Gioele Dix e la quasi sempre esatta Ragione della Bibbia

22 marzo 2019, 12:13 100inWeb | di Vito Barresi

Un nuovo profeta, un erudito esegeta, un predicatore dei tempi burrascosi in cui da sempre, per cicli e fasi, si ritrova l’Umanità, continuamente sull’orlo della fine del mondo e del diluvio universale? Giammai, non proprio e non esattamente così. Perchè non ci si imbatte in tali ruoli e personaggi attoriali se si consiglia vivamente il bel libro, del famoso narratore e monologhista Gioele Dix, La Bibbia ha (quasi) sempre ragione, messo in stampa per i tipi della prestigiosa Claudiana, casa editrice che sull’argomento certamente non ne sa meno di altre sia in proposito che in catalogo.


di Vito Barresi

Un monologo con la partecipazione di più voci e personaggi autorevolissimi che vanno da Mosè ad Abramo, da David a Golia, da Giacobbe a Giuseppe, da Esaù a Labano, da Eva a Rachele, da Isacco a Giona, da Gioele a Noè, da leggere (e non a caso proprio in queste settimane di Pasque Mediterranee, primigenia la festa ebraica di Pesach e delle azzime) in questi giorni di passaggio ed equinozio che rinfocolano la memoria eterna di leggi, usanze, racconti, moniti e novelle di uno dei testi più mirabilanti mai scritti congiuntamente da mano umana e celeste, fondamento e pilastro di un gigantesco tempio materiale e immateriale in cui si custodisce il codice canonico e letterario delle nostre civiltà, il ‘poema’ eterogeneo, la saga eterna che getta le basi morali, giuridiche e religiose di una lunghissima storia sociale universale.

Con laica ironia Gioele Dix ci ricorda, avvicinandosi con molta umilità nel suo colloquio con parti e passi dell’Antico Testamento, specie quelli raccolti nella Torah, che la Bibbia non è un luogo comune né tantomeno una polverosa pagina di miti, leggende e storie, divenuta con il passare dei millenni, completamente avulsa dal mondo contemporaneo, bensì un patrimonio spirituale che suscita il desiderio di un'avventura interiore e dialogante di portata sempre nuova e straordinaria.

Anzi, nel suo proficuo e personale ‘commento’ il noto attore si scopre curioso e studioso appassionato, rigorosamente documentato e attento anche ai risvolti meno evidenti del testo sacro, facendolo risplendere di una voce immediata e vera, fatta di dubbi, perplessità, pause, ore e tempi, scovando tanti non sense che ne evidenziano aporie linguistiche e narrative mai capziosamente, quanto incantate e avvolte in un cielo di infantili ingenuità.

Per quanto sia molto difficile nel mondo d'oggi tornare a calcare quelle mappe bibliche dell’ativica terra di Sion, riscoprire e ripercorrere le scene principali che descrivono la storia e la geografia del popolo eletto, l'autore accetta la sfida con piglio gagliardo e originale, ricominciando la sua narrazione, stilandone uno story board, consapevole del ‘pericoloso’ gioco di srotolare senza reti teologiche un incandescente ‘gomitolo’ zeppo di nodi e contraddizioni, indossando una tefillah che lo guida alla scoperta di doppioni e ripetizioni, con evidenti quanto suadenti discordanze.

Fatto sta che tra i diversi racconti della Creazione (Primo racconto della Creazione,Secondo racconto della Creazione, Il Paradiso, Il Diluvio Universale, La Torre di Babele, La Circoncisione, Sodoma e Gomorra), tra le diverse Genealogie, il nostro affabulatore non si disperde, anzi trova gusto e filo contestuale nella sovrapposizione narrativa del Diluvio, perchè poi alla fin fine tutta questa eterogeneità testuale si ricompatta in un’attenzione di forza unica e vibrante, la stessa che calamita a sè le questioni di senso e di significato magari avversate e contestate da parte dei negatori della coscienza biblica, degli increduli e dei blasfemi.

Il percorso parte dalle origini del cosmo e dell'uomo ed entra in un colloquio amicale, quasi confidenziale, con alcuni dei patriarchi, dei liberatori, dei Profeti e dei sapienti, figure centrali dell'Antico Testamento.

I Libri rinovellati nella sua ‘serissima’ scorribanda, tutt'altro che comica, sono Genesi, Esodo, Numeri, Deuteronomio, Giudici, Samuele, Isaia, Giona, Gioele, attraversati con felpata cautela come conferma l’apparato bibliografico e il tessuto di note che corredano il volume.

Gioele Dix riesce con sobrietà e simpatia a toccare i temi e i nodi senza mai entrare in questioni teologiche o di dottrina ma individuandone artisticamente il senso e lo spazio di un ambiente in un costante parallelismo con la nostra storia di vita, senza mai cadere nella tentazione di teorizzare un sua opinione biblica ma di viverne il pensiero, di coglierne il profumo di freschezza, nella sua esperienza diretta, personale, teatrale e artistica.

Un libro da far leggere specialmente nelle scuole in quanto suscita, con senso critico, oltre alla creatività interpretativa anche il sentimento vivo della conoscenza che, prima ancora di tramutarsi in eventuale scelta di fede religiosa, diventa indicazione civile più ampia, feconda e propulsiva.

Magari messa accanto e in comparazione con l’Olimpo delle divinità omeriche o con l’enciclopedica raffinata architettura della conoscenza e delle virtù teologali di Dante.

Tanto che la meravigliosa novella, la collodiana favola di Giona e della Balena, non stoneranno affatto accanto alle auliche terzine della Divina Commedia.