Tra Accordi e Disaccordi aspettando il Parto del Nuovo Governo | Venturino Lazzaro

Cari amici, buona domenica. Termina oggi una settimana di confronti serrati, dopo le urne, verbosi resoconti, analisi impietose e prolisse rivendicazioni. Senza una pausa, senza interruzioni, siamo sommersi (e lo saremo ancora per molto), da quella loquacità tipica di chi non ha molto da dire, da fiumi di parole, cascate di discorsi, tempeste di dissertazioni, anche da parte di chi sarebbe ben rappresentato (e meglio) solo da un eloquentissimo silenzio.


Venturino Lazzaro | Cambio Quotidiano Social

E pensare che certe facce, tra quelle più note, non avrebbero bisogno di esprimersi, tanto è chiaro (lombrosianamente) il messaggio, tanto è significativo il grugnito o l'espressione. Ma "silenzio" è parola antica, desuèta, andata a male, messa in soffitta da tempo. Si sa, c'è un momento per dire, per fare, gridare con forza, ma c'è anche un momento per fare silenzio, tacere, per far decantare, sedimentare, con l'indice (dritto) appoggiato alle labbra appena protese, e con gli occhi socchiusi, in attesa che l'invito al silenzio venga raccolto, capìto ed esteso, in attesa che sia condiviso.

Chi capisce di musica sa che diversi suoni, messi insieme, dànno accordi, assonanze, altri suoni. Chissà che, in fondo, il silenzio non sia l'accordo finale, finalmente assonante, tra tutti i suoni e i rumori del mondo.

Una sorta di "magico accordo" che adesso sarebbe vitale, utile e necessario per capire che fare, che dire, da dove ripartire, e (soprattutto) per dove. In silenzio, oggi, pelo patate. Per un gattò (a casa mia si chiamava schiuma di patate) soffice, alto, e... silente. Buon pranzo.