Il messaggio dei vescovi ai giovani: non inchinatevi ai “potenti”, rigettate un destino di catene

26 dicembre 2018, 12:27 Il Fatto

Nel segno della Natività il rigetto per un destino di catene e di indifferenza per la Calabria”, un monito indirizzato Lo ai giovani definitisfiduciati” e che devono “inchinarsi di fronte a certi adulti che chiedono loro o di uniformarsi alla mediocrità o di far le valigie e andar via

Un invito anche ai genitori di questi giovani, “affinché ricordino i sogni coltivati quando li dettero alla luce: chissà che non ritrovino la forza di combattere per sé e per gli altri”.

Insomma, un messaggioper tutti” quello indirizzato, nelle festività per il Santo Natale, dall’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente anche della Conferenza episcopale calabrese, Vincenzo Bertolone, che non lascia dubbi ad interpretazioni: un richiamo, quello del presule, all'apostolo Paolo che ci ricorda che, pur se "non di tutti è la fede, tra tutti è pur sempre possibile tessere cammini di pace, di giustizia, di perdono, di ascolto reciproco”.

Il capo dei vescovi della nostra regione invita dunque a “Gettare il cuore oltre l'ostacolo, sperare contro ogni speranza, vivere per amare”.

“NEL BUIO DELLA MISERIA UMANA E MATERIALE”

Il Natale - ribadisce - è per tanti solo una data segnata con un cerchio rosso sul calendario, occasione di grandi tavolate, scambio di doni ed incontri, e poco o nulla più. E tale è anche per una quotidianità che toglie fiato e respiro e spesso e volentieri ogni barlume di fiducia, come spesso accade proprio nelle nostre terre”.

“Non serve ripetere, a mo’ di litanie, le statistiche sulla disoccupazione, l'emigrazione, la fuga dei nostri giovani, la povertà in aumento. Viviamo giorni avari di sole, che - prosegue Bertolone - è nascosto nel buio della miseria umana e materiale, voluta dalla potenza di pochi per la disperazione di tanti”.

Per il presidente della Conferenza Episcopale regionale, dunque, serve una bussola, per orientarci, per riconoscere il prossimo, relegato negli angoli bui delle strade perché diverso da noi per la pelle di altro colore, perché vestito di stracci, o malato o anziano e comunque ‘scarto’ d'una società che riconosce solo chi si omologa ai cliché del potere”.

E poi l’invito di Bertolone ad imparare a riconoscere la povertà che affolla le nostre strade, e spesso anche le nostre vite per ritrovare il sano coraggio di accettarla e guardarla in faccia” e quello ad una regione che deve rialzarsi: “è questo il grido d'affetto che - ha aggiunto - rivolgo ai calabresi, indistintamente e senza menzioni particolari: chi svolge o ricopre incarichi di particolare responsabilità, saprà guardarsi dentro per trovare un supplemento di impegno che gli è richiesto per il ruolo che svolge?".

“NON CEDERE ONORE E DIGNITÀ, RIPRENDERSI IL FUTURO”

Infine, una esortazione alla “nostra bella e nobile Calabria”, quella di riprendere a camminare con le proprie gambe, “senza indugi. Basta guardare a Cristo Gesù - ribadisce Bertolone - fattosi uomo per dare vita a una nuova creazione e ad una nuova umanità. Non è una fiaba o un'invenzione, la Natività: è un canto alla vita e non solo una memoria del passato”.

“Provaci, Calabria: non cedere onore e dignità, ma riprenditi il futuro. E non temere il tempo che verrà, carico di sfide ancor più difficili: negli occhi dei tuoi figli che partono senza più tornare c’è la ragione di una resistenza che smetterà d'essere indignazione celata per diventare occasione di riscatto e costruzione di alternative capaci, coerenti, credibili”. “Nel tuo non facile cammino, Calabria mia – continua il Presule - ti sia d'aiuto la luce di Cristo Gesù. Sia Lui il faro che illumina ogni passo, il sole che rischiara l'orizzonte per sempre e al quale tendere, la luce che squarci una volta per sempre le tenebre ed i lacci che ti tengono avvinta”.

“Gettare il cuore oltre l'ostacolo, sperare contro ogni speranza, vivere per amare: sia questo il nostro Natale. A tutti ed a ciascuno, di cuore" ha concluso monsignor Bertolone.