Una Croce sul nome di Vasco. E se a Bologna Errani batte Casini...? | di Fausto Anderlini

Nella notte della Repubblica non è vero che tutti i gatti sono neri. A Bologna nel collegio senatoriale Errani, in termini di stima, supera nettamente Casini. In più da informazioni più puntuali che ho acquisito a proposito del sondaggio svolto da Sylla, egli gode di un riconoscimento trasversale, come Casini, del resto, che ancora piace a diversi elettori della destra. Un aspetto importante è però che Errani non solo contende il primato a Casini presso l'elettorato del Pd, ma lo sopravanza in modo assai marcato nell'elettorato 'oscuro', cioè fra gli indecisi e nell'area prossima o interna all'astensione.



Fausto Anderlini | Sociologo | Cambio Quotidiano Social


Un aspetto che riguarda anche la Falcone nel confronto con De Maria nel collegio camerale Bologna-Mazzini. Nel collegio camerale Bologna-Casalecchio invece è la candidata della destra, Roccella, a godere di più sostenuti consensi. Scarsissimo l'appeal di Beneamati del Pd e nullo quello per la Bonora di Leu. Non pervenuti in tutti casi i candidati grillini. Per ciò che concerne i capilista nei listini circoscrizionali stesso discorso: non c'è partita fra Errani e Manca, cosiccome fra Bersani e la Cantone. E in ogni caso la performance di Errani è ti tutto rilievo.

Dopo tutte le vicissitudini che lo hanno tormentato e in un contesto di dilagante crisi fiduciaria nella classe politica il fatto che 25 bolognesi su cento gli consegnino un attestato di rispetto non è affatto una cosa di poco conto.

Quanto vale la 'stima' personale in termini di voto? Nelle urne prevarrà il trascinamento del voto di lista, a prescindere dai candidati, oppure ci sarà una influenza del fattore 'personalità' ? E se sì, in che misura ? Rispondere al quesito è difficile se non in via indiziaria.

E non è il caso di abbandonarsi, come leggo in giro, a improvvide euforie. All'epoca del Mattarellum il centro-sinistra godeva di un plusvalore maggioritario, rispetto al proporzionale, di almeno quattro punti. Un differenziale spiegato per intero dal superiore 'radicamento' dei suoi candidati, e facilitato dal voto disgiunto.

Le cose sono cambiate, ma non è detto che l'automatismo forzoso che il Rosatellum ha voluto istituire fra candidato e lista non possa produrre sorprendenti effetti imprevisti. Gli elettori non hanno cognizione nè pratica dell'attuale sistema elettorale. Entrati in cabina vedranno per la prima volta una scheda con una serie di nomi in risalto con a fianco simboli di partito collegati a una lista ulteriore di candidati. Una gran parte di essi decideranno all'istante dove mettere la croce, e non necessariamente nello stesso riquadro. Inoltre va considerato che per una parte di elettori (specie orientati a sinistra) si porrà un problema di coscienza.

Fra i potenziali votanti del Pd c'è una quota che ha già scelto Casini come proprio referente: per affinità elettiva (il corpus degli elettori moderati di centro che sono via via confluiti nel Pd sostituendo gli 'esodati') e per 'fedeltà al cavallo', seguendo il vecchio adagio dell'appartenenza al 'partito'. Un ibridus di moderatismo notabiliare e di alienazione simil-staliniana che non ha precedenti nella storia della sinistra.

Ma è altrettanto vero che una parte equivalente di votanti potenziali del Pd è afflitta da una divaricazione affettiva. Si vedrà a urne chiuse quanto essa si sarà trasformata in un voto a Errani, al Pd, o a entrambi (col risultato di un voto nullo). Nello stesso tempo la stima riservata a Errani da molti elettori ancora indecisi può essere presa come un indizio probabilistico a favore di Liberi e Uguali.

Perciò anche se è difficile stimare la misura, è certo che la 'battaglia' uni-nominale avrà effetti sul voto. Un tema che riguarda il rapporto fra il Pd e Leu, assai meno i partiti della destra, dove i candidati leghisti o forzitalici sono sostanzialmente intercambiabili.

E per nulla l'elettorato 5 Stelle i cui candidati sono totalmente anonimi e sconosciuti - e questo aspetto ancorchè non essere una debolezza rafforza l'istanza del voto di lista. I 'candidati' qualunque sono perfettamente isomorfici alla mentalità comune che disprezza la classe politica. Non hanno contro-indicazioni.

Una sorta di personalizzazione a rovescio, ex negativo. Solo la stupidità del Pd ha potuto elaborare un sistema studiato per penalizzare la scarsa visibilità dei candidati grillini, senza comprendere che questa è esattamente la forza del M5S. E solo analoga stupidità lo spinge, a tutt'oggi, a insistere sui limiti di un'offerta di rappresentanza che a quel tipo di elettori interessa poco nulla. Parlar male degli altri candidati non migliora la percezione dei propri. Anzi !

E comunque, per quel che mi riguarda, la mia indicazione ai compagni di Leu è la seguente: una croce sul nome di Vasco. Ditelo dai tetti, dalle finestre, nei bar, ovunque. Una croce su Vasco. Una croce sulla Falcone, e sul proporzionale una croce su Bersani. Altrimenti il simbolo.

Ma dove c'è il nome tutto deve andare su di lui. Sviluppando fino al limite più estremo la 'personalizzazione' del voto. Il simbolo di Liberi e Uguali del resto è nuovo e poco conosciuto e il concerto dei media, oltre alla scarsità delle risorse 'figurative', non aiuta. Morto il Pci rifondazione e i comunisti italiani vissero della rendita simbolica garantita da un logo dotato di grande attrattività.

Potevano candidare cavalli, tanto la gente metteva la croce sopra quell'amata sovrapposizione fra una falce e un martello. Oggi c'è la stima per i candidati di Leu più in vista. E' questa la rendita da far valere. A' la guerre comme à la guerre. All'immagine della persona come Daguerre. Battere con ogni mezzo l'alleanza clerico-staliniana del Pd renziano. E via col tango.