Torna la musica della mafia, e stavolta parla crotonese

20 marzo 2019, 15:28 Imbichi

Le canzoni che parlano di malavita e del mondo della criminalità organizzata sono moltissime, e nel corso degli anni si sono registrate vere e proprie “compilation” da vendere online ed all’estero. Il fenomeno è diminuito negli ultimi anni, ma sembra tornare in voga in occasione di processi e sentenze, come nel caso di Aemilia.


di Francesco Placco

A mafia è chìdda chi cumànna sempri, e solu d’ìdda pòti j’ìre avanti”. Così si conclude una nota canzone che celebrava l’omicidio di Carlo Alberto della Chiesa, che dal 1982 viene riproposta e cantata da diversi artisti tanto da essere disponibile su Youtube (QUI) ed in diverse raccolte sulla “musica della mafia”.

La criminalità ha sempre avuto i suoi cantanti, i “sònaturi” ed i “mastri d’abbàllu”, menestrelli pronti ad intrattenere gli ascoltatori con storie di eroi, briganti, fuorilegge e criminali, accomunati da tematiche simili e ricorrenti: il carcere, la libertà, l’appartenenza, la lotta “giusta”, le famiglie da sfamare e così via.

Tematiche che hanno attraversato i secoli, e che oggi giorno si ripropongono in chiave moderna ed anche in generi musicali nuovi. Tematiche che sembrano lontane dalla nostra realtà ma che ci riguardano direttamente, e che finiscono per sfuggire nel trambusto del dibattito moderno.

I primi giorni di marzo infatti sono stati interessati da una notizia tanto curiosa quanto preoccupante: il singolo di un cantante neo-melodico intitolato “Pe’ guagliune ‘e l'Aemilia”, caricato su Youtube (QUI) e successivamente rimosso con tanto di scuse.

Una canzone dove non si risparmiavano attacchi espliciti ai pentiti che hanno permesso di dare il via alle indagini e, successivamente, al Processo Aemilia.

Parliamo del più grande processo per mafia mai svolto nel nord Italia, con oltre 200 imputati e decine di capi d’accusa, che dopo ben cento-novantacinque udienze ha portato all’arresto di 125 persone (LEGGI). L’operazione non si è mai fermata, e recentemente si è arrivati ad un ulteriore sequestro di beni per un valore di oltre 40 milioni (LEGGI). Il tutto, riconducibile alla cosca Grande Aracri di Cutro.

La “goliardata” del cantante che si è speso per elogiare gli “innocenti carcerati” ha provocato una catena di indignazione più in Emilia che in Calabria, dove è possibile leggere numerosi commenti a favore dell’artista. In fondo, la sua è solo una canzone, e stando ai più non ci sarebbe motivo di prendersela più di tanto.

Non sono poi molte le canzoni del genere che riguardano direttamente situazioni e fatti del crotonese. A parte questo specifico caso, infatti, la maggior parte dei testi è di uso comune e reperito da strofe e motivi tramandati anche da altre regioni.

Esiste tuttavia un precedente di stampo opposto, ossia un singolo del 2010 dal titolo “Il mio nome è…” (QUI) che parlava esplicitamente dell’omicidio di Carmine Arena avvenuto nel 2004 ad Isola Capo Rizzuto.

Insomma, che si parli della storia dei “tre cavalieri” o di moderni ‘ndranghetisti, la “musica della mafia” continua a rappresentare un’attrattiva per molti.

Qualche cantante cerca goffamente di cavalcare l’onda, altri invece lo fanno senza dare nell’occhio. E nel frattempo, la gravità della situazione continua a “diluirsi” fino a non rappresentare più un problema o un fastidio. In fondo, cosa sarà mai una canzone?