Riscaldamento globale, la sfida parte anche dalle mostre: come quella del National Geographic

21 aprile 2019, 13:00 Outside24

La sfida contro il riscaldamento globale passa anche dalle mostre. “Come Capire il cambiamento climatico-Experience exhibition”, esposizione promossa dal National Geographic che nel Museo di storia naturale di Milano propone un percorso fatto da 290 scatti fotografici realizzati dai maestri di Ng.


di Enrica Tancioni

Gli organizzatori parlano di una mostra immersiva in cui le immagini “avvolgonolo spettatore che si trova quindi immerso nelle diverse aree geografiche del pianeta e raccontano tramite fotografie le trasformazioni della Terra.

Si entra quindi nelle tipiche foreste canadesi e americane e ci si immerge nei mari tropicali. Poi un passaggio sui ghiacciai, o di quello che ne rimane, dal momento che sono soggetti alla fusione.

Attraverso il percorso della mostra, aperta fino al 26 maggio, si possono scoprire i meccanismi e gli effetti della trasformazione del Pianeta terra dovuti al riscaldamento globale. Attraverso le installazioni digitali, olfattive e sonore e le postazioni e pareti interattive, si possono conoscere i dati dei cambiamenti climatici e si scoprono i modi per aiutare la Terra.

Le prime due sale sono, appunto, un’esperienza immersiva. Nella prima stanza i visitatori saranno “avvolti” da immagini di grandi dimensioni di una natura rigogliosa e proiettate lungo le pareti. Tuttavia nella seconda sala la meraviglia viene sostituita dal contrasto delle catastrofi naturali provocate dai cambiamenti climatici.

Immagini, ma anche suoni. Quelli raccontati da quattro testimoni a rischio estinzione: l’orso polare per il ghiaccio, la tartaruga per l’acqua, l’elefante asiatico per la terra e infine l’uomo per la plastica. Sono loro a “parlare” dei drammatici mutamenti in atto nel pianeta.

Si passa dunque nella terza stanza in cui i promotori della mostra intendono riflettere lo stato attuale del pianeta con dati e informazioni. Le stesse informazioni che ogni spettatore può leggere attraverso grandi schermi interattivi.

Ed è proprio da questa terza stanza che parte l’invito a compiere scelte utili e gesti appropriati per contrastare il cambiamento climatico.

Piccole azioni quotidiane che partono dall’alimentazione e finiscono ai rifiuti. Il settore alimentare è una delle categoria che incide maggiormente sui cambiamenti, dal momento che viene trasportato. Il primo passaggio è evitare gli sprechi alimentari; consumare carne e pesce una volta a settimana; bene la frutta e la verdura, ma il consiglio è scegliere sempre prodotti di stagione; infine, ma non meno importante, l’acqua. In Italia è bene preferire quella del rubinetto a quella conservata nelle bottiglie di plastica.

L’ambiente e l’inquinamento passano anche dalle abitazioni, dove per il futuro del pianeta bisognerebbe ridurre i consumi. Come? Abbassando i termostati durante la stagione invernale; fare lavaggi con lavastoviglie e lavatrici a pieno carico; utilizzare apparecchi ad alta efficienza energetica.

Da qualche anno condomini e cittadini stanno installando pannelli fotovoltaici, o si stanno affidando a un fornitore di energie rinnovabili. Quindi occhio alla bollette. E soprattutto per evitare lo spreco dell’acqua è preferibile fare la doccia al bagno.

Un altro passaggio è sicuramente quello della raccolta differenziata. Ma il primo passo è sicuramente quello di ridurre la produzione di rifiuti, acquistando esclusivamente i beni di prima necessità, riciclando oggetti. È bene comprare articoli con pochi imballaggi e utilizzando buste e sacchetti riutilizzabili.

Un settore a parte è quello della mobilità. Nelle grandi città è bene preferire i mezzi pubblici e in alternativa la bicicletta o il car sharing. Se l’auto è un bene essenziale è necessario preferire le vetture ibride, che inquinano meno, o mezzi a bassa potenza.

Il tutto per bloccare i cambiamenti climatici. Sì, perché secondo le ultime stime degli scienziati la temperatura della Terra è aumentata di oltre un grado Celsius nell’ultimo secolo, e il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia a livello globale e il primo anno più caldo in Italia, Francia e Svizzera.

E non solo, i ghiacciati si riducono di circa 400 miliardi di tonnellate ogni anno e il livello del mare aumenta di 3,4 millimetri all’anno.

La teoria dell’aumento della temperatura terrestre è matematica ed è stata teorizzata per la prima volta nel 1896 dal premio Nobel svedese Svante Arrhenius.

È stato proprio il chimico a pubblicare la tesi secondo cui il carbon fossile e la sua combustione sarebbero stati all’origine dell’aumento della temperatura terrestre.

Anche se la storia della teoria dei cambiamenti climatici ha diversi tasselli, come quello messo nel 1938 da Guy Callendar. È stato proprio lui a dimostrare la tendenza all’aumento della temperatura; mentre nel 1958, Charles Keeling ha avviato lo studio e il monitoraggio sistematico dell’aumento della CO2 atmosferica a Mauna Loa, nelle isole Hawaii.

Si arriva quindi al 1967, anno in cui Syukuro Manabe ha elaborato il primo modello matematico dell’effetto serra antropogenico; nel 1979 Jules Charney ha coordinato il primo rapporto dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti sui rischi del riscaldamento globale.

Ma è soltanto nel 1988 che viene fondata l’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite che è oggi il più autorevole gruppo di scienziati che studiano i cambiamenti climatici.

Da allora diversi passi sono stati fatti per chiedere agli stati del mondo di abbassare i livelli di CO2. Questo è avvenuto nel 1992 quando a Rio de Janeiro è stata firmata da quasi tutti i Paesi la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), che ha dato vita al Protocollo di Kyoto (1997) e all’Accordo di Parigi (2015) per ridurre le emissioni climalteranti.

Protocolli che non hanno tuttavia impedito l’aumento delle emissioni. Oggi si calcola che la concentrazione di CO2 sia di circa 410 parti per milione, il valore più elevato degli ultimi tre milioni di anni, noto attraverso i carotaggi dei ghiacci dell’Antartide e dei sedimenti marini.

La mostra, aperta al pubblico dal 7 marzo al 26 maggio prossimi, è promossa dal Museo di Storia Naturale di Milano e prodotta, oltre che dallo stesso Museo, dal Comune di Milano - Cultura, Otm Company e Studeo Group in collaborazione con National Geographic Society e con la curatela scientifica di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana.