Ma chi rema contro Salvini? Mar Jonio all’assalto delle coste di Crotone dove sbarcano più migranti di SeaWatch

10 gennaio 2019, 19:37 100inWeb | di Vito Barresi

Ormai da molti mesi in migliaia superano la linea d’ombra del Mare Jonio senza alcuna difficoltà. Svincolati da qualsiasi controllo, senza che alcun riflettore, faro, spot mediale si accenda sui relitti stracolmi di varia umanità che salpano dall’Africa o dal vicino Oriente, issando le vele e puntando la prua direttamente verso Crotone, dopo brevi navigazioni offshore, traversate notturne nelle acque tumultuose del Mediterraneo d’inverno. Che cosa si nasconde in questa 'curiosa' ma sempre più vistosa ‘smagliatura’ nella rete d’acciaio che Salvini ha alzato contro i migranti clandestini in rotta verso l’Italia?


di Vito Barresi

Che succede sui litorali del crotonese, dove quotidianamente continuano a sbarcare i migranti (LEGGI) in numero ben superiore di quelli che vengono lasciati in mare aperto con la scelta dei respingimenti, dei porti chiusi, della tolleranza zero, contro la solidarietà e l’accoglienza? Forse Salvini stesso non è ancora a conoscenza che in Calabria, qualcuno rema contro Salvini?

Oppure nella geopolitica del grande affare europeo delle migrazioni controllate e monitorate qualcuno usa, sfrutta e strumentalizza a proprio piacimento il gigantesco corridoio clandestino’, da sempre aperto nel Mar Jonio?

Un tempo su questa stessa riviera ci passavano le ‘bionde’, si svolgeva tranquillo e abbastanza tollerato dagli allora vertici della Polizia, il colossale traffico clandestino delle sigarette e del tabacco, tutto controllato dalla ‘ndrangheta del crotonese. Oggi, invece, su quelle stesse mappe, forse qualcuno fa finta che nulla sia cambiato.

Si resta, dunque, abbastanza disorientati, relativamente al fatto che Salvini, tra l’enfatico e il linfatico, ribadisce perentorio che lui non accetta nessuna lezione da Malta, dopo che La Valletta “per anni ha chiuso gli occhi e ha permesso che barchini e barconi si dirigessero verso l'Italia. La musica è cambiata, in Italia si arriva solo col permesso. Abbiamo già accolto anche troppo, che gli altri si sveglino. #portichiusi!”.

Ma chi lo crede quando poi sul bagnasciuga di Torre Melissa, in Calabria Saudita, tra Crotone e Taranto, si è incagliata una barca a vela da cui, in perfetto stile odissiaco, sono sbarcati ben 51 migranti (LEGGI, più o meno quelli che si sono finalmente salvati a Malta?

Durante il salvataggio, quasi un affresco di fratellanza che all’alba di un giorno di freddo ha riscaldato i cuori degli abitanti della piccola ma preziosissima comunità vitivinicola del crotonese, Melissa il paese delle lotte per la terra e del Feudo Fragalà, dove morirono tre braccianti sotto il fuoco dei moschetti della Celere, la terra in cui si produce uno dei vini più antichi della storia, sono intervenuti in tanti, compreso il sindaco, tutti intenti a portare a riva donne, uomini e bambini, accogliendo con commozione e lacrime un neonato e la sua mamma scampati grazie all’intervento di due finanzieri della Sezione Operativa Navale di Crotone che, richiamati dal pianto di un bimbo che veniva dallo scafo rovesciato dell’imbarcazione, senza esitare si sono gettati nella risacca gelida e infida (LEGGI).

Solo uno di loro è naufragato o comunque allo stato risulta disperso in mare, dopo che i migranti salvati hanno avvisato i soccorritori, prodigandosi immediatamente, secondo quanto hanno raccontato, nelle prime ricerche del sommerso.

Tutto questo, nonostante il decreto Salvini che impedisce il salvataggio nei porti, e tra questi quello di Crotone che è storicamente uno degli hub di approdo principali, lungo la rotta dei migranti afro asiatici, nel crotonese gli sbarchi, anche in questi mesi, non sono mai cessati.

Anzi, essi continuano costantemente, sotto la regia di un’armata ben nutrita di scafisti ucraini, a cui evidentemente, nonostante le numerose inchieste della magistratura, non mancano le occasioni per continuare a svolgere la loro attività illegale.

Quasi ci fosse una clausola inserita in una eterna lex piratica in vigore nelle acque del Mediterraneo, specie quelle del Mare Jonio che legano la Calabria alla Libia, una sorta di corridoio invisibile, in cui si infilano migliaia di migranti, completamente coperti da una linea d’ombra non sottoposta ad alcun costante pattugliamento.

Era così anche nel passato quando queste coste mal sorvegliate erano la spiaggia d’oro del grande traffico delle bionde, il contrabbando delle sigarette che sbarcava in Italia lungo la riva sud dello Jonio.

Salvini beffato dalla forza del nuovo contrabbando degli scafisti? La riva sud della Calabria come nuova zona franca dove non valgono le nuove regole draconiane imposte dal ministro della Lega Nord?

Oppure un gioco delle parti che serve a qualcosa d’altro che non si conosce, facendo la faccia dura sul versante tirrenico, mare interno all’Europa, alla Francia e alla Spagna, e girando gli occhi lo sguardo sullo Jonio, nel bel mezzo di un Mediterraneo, mare di ben altri, alti e misteriosi giochi e intrecci geopolitici?