Giancarlo Cerrelli ‘un doppio perdente morale’ che non rappresenta per consenso il mondo cattolico crotonese

28 maggio 2019, 21:30 Politica.24
Giancarlo Cerrelli e Matteo Salvini

Nella vita come nella politica, c'è sempre un vincitore morale e di converso c'è sicuramente “un perdente morale”. Questa curiosa tipologia caratteriale e umana, concluse le elezioni europee, balza in evidenza nella locale incarnazione del candidato autoproclamatosi senza alcun riscontro il rappresentante “cattolico” della Lega Nord di Salvini in terra pitagorica, parlando chiaramente del rispettabilissimo avvocato Giancarlo Cerrelli.


di Pitagorik

Di che trattasi in breve? Di un illustre perdente con marchio di fabbrica e non già di parrocchia, che viene consecutivamente bocciato per due volte in poco più di un anno dall’elettorato cattolico crotonese, oltre che da quello provinciale e regionale, vista e sancita l'esiguità dei suoi voti di preferenza.

Non per farne un caso assoluto e mediatico di perdente modello, ma un esempio di sconfitta politica, sociale e relazionale su cui, forse, i media che nel più recente passato lo hanno tanto promosso, strombazzandone in questi anni e mesi le più grottesche opinioni, sovrapponendole al luogo Crotone con evidenti danni d’immagine per il resto della popolazione, potrebbero far tesoro persino pubblicitario di un candidato eccentricamente sui generis capace di perdere in casa, proprio dove avrebbe dovuto sfondare la rete e andare tante volte in gol.

Invece, Cerrelli continua a essere, senza che nessuno glielo dica in faccia, magari qualche alto prelato della Curia, una specie di carosello che suona (meglio è suonato) il grande ritorno di un amatissimo e dolcissimo personaggio, il nuovo Calimero con le sue simpatiche disavventure che infine brontolava in cantilena infantile rispondendo al

“vattene via piccolo sgorbio nero...”: “ma che maniere, qui fanno sempre così perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero... è un'ingiustizia però...”

Che ingiustizia però... non solo quella racchiusa nell'indimenticabile battuta del copy pubblicitario, quanto nel deludente, per non dire scadente, risultato conseguito da un “candidato” che si era presentato agli elettori della propria città ben lavato prima del cimento e della competizione, con uno tra i più attraenti saponi di bucato, vale a dire quello dei valori intramontabili ed eterni, incontrovertibili e non negoziabili, della religione cattolica.

Altro che MiraLanza! Cerrelli ha maneggiato - secondo altri anche incautamente manipolato - alcune parti del Catechismo della Chiesa Cattolica che riguardano rapporti, antropologie, temi, istituzioni, principi, precetti e morale tra le più importanti e dirimenti di tutta la storia dell'umanità e delle comunità cristiane nel tempo.

Questioni che vanno dalla valenza della famiglia al matrimonio, dalla dignità della donna a quella degli omosessuali, dall’aborto al diritto alla vita, ecc. ecc., insomma tutti punti su cui forse sarebbe il caso, come certificato dalle più recenti e autorevoli encicliche papali, da Giovanni Paolo II a Francesco, passando per Benedetto XVI, venisse tenuta lontano la polemica dall'arena politica e propagandistica, rimanendo di piena, libera e assoluta pertinenza prima ancora della legge e dello Stato, della coscienza dei credenti in primo luogo e dell'insegnamento educativo e formativo della Chiesa in parole, opere, testimonianze ed esempi.

Ma Cerrelli, e qui sta il punto, evidentemente trovando alcune sponde anche nella Diocesi crotonese, da questo orecchio non ne ha voluto sentire fin da giovane, da quando invece di prendere la retta via di frequentare la scuola politica diocesana ha preferito imboccare la strada, come è suo incontestabile diritto, più “elitaria” ed estremista di “Alleanza Cattolica”, gruppo da cui si è poi staccato ed evidentemente distinto, senza che se ne conoscano le vere ragioni, e poi quella dei Giuristi Cattolici.

Ora, il fatto di aver militato in questi due importanti luoghi aggregativi di rilevanza ecclesiale nazionale non può per alcun motivo sospingerlo senza freni e ad libitum ad auto definirsi, quasi auto certificarsi, come pure in qualche occasione avrebbe fatto, quale espressione unica, monopolistica e più coerente della rappresentanza cattolica crotonese, non fosse altro perché la cruda quanto aritmetica realtà lo smentisce vistosamente e clamorosamente.

E non perché qui si voglia sottolineare in negativo il suo risultato elettorale, bensì per via di una equilibrata e corretta lettura dello stesso, alla luce della sua favorevolissima posizione nella lista trionfante di Salvini, dove si è trovato infatti al sesto posto, dunque in straordinaria evidenza, in pole position si direbbe in Formula 1; insomma su una rampa di lancio che gli avrebbe consentito una vittoria sicura, purtroppo smentita e negata dai numeri impietosi ottenuti proprio a Crotone, nella provincia e in Calabria.

Numeri che indicano molte cose e tra le altre delle due l'una: o che ha sbagliato tutta la campagna elettorale, dando prova di impreparazione sia politica che comunicativa, o che non ha trovato consenso e riscontro quel trascinante alito della vittoria che non si è alzato nella sua stessa Crotone, cioè proprio in quel contesto diocesano che lui tante volte ha utilizzato per propagandare le sue idee non sempre collimanti con la Dottrina Sociale della Chiesa.

I numeri sono a tal proposito probanti quanto spietati se si fa conto che il Cerrelli, che per la seconda volta ha perso, ottenne alle elezioni di marzo del 2018 un eclatante consenso, oggi molto ridimensionato dopo appena un anno, dal modestissimo risultato elettorale in città pari a soli 1.576 voti di preferenza.

Un valore alquanto piccolo che per incidenza e influenza è parte minima se non residuale della più ampia platea cattolica crotonese.