavvicinarsi e riprendere confidenza con lo Stato-Comunità a Crotone non era cosa facile, anche in considerazione del passato più recente, fortemente contrassegnato dalle ricadute e dallo strascico della complessa vicenda del cosiddetto “Trust” per le aziende del Gruppo Vrenna, affidandone la gestione all’allora Procuratore Francesco Tricoli, e sulle inchieste aperte e connesse alle attività petrometanifere dell'Eni, che vanno dalla subsidenza e alle bonifiche, prese in carico dal successivo Procuratore Roberto Mazzotta.

Per cui se non si poteva dare per scontato uscire riduttivamente dagli schemi consuetudinari che si erano stratificati con il susseguirsi dei precedenti procuratori, in un lungo ciclo storico che va dal secondo dopoguerra fino ad oggi, è accaduto che nell'arco di quattro anni, il clima è cambiato, l’impostazione e la cura dell’Ufficio di Procura sono stati profondamente rinnovati, per obiettivi, dislocazione delle risorse umane, applicazione mirata dei nuovi innesti, la forza generazionale di giovani e donne, nuovi magistrati assegnati in qualità di sostituti alla Procura Generale.

Nelle stanze della Procura Generale della Repubblica di Piazzale Calabresi, guidata dal Procuratore Giuseppe Capoccia, i giorni e i mesi dell’anno giudiziario nel loro scorrere fissato in calendario, sembra suggeriscano una sagace tattica evolutiva, un tatto fatto di gesti, scelte e comportamenti che si manifestano nel minimalismo di una piccola ma profonda rivoluzione sobria dello stile giudiziario, un “soft power” aperto, dialogale, più accogliente, decisamente incline a una filosofia della condivisione nell’amministrazione della giustizia, con uno svolgimento pacato, meticoloso, attento alle sempre più complesse ricadute, seguendo metodologie operative e di intervento più manageriali e meno organigrammatiche.

Di fatto puntando a un forte riposizionamento dell’ordinamento giuridico locale, affinché sia più adeguato, aggiornato e capace di erogare risposte, preventive e repressive, ai conflitti prodotti da una sempre più crescente “giuridicizzazione” della vita sociale nelle piccole comunità, alla “tribunalizzazione” più ampia dell’esperienza quotidiana e storica dei cittadini, che riguarda tutti i rapporti interpersonali, gli ambiti collettivi, le sfere istituzionali.

Di questo nuovo dinamismo in Procura, forse, si parla poco in città, mentre sarebbe bene farlo di più.

Non fosse altro perché, dopo tanto discettare sul concetto di legalità, poi arriva sempre l’ora in cui bisogna far scoccare un rinascimento del sentimento giuridico nella comunità locale, riprendere una sana opera di educazione al diritto, alla conoscenza delle regole e alla civiltà delle norme che rinsaldano la società; insomma: puntare a tenere sempre vivo un “feeling” forte e coesivo tra Stato e Società, Popolo e Legge.

Rilanciare la centralità del potere giudiziario a Crotone (così come in tutta la Calabria) significa essenzialmente puntare sui valori della libertà, dell’indipendenza e dell’autonomia rispetto agli altri potere costituzionali.

In primo luogo conquistare e garantire la centralità terza della Magistratura rispetto alle altre due facce e corpi di potere di schietta natura politica: il Legislativo, con i tanti parlamentari eletti nelle circoscrizioni territoriali, e l’Esecutivo, con i rappresentanti del governo, disposti nella filiera dell’ordine funzionale e gerarchico dello Stato- Apparato.

Il senso, l’orientamento che se ne ricava, è che anche di fronte a diseguaglianze, errori, ipocrisie, lentezze, assenze reali e apparenti, non bisogna mai essere pessimisti.

Non fosse altro perché se la Legge è sempre uguale per tutti, similmente è sempre necessario ripristinare nella democrazia locale la convinzione tra gli amministrati dell’uguaglianza davanti alla Giustizia.

Far sapere a tutti cittadini che le sanzioni e la repressione arrivano, comunque, solo allorquando la legge non è stata applicata.