Cesare Moreno il Maestro Napoletano sulla strada dell’Europa con la lista Varafoukis

24 febbraio 2019, 18:56 100inWeb | di Vito Barresi

Rivedo Cesare Moreno nella memoria di un’estate indimenticabile. Un giorno a Melissa dei primi anni Settanta, laddove la campagna non era di nostalgia toscana, tra Siena, Poggibonsi e San Gimignano, bensì in piena luce di mezzogiorno, riflessa nel meriggio di una valle incantata del feudo Fragalà, eros, passione e morte, sacrificio della mitologia bracciantile, protesa alla conquista delle terre del barone Brevinghieri, come cantò Lucio Dalla. Eravamo tanti e giovani su un tornante di campagna, un ritratto di storia agraria alla Treccani, alla Carlo Levi, realismo che già stava in fondo alla strada che portava all’Europa. L’appuntamento era davanti alla porta di una chiesetta semplice, fuori le mura del borgo contadino, Santa Maria dell’Udienza, messa proprio lì, verso la metà del Seicento, dal principe di Strongoli Domenico Pignatelli. Entrammo nella frescura di quell'aula sacra deserta e abbandonata e lì parlammo come nella parrocchia di Don Milani, in quel fervore di fede nuova su quella antica, in un interno tra il rural gothic e il south country, un'assemblea irreale e sontuosa tra i banchi, gli inginocchiatoi e l'altare, tutto coperto di polvere, dove risonavano le trombe del riscatto e salmodiavano le lacrime amare delle partenze migranti in Germania, a Torino, persino nelle Americhe lontane, per discutere in breve sul nuovo intervento politico al Sud.


di Vito Barresi

Sono passati tanti anni che non sembra nemmeno ieri. E tra i tanti ricordi lasciati indietro, eccone uno di quei fotogrammi alla Andrey Tarkovskij che restano impressi sulla filigrana iconica della nostra formazione civica.

Sguardi nello specchietto retrovisore che non invecchiano nonostante l’impegno continuo, i valori di lunga durata, le lotte di popolo che avanza sempre come uno strano soldato, la resistenza senza paura alle logiche del potere di classe, l’orizzonte proteso in antitesi al futuro di un mò che il tempo s’avvicina. Quasi mai per la nostra generazione.

Il Maestro senza più la sua Margherita ha ripreso il percorso, un pellegrinaggio continuo tra idee, sentimenti, passioni popolari, portando nella sua bisaccia e sul suo bastone l’esperienza e le idee di movimenti antichi ma anche di nuove aspirazioni in cerca di un valido alpenstock per camminare insieme in un mondo diverso.

Cesare Moreno, in linea di continuità con la sua vita militante, ha scelto la strada dell’Europa, un pò come una figura tratta da un quadro campestre di Brueghel, dove si trovano le nuove generazioni, i giovani che in Italia stanno promuovendo il movimento europeista del greco Yanis Varoufakis, professore di teoria economica all'università di Atene, già Ministro delle Finanze nel primo Governo Tsipras, fondatore di DiEM25, che si definisce nel suo specimen:

il primo movimento politico transnazionale composto da progressisti, democratici radicali, ecologisti, femministe, di ogni parte d’Europa: dal suo nord e dal suo sud, dal suo occidente e dal suo oriente, dalle sue metropoli e dai suoi piccoli centri, dall’Europa centrale e dalle sue isole, dalle sue montagne e dalle sue pianure, dai suoi grattacieli e dalle sue campagne, uniti nelle nostre differenze di culture, lingue, accenti, provenienze politiche, colori della pelle, identità di genere”.

In qualità membro dell’Advisory Panel di DiEM25 Italia, lui che è stato tra i fondatori di Lotta Continua a Napoli e nel Sud (sarebbe conforme ai criteri artistici del teatro napoletano alla Scarpetta e alla De Filippo la ricostruzione in palcoscenico della storica sede del famoso gruppo extraparlamentare, in un locale scenico che era anche una grande falegnameria in via Stella, nel pieno centro città, dove Adriano Sofri declamava per ore mangiando solo qualche fetta di pan carrè) adesso parla del suo sogno politico e sociale di partecipazione, pace e fratellanza da portare nelle piazze durante la campagna elettorale per il Parlamento Europeo del 26 maggio 2019 perchè:

se in questo momento le piattaforme sono decisive, sono importanti, sono da vagliare bene, ancora più importante è mettere in evidenza qual'è il sogno europeo che abbiamo in testa. Perchè i compromessi e le rinunzie sono possibili solo quando abbiamo una visione. Se non c'è una visione è difficile mettersi d'accordo. Partecipo a quest'attività soprattutto perchè voglio un singolo sogno, che in questo momento mi è diventato più evidente che nelle altre occasioni. Io sogno, una società pacifica, perchè quella che sto vivendo adesso non è pacifica. E non è pacifica non perchè ci stanno Salvini e quell'altro… come si chiama non me lo ricordo...ma perchè non lo era già prima. Perchè cinquanta anni fa, quando occupavamo l'università, perchè, così, ci andavano storte un pò di cose, ci hanno dato subito addosso. E hanno detto che stavamo dalla parte sbagliata della storia. Ci hanno detto che solidarizzare con Jan Palach faceva il gioco dei nazisti. Chi scrisse quel volantino si chiama Massimo D'alema, 50 anni fa. Io lo conoscevo già, come uno che stava dall'altra parte di dove stavo io, cioè abbiamo vissuto per cinquantanni una politica di paura e di odio.”

Realizzare una presenza elettorale non è comunque facile. European Spring che è già attiva in diversi paesi europei sta debuttando nel complesso e difficile scenario italiano, dove sono stati sospesi i rapporti del sodalizio con uno storico sostenitore del movimento, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, che sta accentuando sempre di più posizioni sovraniste, in totale contraddizione con la volontà radicalmente europeista e internazionalista di Diem25:

Penso - evidenzia Cesare Moreno - che in queste elezioni bisogna puntare sul fatto che vogliamo una società in cui non devo aver paura dell'altro. Una società in cui non succede che le carriere si sviluppino mettendo i piedi in testa agli altri, una società in cui un pò di diseguaglianza, signori, ci sarà sempre. Ma diseguaglianze che non siano distruttive, non siano escludenti dei diritti delle persone. Si può essere poveri ed avere diritti, si può essere meno poveri e non avere diritti. Io preferisco sempre avere i diritti piuttosto che un pò di povertà in meno.”

Ma la novità che preconizza Moreno, un tipo di Seniores 4.0 che richiama più che la senilità di Jean Paul Sartre quella giovanilissima e ‘left-lifting’ di Bernie Sander e Jeremy Corbyn, sarebbe quella di riallacciare e rafforzare al più presto i rapporti con Verdi italiani, per formare insieme una lista unitaria incentrata sul Green New Deal:

voglio citare un mio caro e antico amico Alex Langerha ricordato concludendo - altoatesino che si è battuto sempre per conservare la coesistenza, valorizzando la diversità e non abolendo la diversità. Le cose che lui ha proposto in Alto Adige e che ha continuato a fare con coerenza per tutta la vita erano di questo tipo. Io penso a una società, quella italiana e quella europea ancora di più in cui una cosa deve essere chiara, che ci possiamo dividere su tutto, tranne che sul fatto che tocca a noi organizzare una convivenza. La convivenza si organizza tra i diversi. E' questa l'idea d'Europa che si deve assolutamente ripristinare.”