Un voto europeo e unionista per impedire a questo governo leghista e grillino di escludere il Sud dall’Agenda 2030

18 maggio 2019, 12:35 100inWeb | di Vito Barresi

Affermare, senza paura di smentita, che la draconiana scelta imposta con un gesto oligarchico anche unilaterale, non concertato a nessun livello di governabilità, di chiudere i porti mediterranei, e nella fattispecie particolarmente quelli del Mezzogiorno d'Italia, sia stata una opzione politica solo e superficialmente di stampo propagandistico, cioè con un fine apparentemente collegato al tema confusionale e diversivo della cosiddetta sicurezza interna, è una marchiana bugia.


di Vito Barresi

Non fosse altro perché la chiave di volta, l'architrave che permette e sorregge la scriteriata ma lucidissima determinazione di “chiudere il Sud” dai circuiti portuali europei e mondiali, fa parte di uno specifico piano e programma politico separatista, anti unitario, antinazionale e anti europeo.

Chiunque voglia, anche sulla brevissima distanza dell’agire politico di governo, analizzare il significato evidente e il risultato drammatico di simile provvedimento, tanto pesantemente liberticida, contro ogni regola di libertà e di libera circolazione delle persone, quanto gravissimo e lesivo esso sia stato degli interessi nazionali nel Mezzogiorno, comprenderà immediatamente che il ministro secessionista e sovranista ha puntato dritto e senza scrupoli a sbattere completamente fuori dal contesto della politica internazionale, persino dalla stessa geografia fisica e territoriale dell'Unione Europea, una parte intera del Paese, la macro regione del Sud composta da ben sei regioni e un'isola, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, volendone segnare ancor di più il grado di subordinazione economica, di marginalità politica e di isolamento internazionale.

Un fatto questo tanto più antimeridionalista se comparato, se commisurato con la velocità attualmente assunta dal ciclo economico globale, contraddistinto dalla forte ristrutturazione delle sfere di influenza mercantile, dalla guerra planetaria dei dazi e delle dogane, dal rinnovamento qualitativo e scientifico degli apparati produttivi e industriali, che si va svolgendo tra Europa e Asia, Medioriente e Africa, con al centro la rinnovata posizione strategica della portualità mediterranea.


Il Mezzogiorno in

svantaggio e inferiorità

rispetto alle nuove opportunità

dell'Agenda 2030


In questo senso la sciagurata e feroce politica contro il Mezzogiorno e le sue risorse messa in atto dal Ministro degli Interni Salvini, sfacciatamente mascherata dal solito diversivo della lotta alla mafia (quando questa non si trova nemmeno e più esclusivamente nel Sud ma ha trovato comoda location specialmente nella regione Lombardia) punta ad impedire che tutto il Mezzogiorno possa legittimamente accedere non in condizione di evidente svantaggio e di netta inferiorità, anche 'fisicamente' con i suoi porti, le sue autostrade, le sue strade, le sue ferrovie e i propri aeroporti, alle nuove opportunità che l'Unione Europea metterà in campo con l'Agenda 2030.

Di fatto la chiusura dei porti e l'esclusione dal dibattito europeo del Mezzogiorno come attracco mondiale dei flussi migratori non solo ha oscurato la visibilità di questo luogo straordinario dell'Italia e dell'Europa, non solo né ha sminuito la centralità sullo scacchiere mediterraneo, asiatico, medio orientale ed africano, ma ha creato le premesse di un distacco e di un profondo divario tra il sud e il nord del paese.

Questo robusto nodo scorsoio inopinatamente posizionato dal governo leghista e grillino sulle dinamiche di sviluppo del meridione, questo impedimento inflitto alla macro regione del Sud Europa, che nel frattempo è divenuta, nel corso dei primi venti anni del secolo 2000 un hub in primo piano sullo scacchiere mondialista e globale, rappresenta il motivo più convincente di un ragionato rifiuto da opporre a questo governo in sede di voto europeo.


Il sud geopoliticamente

primo grande luogo del mondo

dove issare la bandiera

dell'Unione Europea


Un Sud che, in quando straordinario e inalienabile avamposto dell'Unione Europea nel Mar Mediterraneo, si pone geopoliticamente come primo grande luogo del mondo dove issare con orgoglio e intelligenza la bandiera dell'Unione Europea, non solo come segnale turistico del mare blu, ma in quanto simbolo di coesione, pace, dialogo, partecipazione, area di mercato e di scambio, in sintesi libertà e democrazia sostanziale e sostenibile, evidentemente fa paura a certi avidi e spietati interessi politici leghisti e salviniani.

Il mio personale e convinto appello a tutti coloro che ci leggono e ci apprezzano sulle colonne della nostra testata CN24 è quello di partecipare al voto europeo impedendo che gli antieuropeisti, che questo governo leghista e grillino, possano sfruttare e strumentalizzare la debolezza e la sofferenza strutturale del Mezzogiorno per fini politici totalmente antitetici con l'urgenza nazionale di unire il Paese e valorizzare il ruolo di piattaforma e volano europeo nell'Unione dell'intero Mezzogiorno.

Il voto conta quanto non mai e più di quanto non si dica altrimenti soprattutto quando si è consapevoli della rinnovata importanza del Sud nel contesto dell'Unione Europea e del decisivo contributo europeo alla straordinaria rinascita mediterranea e globale, se si nega con la scheda, appoggio e consenso a questo governo antimeridionalista.