Aumento pensioni minime. Uil: fasce deboli vanno sostenute. E pensa anche al contributo di solidarietà

8 gennaio 2019, 18:23 Calabria Domani | di Rodolfo Bava
Domenico Proietti

Nell’intervista a seguire abbiamo affrontato con il Segretario Confederale della UIL, Domenico Proietti, il tema caldo relativo dell’aumento delle pensioni minime decise dal Governo nazionale con l’ultima legge di bilancio, e che secondo il vicepremier Di Maio marzo dovrebbe partire già dal fa da febbraio o marzo di quest’anno, innalzandosi a quota 780 euro.


di Rodolfo Bava

Avrà senz’altro appreso che l’attuale Governo intende aumentare le pensioni minime, ritengo siano d’accordo molti cittadini. Anche la UIL?

“Naturalmente, l’aumento delle pensioni minime è una misura di rilievo per coloro i quali attendono un incremento del proprio assegno pensionistico. Come UIL siamo favorevoli all’idea di apprestare sostegno alle fasce reddituali più deboli, poiché il nostro Paese, anche a causa della crisi economica che ha colpito tutto l’Occidente, vive in un clima di profonda iniquità sociale.

In Italia, sono molte le pensioni erogate con un importo al di sotto della soglia di povertà relativa e, per ragioni di equità sociale, come UIL riteniamo opportuno un intervento improntato a regioni solidaristiche, che sia organico e mirato, attraverso cui assicurare una pensione dignitosa a tutti i cittadini.

In tal senso, una delle misure più proficue per garantire equità sociale, improntata alla solidarietà previdenziale, è il contributo di solidarietà: un prelievo sostenibile per un arco temporale limitato, che faccia leva sulla fiscalità generale e che sia adatto a rispettare il principio di proporzionalità”.

Però, mentre vengono premiati coloro i quali hanno versato pochi contributi, non vengano tenuti in alcuna considerazione i pensionati che riscuotono pensioni da 780 a 1.000 euro, pur avendo versato contributi per 40 o 45 anni. Lei cosa pensa?

Nel nostro Paese sono circa 6 milioni i pensionati che percepiscono dall’Inps un assegno pensionistico piuttosto modesto, tra gli 800 e i 1.200 euro netti mensili, pur avendo lavorato a lungo, per almeno 30 o 40 anni.

In effetti, queste persone potrebbero avere un reddito equivalente a quello di coloro che, pur avendo versato meno contributi durante la loro carriera, possono ottenere un assegno da pensione sino a 780 euro, sulla base di quanto promesso dall’attuale Governo.

Come già sostenuto, la UIL ritiene opportuno assicurare a tutti i cittadini una pensione dignitosa, in particolar modo per coloro i quali ne hanno davvero bisogno: gli anziani sotto la soglia di povertà e tutte quelle persone e famiglie costrette a vivere una situazione di grande disagio economico.

Tuttavia, una soluzione utile per superare questa impasse e per dare sostegno ai pensionati italiani è valorizzare i contributi versati, mutuando il meccanismo dell’uso della quattordicesima al fine di riconoscere maggiore tutela a quei pensionati che hanno una storia contributiva più solida, così da garantire un importo crescente in proporzione agli anni di contributi versati. Al contempo, è doveroso attuare un deciso taglio delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati che sono i cittadini con più alta fedeltà fiscale. Solo così possono essere salvaguardati i pensionati italiani: la forza propulsiva ed onesta del nostro Paese”.

Cosa intende fare la UIL al fine di fare correggere la manovra per quanto riguarda il settore delle pensioni?

“Quota 100 è un passo importante verso la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione. Tuttavia, nello specifico, come UIL chiediamo al Governo di intervenire garantendo la reintroduzione di una piena flessibilità di uscita per età, intorno ai 62 anni e di assicurare realmente la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi.

Inoltre, è doveroso valorizzare ai fini previdenziali il lavoro di cura delle donne e la maternità, così come è essenziale prevedere meccanismi che tutelino le future pensioni dei giovani, inoltre è necessario prorogare l’Ape sociale, opzione donna e completare la salvaguardia degli esodati.

Per concludere, è importante che lo Stato abbia la reale volontà di tutelare i pensionati italiani, poiché è inaccettabile continuare a penalizzarli, sottraendo loro reddito e potere di acquisto. Infatti, dopo più di 6 anni di blocchi, la rivalutazione delle pensioni risponde ad una necessaria esigenza di equità che il Governo deve garantire, perché non si può più fare finta di niente.

Pertanto, la Uil si batterà sempre, con forza, per dare sostegno alle lavoratrici, ai lavoratori, ai pensionati, ai cittadini onesti, affinché possano vedere riconosciuti i loro diritti, mediante un intervento attivo da parte dello Stato, tramite legislazioni specifiche”.