Avevo un sogno ma non era il ‘68 | Venturino Lazzaro

Cari amici, buona domenica. È un curioso momento, questo. Pare che al governo ci siano autentici rivoluzionari, ma proprio in un periodo in cui è difficile che ci si possa allontanare di molto dall'ordinario. Che si possa divèrgere dalla oliàta e programmata corsa su quei binari prefabbricati, immutabili, e condivisi con altri inquilini dell'Europa, e del sistema occidentale.

Una volta (siamo a cinquant'anni dal sessantotto), quando tanti vincoli non c'erano, quando davvero poteva succedere di tutto (come poco prima a Cuba) (o come qua vicino, un pò più a Est), quando rivoluzionari veri ne trovavi dappertutto, a governare c'erano inappuntabili signori in grisaglia, di fede ed estrazione borghesissima.

Ma erano quelli che, avendo affrontato la transizione dal ventennio, erano depositari di un credito, e di un'esperienza, che nessun Bob Dylan, nessun Capanna, poteva minimamente scalfire o deteriorare.

Gente dell'altro secolo (altro che Europa, di quei tempi), che reduce da un periodo di moderata anarchia, intervallata da occasionali rivoluzioni e sporadici massacri, cercava di consegnare alla storia e ai nostri nonni, un giocattolo grezzo magari, difettoso per fabbrica, incerto, ma che adesso, a garanzia scaduta, conviene tenerci così com'è, magari provando a ripararlo, a renderlo più funzionale.

Non è facile. E a complicare il tutto (per me davvero inatteso, come uno schiaffo, una mazzata) torna Balotelli. Altro che cambiamento. Altro che I have a dream. Mi rifugio nel classico. Pane e soppressata di mattina. E poi non penso a niente. Ho un invito a pranzo, oggi, e mi posso rilassare. Buon appetito.