La “privatizzazione” della fiera Mariana e il caos: dall’approssimazione allo scaricabarile

14 maggio 2019, 07:29 Imbichi

Non sempre basta pagare di più per avere di più. L’organizzazione della fiera Mariana di quest’anno ne è un esempio perfetto, e dimostra, ancora una volta, ciò che l’approssimazione è capace di produrre.


di Francesco Placco

Il consueto appuntamento con la Fiera Mariana è partito nel peggiore dei modi. A nulla sono valse le numerose rassicurazioni dell’ente comunale, che già a fine marzo ci informava di essere al lavoro per organizzare l’evento (LEGGI), e che aveva sfornato ben dueprogetti”: quello bocciato sul molo commerciale (LEGGI) e quello attuale sul molo di banchina (LEGGI).

Entrambi in area portuale, con precise raccomandazioni sulla sicurezza, tanto da preventivare in ogni caso una verifica prima dell’apertura al pubblico.

Ma il controllo della Prefettura non è andato a buon fine, e l’esito negativo del sopralluogo si è aggiunto ad una giornata pesante che ha visto i numerosi commercianti comprensibilmente innervositi, tra mancanza di organizzazione (nessuno si è premurato di segnalare gli spazi espositivi), assenza di bagni chimici e stand impossibilitati alla vendita.

Oltre un centinaio di commercianti dei 230 ammessi, infatti, ha perso una giornata di lavoro che non potrà recuperare, pur avendo pagato per intero l’occupazione del suolo pubblico.

La sventura non è passata inosservata, e dal Comune non hanno atteso molto per diramare un comunicato stampa (LEGGI) con il quale si discolpavano completamente per l’accaduto. Le colpe sarebbero da ricercare – secondo l’ente – solo ed esclusivamente nella ditta che avrebbe dovuto organizzare l’evento. Nessuno però si sarebbe accorto di queste inadempienze fino a questa mattina, nonostante i sopralluoghi effettuati già nella giornata di ieri (QUI).

La grande novità dell’anno infatti non sono tanto i disservizi collegati alla fiera, ma l’impiego di una “ditta”. Negli ultimi anni a gestire tutti gli aspetti organizzativi collegati alla fiera, alle giostre e, più in generale, alla festività mariana, è stata l’Akrea, ma quest’anno si è deciso di affidare il servizio ad un’azienda esterna.

Decisione presa lo scorso 30 aprile con la Delibera di Giunta 131, in quanto “l’Ente non dispone nel proprio organico di figure professionali adatte e sufficienti a garantire la corretta organizzazione e realizzazione della fiera mercato”.

L’affidamento dell’incarico avviene però ad oltre un mese di distanza, tramite la Determina Dirigenziale 908 del 9 maggio (QUI) nata in seno ad una “una rapida indagine di mercato” svolta “in considerazione dell’urgenza dettata dall’imminenza dell’evento fieristico” (con buona pace della programmazione partita con largo anticipo).

Delle quattro ditte interpellate risponderà positivamente solo La Rosa Eventi srlu”, che prospetterà una spesa di 159.951,76 euro (iva inclusa) per la gestione totale dell’evento.

Una cifra decisamente più alta rispetto al solito, che oscilla tra 50 ed i 70 mila euro, così come certifica lo stesso Comune parlando delle spese affrontate nel 2017 (LEGGI). Costo che comunque dovrà coprire più giorni e viene considerato “congruo e vantaggioso in relazione al rapporto qualità/prezzo”, e che verrà sostenuto - così come in passato - anche tramite l’impiego delle royalties (LEGGI).

L’idea, chiaramente, era quella di garantire una migliore esperienza in vista del Cinquecentenario. Ma l’idea di affidare un incarico così corposo con così pochi giorni di preavviso si è rivelata pessima, ed alla fine tocca proprio all’Akrea fare “il lavoro sporco”, ovvero cercare di mettere tutto a posto in modo da rispettare le prescrizioni della Prefettura ed impedire un ulteriore blocco della fiera.

D’altronde, l’appuntamento è di quelli che sta particolarmente a cuore alla popolazione, e finirà per avere un impatto non indifferente nei confronti dell’amministrazione che tenta, maldestramente, di mettere una pezza tardiva e di scrollarsi di dosso ogni responsabilità.