Crotone. Ursino, tra la semina di Nicola e l’innovazione di Zenga: “la salvezza si decide da gennaio”

20 dicembre 2017, 08:28 Trasferta Libera

Serie A, un campionato a tre velocità: si corre per lo scudetto, per entrare in Europa e, un gruppo di otto squadre, per conquistare la salvezza. Uno sguardo veloce alla classifica e troviamo nove “candidate” a restare nella massima serie: Chievo, Bologna, Cagliari, Sassuolo, Crotone, Genoa, Spal, Verona, Benevento.


di Giuseppe Romano | Trasferta Libera

Crotone, che rappresenta la Calabria, è impegnato in questo test, giornata dopo giornata, senza aver ancora raggiunto uno stabile equilibrio per gestire le proprie gare. La razionalità dice che la salvezza del Crotone sarà raggiunta tra emozioni, rabbia e la complicità di un pubblico che, anche se esigente, sa aspettare.

Si richiede una spinta intensa, per tagliare un traguardo apparentemente impossibile. 7500 abbonati, tanti per quando si gioca in casa, allo “Scida”, e un’ondata di emigrati-tifosi, che colorano di rossoblù il settore ospite, quando “gli squali” navigano sugli altri campi della serie A.

La griglia di partenza, stilata ad agosto, aveva assegnato ai rossoblù l’ultima posizione. Nel corso delle diciassette giornate si è registrato un sostanziale sorpasso su Benevento, Verona, Spal, Genoa, Sassuolo e Udinese, poi la frenata a vantaggio delle dirette concorrenti Genoa, Udinese e Sassuolo, a parte la sconfitta subita contro la Juventus, e la ripresa contro il Chievo allo “Scida”.

Un percorso che il direttore sportivo, Beppe Ursino, motiva così:

“Si sapeva! Il Crotone deve lottare fino all’ultimo per non retrocedere. Ha conquistato quindici punti e si trova nel gruppo delle otto squadre impegnate per lo stesso nostro obiettivo. C’è il rammarico per la mancata realizzazione di qualche punto che la squadra avrebbe meritato, prima di Fiorentina e Bologna. La classifica dice questo ed è giusto così. Continueremo la corsa senza farci condizionare dalle incertezze e senza fare sogni pindarici”.


La frenata col Genova e la perdita di fiducia.

"Concentrazione, spirito giusto e clima sereno"


Sono in molti a essere convinti che il potenziale della squadra sia quello espresso con Fiorentina e Bologna, e Chievo, senza trascurare l’improvviso vuoto assoluto, fisico-mentale, che ha generato le precedenti quattro sconfitte consecutive (Genoa, Juventus, Udinese, Sassuolo) e ancora col Genoa in Coppa Italia.

“Dopo la sosta per la nazionale, ci ha frenato la sconfitta interna col Genoa. È lì che i ragazzi hanno perso un po’ di fiducia e di concentrazione, subendo tre risultati negativi. Già col Sassuolo ho visto la squadra sbloccata mentalmente e fare gioco: un buon primo tempo, seguito da quindici minuti di sbandamento, e il successivo tentativo di raggiungere il meritato pareggio. Abbiamo ripreso conquistando tre punti contro il Chievo, consapevoli che questa sfida richiedeva concentrazione, spirito giusto, un clima sereno e senza tralasciare i piccoli particolari. Una vittoria che ha rigenerare il fisico e la mente dell’intero gruppo”.

Lei è un direttore sportivo che trascorre molto tempo in panchina, sia durante le partite ufficiali, sia durante gli allenamenti, cosa ha avvertito in questo rinnovamento?

“Questo, è un gruppo simile a quello dello scorso campionato, che si allena con grande intensità. Zenga ha riportato entusiasmo e delle innovazioni tecniche, con cambiamento di modulo, senza provocare grandi scossoni. Dobbiamo solo ringraziare Nicola che è stato un grande allenatore. Ha lasciato un gruppo compatto, disposto al sacrificio e consapevole di possedere buone qualità tecniche. È chiamo che in ogni squadra vi sono equilibri sottilissimi, che possono venir meno al di là del fatto tecnico. Ora non dobbiamo pensare a quello che è successo ma a quello che accadrà giorno dopo giorno. Domenica abbiamo vinto una partita importantissima contro una quadra scorbutica, fisica e dobbiamo continuare a pensare alla maniera del ‘Crotone’, che ci ha sempre fatto ottenere gli obiettivi prefissati, in questo caso la salvezza”.

Conosce vita e miracoli di questi ragazzi. Li ha seguiti nelle fasi di pre-mercato: alcuni li ha visti in opera lo scorso anno, altri in questa prima parte di campionato. Come li valuta, confrontati con i giocatori delle altre sette squadre che lottano, come il Crotone, per la salvezza.

