Il caso Chievo, l’illusione della A e i palloni “sgonfiati” nella città dei “cornuti e mazziati”

26 luglio 2018, 13:00 Sr l'impertinente

“Di tutte le virtù, la più difficile e rara è la giustizia. Per ogni persona giusta ce ne sono dieci ingiuste”. (Anonimo)


di Sr* l’impertinente

La vicenda della improcedibilità per il processo del Chievo Verona e la mancata riammissione del Crotone Calcio in Serie A (LEGGI LA NOTIZIA) è sintomatica di quanto questa città conti davvero poco appena si esca dai confini della contrada Apriglianello.

Un epilogo indicativo di come la rappresentanza istituzionale del territorio - non solo adesso ma storicamente - non abbia le capacità ed in alcuni casi neanche la voglia di battersi per ottenere ciò che spetterebbe di diritto.

È sintomatica, poi, di come anche per veder riconosciuto un diritto sacrosanto, ci sia bisogno di lottare, di impegnarsi in una battaglia che per la disparità delle forze in campo è quasi sempre persa in partenza.


“Per la maggior parte degli uomini l’amor di giustizia non è altro che il timore di patire. Un’ingiustizia”. (François de La Rochefoucauld)


Questa vicenda, insomma, è la più classica delle metafore o, meglio ancora, la perfetta descrizione della “situazione in cui questa città si trovi nell'anno domini 2018, con tutto il relativo contorno di delusione e amarezza che caratterizza il periodo.

Tutti e a tutti i livelli sono sempre pronti a blaterare dell’amore sconfinato per Crotone, sbandierato sui social e non solo, per poi non fare proprio nulla per tutelarla e fare, invece, ciò che è possibile per danneggiarla.

È la compiuta raffigurazione di come questo martoriato borgo finisca per essere quasi sempre ingiustamente cornuto (a livello sportivo con la retrocessione in Serie B, anche per alcuni errori arbitrali) e mazziato (con l’improcedibilità del Chievo).


“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai delinquenti, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”. (Albert Einstein)


C’è da giurarci: se una cosa simile fosse accaduta ai vicini corregionali - a Catanzaro, Cosenza o anche Reggio Calabria - a quest’ora ci sarebbero barricate per strada e rappresentanti istituzionali in prima linea.

Qui a Crotone, invece, è tutto passato in cavalleria, sotto traccia, limitandosi solo a due miseri comunicati (anche in termini di lunghezza e contenuti) e a una indignazione più che altro di maniera.

Si ha l’impressione - ancora una volta - di assistere ad un copione già scritto e già letto: sempre lo stesso ma che alla fine stupisce sempre nel finale. Che qui, in questo lembo di Calabria, è ben poche volte a lieto fine.


“La giustizia è un’impossibilità materiale, un grandioso non senso, l’unica ideale di cui si possa affermare con certezza che non si realizzerà mai”. (EM Cioran)


Il “pallone è rotondo” si suole dire per significare che ci sono sempre delle possibilità per sfuggire da un finale che pare scontato. Ma qui in riva allo Jonio, invece, spesso la palla che si usa non manco rotonda.

A Crotone, infatti, sembra già tutto scritto, perfino le sentenze e non solo purtroppo quelle calcistiche, che prevedono un filo comune: cioè che Crotone debba perdere, sempre!

Mentre la città affonda, gli inquilini di palazzo di piazza della Resistenza continuano a bivaccare tranquillamente, come se nulla fosse, come se la situazione a loro non interessare proprio.


“Quando la politica entra dalla porta del tempio, la giustizia fugge impaurita dalla finestra per tornarsene al cielo”. (Francesco Carrara)


Così, con la gente che puzza sempre più di fame e che presto o tardi sarà alle porte del Comune non solo per chiedere i biglietti delle giostre, i consiglieri passano il tempo a fare e disfare gruppi e gruppetti.

Sciolto quello dei dissidenti, con le polpette (che non sono solo di carne ma anche di pesce) se n’è formato subito un altro che, però, chiede più o meno le stesse cose di quello precedente.

Il refrain, infatti, è uguale: “Vogliamo dare il nostro contributo per il bene della città”; “Non cerchiamo poltrone ma più coinvolgimento”; “Vogliamo contare di più”.

Per risolvere il problema ci vorrebbe una giunta da 31 componenti.


“Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede”. (Piero Calamandrei)


Una città dove per l’ente a trazione Pugliese-Sculco è problematico addirittura pagare il funerale ad un diciottenne barbaramente ammazzato, nonostante le promesse durante le sue esequie (LEGGI), di speranze pare proprio non ne abbia molte.

“Giustizia e sanità, amaro chi ne va cercando” diceva un vecchio adagio popolare e Crotone da anni è alla ricerca di giustizia; in ogni campo, perfino in quello sportivo così come di una sanità degna di questo nome.

Tornando alla vicenda Chievo, alla fine della fiera si è dimostrato che la città pitagorica conti molto meno di un quartiere di Verona. E considerato ciò che si vede in giro e chi ci rappresenta, siamo proprio sicuri che non è quello che ci meritiamo?

* Simbolo dello Stronzio