Crotone come Beirut, De Luca smaschera le “fantasie” di “dottor Sculco&MisterPugliese”

11 giugno 2019, 20:12 Opinioni&Contributi
Rori De Luca

Mi ero ripromesso di astenermi da qualsiasi interferenza. Del resto, ho pur sempre lasciato. E abbandonare il campo è una sorta di rinuncia a combattere. O almeno può apparire tale. Per questo ho trascorso questi mesi ad osservare senza giudizio; in fiduciosa attesa che qualcosa accadesse, o quantomeno che qualcuno re-agisse.


di Rori De Luca*

È un principio universale che tutto cambia, inevitabilmente, che lo si voglia o no, la vita stessa è un divenire inarrestabile. Ovunque, in qualsiasi tempo. Fuorché a Crotone oggi.

C’è una speciale assonanza, un’affinità, un sincronismo allarmante, tra la scena politica nazionale e quella di questa città. Leggo dell’una e dell’altra e - fatte le debite proporzioni - l’allarme si ripete con una dinamica speculare. Il tema è lo stesso: “vendere, vendere, vendere”. Il sottotitolo: “vietato governare”.

In queste settimane l’Italia offre uno spettacolo triste. Grandi sforzi elettorali e nessuna capacità (o meglio, nessuna volontà) di governo.

Deposti gli slogan euro-elettorali si av vicinano le grandi prove. Quelle delle scelte economiche che devono dimostrare praticamente chi siamo e dove vogliamo andare. Il clima, già prima delle elezioni europee, non era dei migliori.

9 maggio 2019, è allarme per i conti pubblici a causa della bocciatura di Bruxelles e della base drammatica di 35/40 miliardi della Legge di Bilancio, al netto delle miracolose proposte per “flat-taxet similia.

17 maggio 2019, si riunisce l’Ecofin (il Consiglio Europeo dove siedono i Ministri dell’economia) e si preannuncia la lettera con cui sarà aperta la procedura di infrazione per l’Italia; ma solo dopo il voto del 26 maggio (non si sa mai, dovessimo decidere per una volta su qualche fatto concreto di (in)capacità amministrativa).

5 giugno 2019 (le elezioni sono passate e Salvini gongola), la Commissione Europea decide se proporre la procedura di infrazione di cui sopra. Ah, dimenticavo, per “eccesso di debito”, non fa un bell’effetto per chi ha la responsabilità di governare il paese. Se ce l’ha...

8 giungo 2019, ci si mettono purei nostria complicare le cose e Ignazio Visco (alias il Governatore della Banca d’Italia) diffonde i risultati del lavoro dei suoi analisti: ovvero la revisione delle previsioni di crescita netta del -50 %. Dallo 0,6% allo 0,3%. Come dire, ci tocca essere onesti, se a gennaio la diagnosi era grave, oggi lo è al quadrato. Niente investimenti, niente crescita. Niente.

Per la cronaca, un punto percentuale al di sotto dell’eurozona. Cioè, crediamo di giocare in una squadra e - in realtà - raccattiamo le palle.

Ed eccoci al 9 giugno 2019, con la formale proposta di infrazione della Commissione Europea. Il “governoneSalvini-Di Maio (che Conte non ho capito ancora chi è) dovrà inventarsi qualcosa.

Questa mattina (11 giugno 2019), l’invenzione è “dare da mangiare ai figli (di Salvini?) prima che rispondere all’Europa”. Non c’è che dire, chapeau!


"Basta con tesi e giochi di parole serviti tre anni fa

a convincere i Crotonesi che tutto sarebbe cambiato"


Più o meno come a casa nostra, nella nostra città. Non mi ero perso in divagazioni sui massimi sistemi. Che - a dire il vero - a Crotone “chissenefregadella Banca d’Italia, dell’Europa e delle politica delle alleanze commerciali planetarie.

Al massimo ci potrebbe interessare una campagna della Banca Popolare (che pure se è dell’Emilia Romagna, per noi è sempre quella di Crotone) con un bello scoperto di conto, senza garanzie, e con la formula sempre attuale del “quando ce li hai, me li dai...”.

Qui mica possiamo occuparci dei conti pubblici, dobbiamo combattere contro mostri preistorici che si chiamano disoccupazione (a questo proposito, la stima di quel tale Visco di prima peggiora), deficit infrastrutturale (non c’abbiamo strade, ferrovie e aeroporto), emigrazione studentesca (i bilanci e le stime degli analisti, che palle..., sono implacabili, un giovane su tre va a studiare nelle università del resto d’Italia), impresa privata ormai allo stremo ecc.

Ed eccomi al dunque. Cosa succede a chi ci governa? Dove sono le idee, i progetti concreti e soprattutto le azioni che ci porteranno infine al traguardo?

Mi spiego. Non parlo di enunciazioni, tesi e giochi di parole. Quelli sono serviti tre anni fa a convincere i Crotonesi (me per primo) che tutto sarebbe cambiato.

Parlo di cose più semplici. Cosa si fa per sollevare le imprese intrappolate nelle loro difficoltà quotidiane, prigioniere del loro distretto (giusto per dare un tono ad un’area che ricorda più un sobborgo di Beirut degli anni Ottanta) e prive di connessioni ed occasioni?

