Indici Sdgs. Crotone: male per lavoro, infrastrutture e istruzione. Ma è ancora una città sostenibile

12 gennaio 2019, 19:09 Imbichi

Quest’anno, per la prima volta, gli indici SDG sono stati applicati direttamente alle città italiane grazie ad uno studio della Fondazione Eni Enrico Mattei. Tra problemi endemici e piccole sorprese, i capoluoghi calabresi hanno dimostrato di rientrare nella media nazionale, pur essendo ancora piuttosto lontani dal raggiungimento di molti obiettivi.


di Francesco Placco

Quanto è sostenibile una città? Non è una domanda dalla risposta facile, visti gli innumerevoli fattori da dover considerare, e dare una risposta è ancora più difficile se si parla di una città del Sud: pochi dati, poche ricerche, poche stime.

Una situazione tale da far desistere buona parte degli analisti, che per fortuna da qualche mese dispongono di uno strumento in più.

La Fondazione Eni Enrico Mattei ha realizzato il primo “SDGs City”, un report sulla sostenibilità urbana (QUI) basato sugli indici SDG.

Una breve spiegazione: i Sustainable Developement Goals (QUI) sono degli obiettivi che ben 196 paesi nel mondo cercheranno di raggiungere entro il 2030. Tra questi, vi sono la drastica riduzione della povertà assoluta e della fame, l’accesso alle energie rinnovabili così come ad un’istruzione di qualità, e così via.

Si tratta di 17 parametri che quasi tutto il mondo cercherà di migliorare nel prossimo decennio, Italia compresa.

Oltre a valutare l’andamento complessivo di un paese, si è pensato di voler valutare anche l’andamento delle singole città: ogni capoluogo italiano verrà monitorato, e di volta in volta si provvederà a stilare una nuova classifica per verificare l’andamento e annotare passi in avanti e passi indietro.

In tutto questo, com’è messa Crotone? Non fatevi un film: le criticità cittadine sono ben evidenziate anche in questo report, che tuttavia ci restituisce anche qualche nota positiva.

Su 16 criteri di valutazione, 7 sono insufficienti, 3 sono scarsi, 5 sono mediocri e solo 1 ottimo. Cominciamo allora ad analizzare questi dati proprio dall’unico numero positivo di cui disponiamo, ossia quello sull’inquinamento: Crotone è una città che non incide sul cambiamento climatico.

Nulla a che vedere con gli arcinoti problemi sul conferimento dei rifiuti (LEGGI), con la bonifica di uno dei SIN più grandi d’Italia o con i problemi sulla differenziata (LEGGI), tant’è che la voce riguardante la produzione di rifiuti ed il loro smaltimento ci ricorda di essere ancora molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo.

Lontanissimi, invece, sono gli obiettivi riguardanti il mondo del lavoro, delle infrastrutture, delle industrie e dell’innovazione: stando al report la città non riuscirebbe a garantire un mercato del lavoro equo ed inclusivo, non promuoverebbe l’innovazione tecnologica ed industriale, e sarebbe incapace di generare una crescita economica “duratura, incisiva e sostenibile”.

Un duro quanto realistico quadro della realtà cittadina, che a sorpresa si scopre anche poco propensa all’uguaglianza ed alla parità di genere (con il punteggio più basso in assoluto) ed al contrasto della fame, inteso come miglioramento della nutrizione di base e sostegno ad agricoltura sostenibile.

Ma c’è di più: viene considerato negativo anche il livello dell’istruzione locale, lontano dagli standard di qualità e di inclusione. In questo particolare campo, Crotone si piazza ultima tra le calabresi. Scarsa la partecipazione degli enti a partnership strategiche per lo sviluppo sostenibile, e scarso anche l’impegno delle istituzioni.

Va meglio invece la gestione dell’acqua, considerata “generalmente sostenibile” ed accessibile a tutti, assieme alla conservazione dell’ecosistema terrestre e della biodiversità biologica.

Buono l’accesso alla salute ed al benessere, al di sopra della media nonostante gli evidenti problemi locali e regionali, tra commissariamenti infiniti (LEGGI) e ultimi posti nell’attuazione dei LEA.

Infine, non ci resta che concludere con i dati riguardanti l’inclusione sociale, tutti “a metà strada” dal compimento. Il contrasto alla povertà cittadina, ad esempio, la riduzione delle ineguaglianze, la costruzione di una società inclusiva, sicura e sostenibile. Obiettivi ancora lontani da raggiungere, ma che entro il 2030 possono essere fattibili.