Sono ragazzi che se la possono giocare tranquillamente con tutti. Dobbiamo solo stare calmi e giocare da ‘Crotone’, determinati e aggressivi. I ‘giovani’ hanno buone caratteristiche e, da noi, hanno fatto sempre un salto di qualità. Molti di loro hanno scelto di venire a Crotone consapevoli di ciò. Il segreto è non esaltarsi troppo difronte a grandi risultati e non avvilirsi nei momenti difficili. Non abbiamo grossi dubbi sul potenziale attuale della squadra e sulle caratteristiche di ogni singolo giocatore. Sono certo che ci sarà una crescita imponente di questi valori, che produrrà un maggiore rendimento ed equilibrio in campo”.


“La classifica va guardata dopo le operazioni di gennaio.

È lì che si decidono quasi i campionati"


L’effetto positivo di un meccanismo che funziona, a due giornate dal termine del girone di andata, non pone moltissimi problemi.

“La classifica va guardata dopo le operazioni di gennaio. È lì che si decidono quasi i campionati. Tutti si propongono e consigliano, ma le operazioni sono difficili e pericolose, perché possono far saltare molti equilibri. Comunque ci saremo, sicuri di non ricevere rifiuti com’è avvenuto lo scorso anno. Si era in piena zona retrocessione e ci davano già per retrocessi. In più, i giocatori dovevano percorrere settanta chilometri in macchina per allenarsi. Un disagio non facilmente sopportabile. In questo campionato le cose vanno molto meglio: 15 punti in classifica e un centro sportivo a un solo chilometro dal nostro stadio. Questo ha consentito ai tifosi, ai giornalisti e a molti ragazzi di seguire da vicino la squadra. Importante anche per i giocatori che dovranno venire a Crotone”.

Nessun rimpianto per la partenza di Falcinelli.

“Quando è arrivato da noi aveva fatto solo un gol. Siamo stati bravi a farlo realizzare come uomo e come calciatore. Penso che i nostri attaccanti faranno il massimo e i gol. Questo è l’ambiente giusto per mettersi in luce e crescere”.

L’infortunio di Marco Tumminello, punta centrale, un ruolo reclamato da tutti in città, è stato un altro scossone. A parte il fallito arrivo di Cutrone, rimasto al Milan, all’ultimo minuto di mercato. Lei ha scelto sempre giocatori forti per il reparto offensivo. Quanto ha influito sulla classifica e sull’andamento della squadra?

“Non si può dire, perché Tumminello ha giocato solo pochi minuti. Sicuramente stiamo parlando di un attaccante di qualità che avrebbe potuto darci molto. L’ho seguito e strappato alle dirette concorrenti. Non sottovalutiamo quelli che abbiamo: Budimir, Simy e gli esterni, sono attaccanti di grande affidamento. Da febbraio in poi potremo avere un giocatore in più, col rientro di Tumminello”.

A Gennaio ci sarà qualche aggiunta poiché Tumminello non sarà pronto?

“Col cambio dell’allenatore dobbiamo rivedere i nostri programmi. Sarà lui a valutare la rosa e stabilire quali sono gli equilibri. Ci confronteremo e, se sarà necessario, il progetto sarà portato a termine. Il presidente è il primo “tifoso” a voler che la squadra faccia bene e si salvi. Non vi sono grossi dubbi sul potenziale attuale della squadra e la personalità di ognuno”.


Una rosa che può conquistarsi la salvezza, soffrendo.
"Ne siamo tutti consapevoli".


La rosa formata da lei e dalla Società vale circa 28 mln di euro, le altre, appartenenti ad altri club di serie A, partono da cento per superare i 600. Considerato il rendimento in campo, questa grande differenza è reale?

“Non lo so. Il valore intrinseco è quello di mercato. Quello estrinseco è dato dalla qualità espressa del giocatore in campo e dal tipo di campionato che stanno disputando. In questo caso i parametri variabili: si abbassano o vanno in alto, al variare delle prestazioni singole e di squadra. Noi abbiamo una rosa a misura della Società, dell’ambiente in cui si opera. Una rosa di calciatori che può conquistarsi la salvezza soffrendo. Ne siamo tutti consapevoli. Non siamo un’entità multinazionale, come non lo sono i nostri sponsor: siamo il Crotone, un team di persone appassionate e competenti, che lavorano nello sport con prudenza, entusiasmo, passione e amore per il territorio”.

Lo scorso campionato non c’è stata grande differenza tra “casa” e “fuori “, quest’anno sarà lo stesso o influirà tanto lo Scida?

“Dovrebbe influire molto lo Scida. Abbiamo dei tifosi straordinari. E il loro apporto è fondamentale, come lo è sempre stato, anche nei momenti di difficoltà. Sono stati sempre vicini alla squadra e alla società. Un rapporto importantissimo che ci aiuta a costruire la nostra salvezza in casa, ma c’è tanta gente che ci segue nelle trasferte. Sono gli emigrati e sono tanti, che troviamo numerosi negli altri campi. Una squadra non esce da sola, da situazioni difficili, come le ultime. Bisogna essere uniti, far capire che c’è tanta gente disposta a dare fiducia e coraggio alla squadra e alla Società, senza pressioni negative”.