Ma anche meno. Come si pagano i danni delle trombe d’aria (ci si sono messi pure i fenomeni atmosferici soprannaturali...) di novembre che hanno inginocchiato moltissime attività produttive?

Come si fa ad assicurare che lo Stadio ristrutturato non venga smantellato e riportato agli anni Settanta? Come si può assicurare che la piscina comunale non chiuda sotto il peso di una gestione “definitivamente provvisoria”?

Ma anche di cose più complesse, volendo. Possiamo evitare che le società partecipate falliscano una dopo l’altra?

Se togliamo ad Akrea le sue “sovvenzioni” protezionistiche che fine fa? Chi farà mai la raccolta differenziata? O - più semplicemente - quanto costerà raccogliere la spazzatura?

Vogliamo capire, tanto per cultura, se il consorzio per la gestione idrica succeduto a Soakro (fallita) ricava utili, pareggia o perde?

Oppure. Avremo mai il nostro Piano Strutturale Comunale (PSC)? L’iter amministrativo è iniziato a febbraio del 2018, ormai 16 (sedici) mesi fa, e se ne sono perse le tracce. Ma suppongo che siamo in attesa che si chiuda il mercato per la nomina del nuovo assessore all’urbanistica.

E saliamo ancora, sempre volendo. Che si fa con ENI? Comitato Tecnico Scientifico? Ripresa delle prospezioni in area Jonica? Ripresa potenziale delle attività up-stream? Piani industriali ed estrazioni off-shore e on-shore? Progetto per la pacificazione e il concorso allo sviluppo (local content, per fare felici quelli che a furia di ripeterla hanno imparato la parola)? Sorti delle royalties? Soldi per i Crotonesi?

Di bonifica nemmeno a parlarne, sennò finisce che il miracolo di Fatima al confronto dell’azione di questo governo è una bufala.


A valle dell’esperimento di “Dottor Sculco & Mister Pugliese”

cosa rimarrà di questa città tra due anni?


Mi fermo. C’è tempo, temo, per altre domande. Ma una per tutte si impone, tanto per restare nel tema del sincronismo con la vicenda nazionale.

I conti pubblici del Comune come sono messi? Anche perché se qualcuno volesse immaginare di impegnarsi per governare (finalmente) a valle dell’esperimento di Dottor Sculco & Mister Pugliese”, dovrebbe chiedersi davvero cosa rimarrà di questa città tra due anni.

E quindi apriamolo il confronto e facciamo le domande. Il “piano di riequilibrio finanziario” imposto dalla Corte dei Conti è stato finalmente adottato da qualche giorno. Ci è voluto un anno per convincere la politica ed il governo locali che era inevitabile, ma tant’è. Meglio tardi che mai.

Un po’ come il trio Conte, Salvini, Di Maio e la Commissione Europea. Sculco, Pugliese, Proto e la Corte dei Conti.

Quanto costerà alle casse comunali? Con quali soldi sarà fatto ciò che deve essere fatto? Come si governerà la città ogni giorno?

Per adesso leggo qualcosa di fantastico (nel senso letterale di “prodotto della fantasia”). Ovvero di un tesoro da 270 milioni procurato con merito. Che non potrà essere speso, mannaggia, per colpa della “burocrazia”.

Ma che c’azzeccano il risarcimento Eni, il Patto di Azione e Coesione con la dote di Antica Kroton, Agenda Urbana ed ogni altra sorta di “risorsa straordinaria” (e spesso vincolata) con un governo sano e responsabile della città?

Vogliamo pagare gli investimenti per la raccolta differenziata con i fondi per l’archeologia o con i soldi del monopoli?

Dopo la boutade nazional-popolare dei “mini-bot”, si potrebbe pensare al conio Krotoniate o a qualche altro colpo di genio.

E, a proposito, che fine ha fatto il progetto “nato-vecchio” per la raccolta porta-a-porta e l’innovazione tecnologica della partecipata?


Nel frattempo a pagare sono i crotonesi,

costretti a vivere in una città

senza anima e senza prospettive


A parte gli scherzi, le scelte programmatiche dei prossimi anni sono essenziali per garantire che la relazione di fine mandato di Ugo Pugliese non sia un esercizio creativo come quella con cui il suo mandato è iniziato.

Nel frattempo, la città paga e pagano i crotonesi. Costretti a vivere in una città senza anima e senza prospettive. Indotti a credere che così è e così sarà sempre.

Almeno fino alla prossima tornata elettorale ed alle promesse nuove di zecca a cui vorranno farci abboccare. Pagano le aziende schiacciate dalla crisi e piegate dal ritardo che impedisce loro di aspirare a superarla.

Pagano quando devono difendere i propri diritti da un Governo distante e distratto, ma anche da una Regione inetta; e - quel che è peggio - da un Comune inadeguato, presente solo in passerella e del tutto incapace di compiere azioni efficaci.

Insomma, gli Italiani come i Crotonesi, vittime di persone che hanno scelto per esserne governati, senza prima assicurarsi che avessero le doti, il coraggio e la libertà per farlo.

Come in alto, così in basso. Ermete Trismegisto, tre volte grande, avrebbe avuto un duro lavoro da compiere qui. Credo che quel lavoro tocchi a noi tutti e per questo non possiamo ancora tirarci indietro. A presto, dunque.

(*) “Sentire Crotone”