Zingaretti di fronte alla ‘Questione Penale’ di Mario Oliverio. L’ineluttabile declino di un Calvo e Grosso Maduro del Sud

12 maggio 2019, 16:30 100inWeb | di Vito Barresi

La legge è veramente uguale per tutti gli iscritti e i dirigenti del PD? Perché si invocano le regole, i testi sacri del Codice Etico e poi si fa finta che niente accade perché solo in pochi vanno a verificare se commi e paragrafi sono veramente rispettati?


di Vito Barresi

Ci chiediamo (se è ancora lecito in questa democrazia) come Nicola Zingaretti possa un minuto in più restare indifferente e mantenere nel Partito Democratico un “ceffo” che rischia di avere il proprio casellario giudiziario intasato di pendenze penali e civili, un soggetto attualmente accusato (anche se ancora non giudicato né condannato da una corte di giustizia) di essere ciò che in un qualsiasi vocabolario italiano si denomina “individuo/a colpevole di delitti gravi nei confronti di singoli o della collettività”.

Atteggiarsi e attardarsi a sminuire la portata di uno “scandalo” tanto complesso e vasto che con la discovery giudiziaria (LEGGI) ha messo in luce la struttura del potere politico e affaristico nella Regione Calabria, a poche settimane dal voto europeo, potrebbe tramutarsi non solo in una sorta di subordinata acquiescenza, di cinica quanto calcolata tolleranza, quanto in un duro colpo all'onore e alla storia stessa di un grande Partito, un pesante macigno sulle future chances di governo dell'intero schieramento progressista e di sinistra.

Simile soggetto, una sorta di Maduro glabro, spennato e tondo, senza baffi barba, in beffa al livello minimo di pudore pubblico e privato, continua ad autoproclamarsi Presidente, Governatore della Cosa, nonostante sia stato già colpito da pesantissime misure cautelari inflitte dal Procuratore Generale Antimafia Gratteri, lo stesso che dopo averlo relegato nella sua “dacia” silana, imponendogli la tuta di “malfamato confinato” (LEGGI), recentemente ha ribadito, con altri più allarmanti avvisi di reato, la pericolosità del Glabro, è un’offesa enorme alla moralità istituzionale e della politica, anche a mente di quanto analogamente è accaduto in Umbria, dove gli amministratori attinti nelle inchieste rassegnavano immediatamente le proprie dimissioni.

Per questo scrivo rivolgendomi direttamente al segretario del Pd Nicola Zingaretti, persona colta, attenta e sensibile ai mali e ai malfattori che affliggono l'area democratica e progressista in Italia, e specialmente nel Mezzogiorno, politico di spessore culturale che ho avuto modo di ascoltare dal vivo nel corso del suo intenso quanto eloquente comizio tenuto in questa campagna elettorale a Modena, se la permanenza nel Pd di Mario Oliverio, nel momento in cui nella Circoscrizione Sud viene presentato un capolista di alto profilo come è il magistrato in pensione Franco Roberti, già Procuratore nazionale antimafia, attualmente assessore alla Sicurezza in Regione Campania, non sia un pugno in faccia alla coerenza e alla conseguenzialità sia etica che garantista di tale prestigiosa formazione politica, oggi incaricata di svolgere il delicatissimo e impegnativo ruolo di opposizione democratica in Parlamento e nel Paese.

Ora non è mia intenzione argomentare sulle auspicabili dimissioni del Governatore Oliverio dalla sua carica regionale, poiché tocca a lui e non ad altri decidere in tal merito, ma osservare quanto ampia possa essere la perdita di consensi e la deformazione dell'immagine per un Partito come il PD, se Lei e gli organismi di vigilanza e di controllo preposti continuerete a tollerare la sconcertante permanenza nei vari livelli di dirigenza e influenza dellindagato Oliverio Gerardo Mario , e di quanti altri che con lui sono stati indagati e indicati dalla Procura Generale antimafia in quanto pericolosi autori, sebbene in dubbio, di gravissimi misfatti delinquenziali.

Ecco perché, egregio Segretario Zingaretti, amando come lei in 'Montalbano' il senso letterario della vita, le simiglianze e le allegorie che ben si possono trarre in politica, le chiedo di dirimere non solo la “questione morale” bensì la “questione penale” posta dal caso Oliverio e dallo “scandalo” connesso, sollecitando lo stesso a consegnare le carte dei giudici che lo accusano, ai Probiviri del suo Partito, raccolti in Commissione di Garanzia ai sensi dello Statuto e del Codice Etico che al punto 3 comma c) stabilisce di:

“non appartenere ad associazioni che comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato, ovvero che comportino forme di mutuo sostegno, tali da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge e di imparzialità delle pubbliche istituzioni”;

e al comma 2 che:

“Ciascun dirigente, ogni componente di governo a tutti i livelli, le elette e gli eletti nelle liste del Partito Democratico si impegnano a: a) comunicare all’organo di garanzia territorialmente competente, ai sensi dello Statuto, le situazioni personali che evidenziano o possono produrre un conflitto di interessi, ovvero condizionare l’attività del partito o lederne l’immagine pubblica, in primo luogo nel caso di esistenza di un procedimento penale o di adozione di una misura di prevenzione nei propri confronti”.

“Gli stessi, ove impegnati a livello europeo, nazionale, regionale, provinciale e nei capoluoghi di provincia, comunicano, inoltre: ­la proprietà, la partecipazione, la gestione o l’amministrazione di società ovvero di enti aventi fini di lucro; ­l’appartenenza ad associazioni, organizzazioni, comitati, gruppi di pressione che tutelino o perseguano interessi di natura finanziaria, nonché i ruoli di rappresentanza o di responsabilità eventualmente ricoperti ovvero il loro sostegno...”

L'invito che tutti calabresi le rivolgono è di prendere al più presto una decisione in tal senso, non dopo ma immediatamente prima della prossima scadenza europea, anche in ragione di quanto previsto nello Statuto del Pd all'Articolo 40-quater (Sanzioni disciplinari) in base al quale:

"Le Commissioni di Garanzia irrogano le sanzioni derivanti dalle violazioni allo Statuto nonché del Codice etico, in misura proporzionale al danno recato al partito. Le sanzioni disciplinari sono :Il richiamo scritto; La sospensione o la revoca degli incarichi svolti all’interno del partito; La sospensione dal partito per un periodo da un mese a due anni; La cancellazione dall’anagrafe degli iscritti e dall’Albo degli elettori."

Non fosse altro per Lei che ha sovranamente indossato al Congresso il vestito intonso di Segretario del “Nuovo Corso” del Partito Democratico, di vederselo inopportunamente macchiato e maculato da “Quer pasticciaccio brutto de la Regione Calabria”.