Le parole contano ma i conti non tornano. La “scrittura” creativa nella terra di Pitagora, dove tutto è il contrario di tutto

28 novembre 2018, 16:24 Sr l'impertinente
Pitagora (“La Scuola di Atene”, Raffaello)

Leggere, scrivere e far di conto: ovvero almeno imparare a mettere la firma (e dove bisogna metterla e dove no), leggere documenti (per non farsi sfuggire le occasioni) e fare i conti per vedere cosa conviene e cosa meno. Non si chiede nulla di più a chi ci governa.


di Sr* l'impertinente

Purtroppo ed a tutti i livelli, da quello comunale per passare a Provincia, Regione e Governo, sembra che non sia proprio così, insomma: che manchi ai rappresentanti del territorio uno o più (se non tutti) fondamentali.

È ancor più vero se si stringe il cerchio a quelli del Crotonese che, nei fatti, non hanno dato prova concreta di possedere queste seppur minime competenze o, almeno, non tutte.


“Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere”. (Ennio Flaiano)


Ad esempio: iniziamo dalla lettura. Ormai non legge quasi più nessuno e ci si limita a dare una scorsa veloce, senza magari comprendere ciò che viene scritto e talvolta - per non dire spesso - comprendere esattamente il contrario.

Ci sono, poi, quelli che non leggono affatto, basandosi su ciò che gli viene riportato (quasi sempre male), attaccando a spron battuto chiunque abbia avuto l'ardire di scrivere qualcosa che non gli confà.

Le critiche non vengono mai prese bene, con senso costruttivo, verificando se effettivamente chi le scriva possa avere una qualche minima ragione; vengono prese, invece, a livello personale con tanto di risposte che di tenore istituzionale nulla hanno a che fare.


“Internet è il posto dove qualunque mona scrive per l'universo”. (Marco Paolini)


Impazzano i social, Facebook su tutti: strumenti che ha dato l'opportunità a tutti di esprimere il proprio pensiero, velocemente, senza intermediazioni; soprattutto contro altri anche assassinando grammatica e sintassi.

Ormai si comunica quasi solo su Wathsup, non prendendosi neanche la briga di scrivere una bella mail, e pubblicando tutto sul proprio profilo, presupponendo di essere al centro del mondo e che quindi si sia così automaticamente di dominio pubblico.

Ci sono, poi, quelli che le cose se le fanno scrivere firmandole come proprie; con alterne fortune, con stili e modalità che chi li conosca veramente sa non sarebbero assolutamente in grado di utilizzare.


“Quanto vano è il mettersi seduti a scrivere quando non ci si è posti eretti a vivere”. (Henry David Thoreau)


Quando però i nostri rappresentanti istituzionali hanno vergato di loro pugno, magari apponendo una firma su accordi o documenti, hanno spesso dimostrato che forse sarebbe stato meglio fossero analfabeti.

Probabilmente perché non hanno letto bene o per nulla ciò che firmavano o forse anche perché saranno stati altri a decidere cosa firmare o no. Resta il fatto che spesso ci guadagnano tutti tranne che i cittadini.

Si sono siglati negli anni, ed anche di recente, provvedimenti palesemente iniqui, spesso poco trasparenti e che alla fine nulla hanno lasciato di buono alla città.


“I pensieri messi per iscritto non sono nulla di più che la traccia di un viandante nella sabbia: si vede bene che strada ha preso, ma per sapere che cosa ha visto durante il cammino bisogna far uso dei suoi occhi”. (Arthur Schopenhauer)


Passando, poi, a saper far di conto, in questo caso i rappresentanti istituzionali e politici locali hanno dato il meglio di sé, nel senso che i loro conti se li san saputi fare, ed anche bene.

Andando sul concreto, di questi conti - in particolare quelli fatti male - sono piene le cronache, a partire dai bilanci passati e presenti, e finiti sotto la lente della Corte dei … conti, appunto.

In pratica, nel palazzo di piazza della Resistenza si è speso molto (spesso troppo) e incassato poco (molto meno del dovuto), finché la Corte in questione si è “incazzata” sigillando i cordoni della borsa.


“Le mie idee non mi arrivano solitamente alla scrivania mentre scrivo, ma mentre sto vivendo.” (Anaïs Nin)


Che gli amministratori pubblici non sappiano far di conto, lo dimostrerebbero anche alcuni accordi (anch’essi firmati) e soprattutto vantati, come quello di un famoso cammello visto prima di pagare moneta che avrebbe dovuto far ri-decollare l’aeroporto cittadino.

“E meno male” - verrebbe da commentare - che i Comuni del crotonese si sono impegnati a versare alla Sacal fino a 3,5 milioni di euro per avere al momento un solo volo, addirittura ben due da Aprile prossimo.

Intanto si apprende che città metropolitana di Reggio Calabria, impegnandosi per “soli” 600 mila euro in tre anni, abbia ottenuto voli a go go e finanche il certificato europeo che riapre le porte alla Ryanair.

Trovate voi le differenze!

Di questi accordi sbilanciati ne son pieni i cassetti degli uffici comunali così come anche quelli provinciali e regionali, a partire dalle transazioni con l'Eni che per i danni serissimi al territorio se l'è cavata con un pugno di caramelle: avvelenate pure quelle.

Stessa cosa rischia di ripetersi per la bonifica in via di definizione, che anche secondo alcuni esponenti parlamentari, rischia di lasciare parecchi dei veleni ancora sul territorio, nonostante le corali rassicurazioni.

Accordi, intese, transazioni che col passare del tempo pur spacciati come misure straordinarie si sono però rivelate, alla fine dei conti, più dannose del recente tornado che ha devastato l'area industriale e le produzioni agricole della zona.


“Io voglio che alla baionetta sia equiparata la penna”. (Vladimir Majakovski)


C'è poi il caso paradossale di chi, il Movimento 5 stelle, taccia i giornalisti di essere “sciacalli e puttane” a seconda delle preferenze, e poi manda fino a due comunicati al giorno perché gli vengano pubblicati. Suvvia, un po' di coerenza!

A parole a queste latitudini son bravi tutti, finché poi, alla prova dei fatti, non si constati il fallimento delle proposte dipinte come rivoluzionarie o che cambino addirittura le sorti del territorio e del Paese.

Per tacere, infine, di certi giornalisti che si spacciano per i moralizzatori di turno per poi fare le peggiori magagne e che tutto hanno a che fare tranne che con il rispetto delle regole e la legalità.

Noi, invece? Speriamo che ce la caviamo.

* Simbolo dello Stronzio