La Regione impantanata a Palla Palla tra l’inquietante immobilismo del Governo e l’indecorosa resistenza di Oliverio

20 dicembre 2018, 16:10 100inWeb | di Vito Barresi

L'indecoroso rifiuto di presentare immediatamente le dimissioni è la riprova evidente dell'’irresponsabilità politica e morale di Gerardo Mario Oliverio nei riguardi del popolo calabrese, che con il passare delle ore e dei giorni dal suo pesantissimo e gravissimo deferimento giudiziario, sta superando e tracimando ogni limite di decenza e di tollerabilità democratica.


di Vito Barresi

Con un Presidente della Regione al soggiorno obbligato (LEGGI) non si può, in nessuna democrazia al mondo, in alcun stato del globo, continuare a far finta di niente, gabellando furbescamente l’idea e la sensazione che tutto sia normale in una Calabria dove tutto è anormale a dire dei più importanti funzionari dello Stato quali sono i magistrati.

E ancor di più manca, in questo delicato frangente dopo la repressione giudiziaria del malaffare, la voce evocativa della vigilanza, della surroga e della supplenza da parte dello Stato Apparato, nella faccia del Governo e dei più alti vertici centrali, compreso il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro degli Interni Salvini, che pure mostrano baldanzosa solerzia nel commissariare enti e assessorati regionali tipo la Sanità o a sciogliere, sine die e a gogò, orsono oltre il centinaio di comuni e piccoli municipi.

Con il passare delle ore e dei giorni dal suo gravissimo deferimento giudiziario al soggiorno obbligato, senza accenno ad un mea culpa (LEGGI), una pur minima giustificazione autocritica, un più semplice mi scuso, davanti alla Calabria che affronta questo Natale in condizioni di estremo degrado istituzionale, aumenta a vista esponenziale la preoccupazione e il rischio che la Regione Calabria si trasformi in una Torre di Babele in cui si ordiscono le trame e le scorribande di gruppi d’interesse e fazioni protette e inquinate da un potere sempre più corrotto, protervo, violento e spaventoso.

La questione posta dall’inchiesta di Gratteri è dal punto di vista politico giuridico estremamente delicata.
Certo sarebbe importante cercare di affrontarla e dirimerne le sempre più marcate anomalie, in termini di continuità della soggettività istituzionale e di carica dei pregiudicati coinvolti, in questo caso addirittura il Presidente della Giunta Regionale e alcuni dei principali alti dirigenti dell’apparato burocratico, dall’accusa penale e criminale, che sembrano altrimenti, non solo nella percezione della pubblica opinione, praticamente intoccabili e inattaccabili nel mantenimento della propria carica, quasi fossero un corpo santo dal punto di vista dell’immunità politica, per altro non contemplata se non a livello a livello parlamentare.

Deduttivamente e legittimamente questo confronto, completato da ampio e rigoroso approfondimento prima della decisione deliberante, spetterebbe di diritto all’organo democratico di governo regionale, cioè per Statuto, il Consiglio Regionale.


Ma nell’aula di Palazzo Campanella a Reggio Calabria, scandalosamente a considerare proprio l’ultima seduta pre natalizia, pare non alberghi un autorevole organo di democrazia quanto vi stazioni un gigantesco allevamento di struzzi mensilmente remunerati lautamente, per non decidere e far finta che tutto va bene Madama la Marchesa.

Anche se non si trattasse di mettere sotto amministrazione controllata la Regione Calabria, almeno si pensasse di suggerire la sostituzione dell’attuale Presidente con ben più giudiziariamente qualificato altro personale politico, compreso di rinnovamento giuntale e dirigenziale della macchina regionale.

Ciò per non restare tanto smaccatamente ignari e impotenti davanti all’immagine di degrado in cui è stata gettata la struttura intera della vita pubblica regionale, ormai allo sbando e al rischio di cadere in mano dell’anarchia gestionale, in quanto vulnerata nella sua onorabilità democratica e affidabilità operativa dal punto di vista della trasparenza e della imparzialità nel trattamento degli affari economici di maggior rilievo.

Tutto questo sta praticamente bloccando l'ente regionale con l'aggravante non indifferente dell’arresto e dell’incriminazione di una corte di serventi guitti e cicisbei dallo stesso Oliverio collocati nei posti strategici e apicali dell’organigramma dirigenziale e dell’apparato burocratico regionale (ovvero sia Lavori Pubblici, Fondi Europei e contermini).

Di fronte all’impressionante sequenza che va da Scopelliti a Oliverio, il primo in quanto ex presidente ristretto nelle patrie galere (LEGGI), il secondo in quanto Governatore in carica relegato come un brigante ai “domiciliari”, è allarmante non sentire una sola voce critica in aula consiliare, non avvertire il fiato della resipiscenza, quanto al contrario da parte di Oliverio anche l’arroganza e la protervia di utilizzare come megafono personale ed esclusivo persino le reti pubbliche televisive, la Rai di Rende, i cui responsabili di testata forse qualche raddrizzata in Commissione Parlamentare pur dovrebbero ascoltare per la servile copertura con cui hanno affrontato un fatto di straordinario turbamento della pubblica opinione regionale.

Nulla, niente da far rabbrividire anche il clima della piccola città di Gioacchino che è improvvisamente assurta, togliendone il primato a Germaneto, a novella capitale amministrativa dell’intera Regione Calabria.

Una Regione praticamente condannata a dover sopportare un’anatra zoppa costipata in quel di Palla Palla, frazione del centro silano curiosamente cresciuta a dismisura urbanistica in questi anni di strapotere di marca Oliverio.

Senza che mai nessuno abbia mai rilevato che quando ci si espande molto, potrebbe anche svegliarsi l’appetito del crimine delle locali ‘ndranghete del bosco e del sottobosco.