Storie di Natale nella Crotone Nera dove imperversa la ‘ndrangheta bianca

25 dicembre 2017, 14:37 100inWeb | di Vito Barresi

Ci sono storie di luoghi che riverberano luce contrarie ad altre che fanno tenebrosa ombra. Ci trovi tagli di scene violente e angoli di delicata tristezza, sprazzi atroci di assurda disperazione e margini immensi di odio e rancore. Tutto giocato nell'alto e basso di una città perduta, dove non sempre facile è trovare il bandolo narrativo di una aggrovigliata e contraddittoria matassa in cui s'intrecciano molte famiglie condannate all'oblio e poche stirpi proprietarie di ogni lembo di terra persino quello del camposanto di comunità. Riesce nell'opera di rintracciarne un capoverso attuale, comunque un capo al confuso e stratificato filo del discorso, con originale e sorprendente prova narrativa, Natale Calabretta che nel suo 'quasi romanzo' a collage di novelle e stanze di vita quotidiana fa emergere in rilievo la geografia senza tempo ove si colloca, un teatro all'aperto in un sito magno greco che non ebbe teatro ma tempio, una storia di popolo eternamente alla ricerca della sua informe e sfuggente identità morale contemporanea.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social


Crotone Nera, questo il titolo di un volume confezionato con realismo talvolta sulfureo e immaginazione cosmica, quasi fosse stato scritto a matita accanto a un cannocchiale appostato in soffitta per scrutare di notte la superficie sconosciuta di un vero e proprio buco nero sociologico, si dipana con acuminata accortezza, costantemente in stand by, un preludio sonoro sommerso che grida verità e giustizia in un deserto di uomini, famiglie, parentele, partiti, essenti e assenti, talvolta alieni, persino zombi, clonati da un artigiano di terracotta che fa statuette animate ma senza orecchie, figure lobotomizzate di comprensione e umanità.

Fatti umani mai singolari ma sanguinari, se non nell'inquadratura di soggetti mai personaggi, spesso platealmente urlati con nome e cognome, visti e rimeditati mentre fanno finta di non essere.

Cioè accanto a un’inferno della materia territoriale che si fa incombente canto di tragedia e di miseria, condizione Periferica perennemente Smalto di più subdole distanze fisiche e sociali, fabula qualunquista e relativizzante di una macroscopica ingiustizia sociale, crudeltà familistica, che ora con sottile strumentalizzazione viene anche politicizzata, sportivizzata e capitalizzata, altrimenti una ricchezza che va sempre in mano ai pochi soliti noti, quelli che sguazzano tra banche e comune, finanziarie e industrie false, chiese di stato ed enti di carità privatizzati, sindacati di finti operai in pensione sempre a caccia di poltrone clientelari, vecchi tromboni di professioni forensi e dinamici colletti bianchi dei bidoni industriali, giornalisti cialtroni servi di ambigui preti antimafia, questo l'esercito di capi e gregari di una vera e propria 'ndrangheta bianca che comanda ogni istante di vita, controlla guardinga qualsiasi battito del cuore di Crotone Nera.

Calabretta si ribella e scrive contro ciò che si vorrebbe far passare come un mero errore filosofico e non invece la concezione del dominio e della subalternità, la negazione della giustizia persino nei Palazzi di Giustizia, la devastazione di ogni brandello di legalità concreta, riassunto sempre nell'errore del singolo che nasce Sbagliato e non invece denunciato come l'aberrante condizione umana di un ordine comunitario iniquo, che impone la sua cruda regola come minima ma proprio minimalissima Moralia.

In tale corale Eutanasia della speranza, il Semplice rimedio dell'eguaglianza diventa un mosaico di Cicatrici subite dai creduloni e dai perdenti, Creatura che fa da siepe al latifondo aristocratico dell'avidità, radici di liquirizia che sono l'eterno ritorno, la Nemesi nel Niente, il panta rei dei morti di fame, la rassegnazione di fronte al nulla.

Capitano cose di questo tipo leggendo con lente e lentezza di ingrandimento le significative e ben composte storie di Natale Calabretta che si cimenta in una sorta di top local pulp in stile molto americano, con un personalissimo segno investigativo e narrativo che rende originali e apprezzabili le bianche pagine nel suo ultimo libro “Crotone Nera”.

Pagine e novelle che hanno il pregio di dipingere le sfumature che intrecciano i due piani di intensa luce mediterranea e carattere uranio di una notte infinita, in cui guizzano sempre impossibili figure, personaggi a mozziconi, sogni artistici di un cielo stellato senza libertà.

Fabbriche occupate su nuvole di piombo e cadmio esposte ai raggi del sole con costanti zoomate e primi piani, scandaglio e macro di un vasto giacimento di mondi e vicende fatali, lette con scriminatura di netta distanza e inconciliabile rapporto. Il tutto montato in una ben strutturata partitura di cronache a sfondo sociale riprese dentro il solco di marcate criminologie psichiche.