Benvenuti in vetta all’Everest dove oltre alla neve i rifiuti la fanno da padrone

7 maggio 2019, 19:33 Outside24
L'everest (Foto: MontagnaTv)

Tre tonnellate. È la quantità di rifiuti raccolta in queste settimana da un team di 14 volontari sulla vetta del mondo. Lattine, bottiglie, pezzi di plastica, attrezzature da alpinismo e perfino escrementi umani, sono solo alcune tipologie di rifiuti raccolti nel corso poco tempo, anche se il team mira a raccogliere altre sette tonnellate in appena 45 giorni.


di Enrica Tancioni

L’Everest, nel corso del tempo, è diventata non solo una meta turistica da scalare, ma anche un enorme discarica a cielo aperto. Oltre 4.000 persone hanno scalato finora l'Everest con un record di 807 alpinisti che hanno raggiunto la vetta l’anno scorso.

E non solo, perché solo quest’anno il Nepal ha rilasciato 375 permessi di salita (indiani, americani, cinesi e inglesi fanno la parte del leone), la Cina 364 (di cui 220 solo per gli sherpa, perché ormai sono in vendita pacchetti extra-lusso con una guida e due accompagnatori per “scalatore”).

Numeri che aumentano considerevolmente se si pensa al personale di servizio, gli sherpa, circa un migliaio, impegnati a fissare le corde, attrezzare le vie e a fornire assistenza nei campi base.

Iniziata il 14 aprile scorso, la campagna per ripulire l’Everest è sponsorizzata dalle autorità del Nepal e dovrebbe costare un totale di 23 milioni di rupie (poco più di 185 mila euro). Essi si spingeranno fino al Campo 4, situato a 7.950 metri.

La campagna coincide con l'apertura della stagione dell'arrampicata primaverile, durante la quale centinaia di alpinisti cercheranno la fortuna sul picco di 8.248 metri, accompagnati dal personale di supporto, formato da oltre 1.000 addetti.

L'anno scorso, un record di 807 scalatori ha raggiunto la vetta, conquistata per la prima volta da Tenzing Norgay e Edmund Hillary nel 1953.Un elicottero dell’esercito ha quindi trasportato un terzo del materiale raccolto sulla cima del mondo a Kathmandu, per riciclarlo. I materiali biodegradabili sono stati portati invece nel vicino distretto di Okhaldhunga, perché siano smaltiti adeguatamente.

Oltre ai rifiuti (lattine, bottiglie, plastica), sono stati localizzati anche i corpi di quattro scalatori e questo è successo a causa del cambiamento climatico. Se questo dovesse continuare a sciogliere i ghiacci del monte è probabile che seguiranno molte altre scoperte se si pensa che al 1922 oltre 200 alpinisti sono morti mentre cercavano di raggiungere la vetta a 8.848 metri.

Paradossalmente alcuni corpi vengono spesso usati come punti di riferimento, lì dove i ghiacciai perenni e la neve crea un paesaggio sempre simile, i “Green Boots”, ovvero gli stivali verdi di un alpinista deceduto in quota, sono stati usati come una sorta di geolocalizzatore per gli avventurieri. Tuttavia i rifiuti che generano maggiore ribrezzo e maggiore preoccupazione sono senza ombra di dubbio le feci. Così per correre ai ripari la Cina ha chiuso la via per qualche mese. Il motivo? Installare un wc sul campo più alto, a circa 7mila metri di quota, che sia capace di raccogliere escrementi dentro un barile con appositi sacchi della spazzatura.

Il governo nepalese, dal canto suo, sta tentando di correre ai ripari. Come? Con un progetto di un impianto a biogas che possa essere installato vicino al campo base. Proprio dove al momento il liquame grezzo viene trasportato al villaggio più vicino con un’ora di cammino e rilasciato in fossati, contaminando le acque che scendono a valle.