UNA GIORNATA SENZA PRETESE: FESTA DEGLI ALBERI 2017

“Hanno sempre desiderato conversare con ogni cosa, i vecchi Elfi” dice Barbalbero ne Il Signore degli Anelli (Bompiani, 1264 pagine, 16,92 euro), facendo riferimento al fatto che fossero gli unici a comprendere gli alberi, a parlarci e a capirli nella loro essenza. Non a caso Tolkien attribuisce a loro questa nobile capacità e non agli uomini dalle ampie potenzialità distruttive.


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social

In un dossier di Legambiente uscito a fine luglio si legge che “in meno di sette mesi del 2017 sono andati in fumo in Italia ben 74.965 ettari di superfici boschive”. Per intenderci qualcosa come 107 mila campi da calcio, ed eravamo solo all’inizio della tragedia. Gli incendi, per lo più dolosi e colposi e fomentati dalla grande siccità, sono proseguiti fino a poche settimane fa sotto l’indifferenza della maggior parte dei media. Il 25 ottobre scorso, Alberto Arbrile, un ragazzo di ventisei anni, è morto d’infarto nel tentativo disperato di salvare la propria abitazione dall’incendio che stava assediando da giorni le foreste di Cantalupa in provincia di Torino.

Sempre in base ai dati forniti da Legambiente: Sicilia, Calabria e Campania, regioni a tradizionale insediamento mafioso, sarebbero le tre regioni in vetta alla macabra classifica tra quelle più colpite.

Qualcosa è stato fatto: la legge 68 ha inserito i cosiddetti ecoreati nel codice penale in cui rientra ora anche il delitto di disastro ambientale che porta a una pena di 15 anni di reclusione più le aggravanti. Quanti tra i criminali, sono davvero puniti? Dalle tabelle: 14 arresti su 4635 infrazioni accertate.

Se parliamo di costi, il business totale per il 2016 è stato di oltre 21 miliardi di euro (tra danni ambientali e costi di estinzione), va da sé l’interesse delle mafie.

Il 36% della superficie nazionale è ricoperto da boschi. Boschi spesso antichissimi, con un’ampia varietà di specie. Come ci ricorda Legambiente: i boschi forniscono ossigeno, cibo, principi attivi farmaceutici e acqua dolce, contrastano la desertificazione, aiutano a prevenire l’erosione del suolo, fungono da deposito naturale di carbonio e svolgono un’importante funzione di stabilizzazione del clima e del surriscaldamento globale.

Scoprire che il 21 di novembre è la Giornata Nazionale degli Alberi, mi suona quasi come uno sberleffo, anche se è apprezzabile l’intento da parte delle istituzioni.

In base alla legge n.10 del 14 gennaio 2013, infatti:

“La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell'ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l'attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell'aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.

Basta aprire la finestra di casa mia per capire che l’antica pianura padana ha le ore contate. Un enorme striscia violacea fa ormai parte dei nostri orizzonti. L’aria, per chi vive la città o ha il coraggio di percorrerla in bici, è irrespirabile. Ci sono intere zone, dove il solo camminare risulta faticoso a causa delle polveri sottili. Rilevo che si sta riscoprendo il gusto di passeggiare tra i boschi, temo che sia una risposta al desiderio inconscio di Natura, con la quale abbiamo ormai perso ogni rapporto e all’esigenza di inspirare finalmente aria pulita (se si può definire tale).

A Sanremo, in una sorta di piccolo paradiso tra palazzi di cemento e tangenziali, abitava Libereso Guglielmi, grande esperto di botanica e collaboratore di Mario Calvino, papà di Italo che invece sugli alberi ci farà vivere il suo Cosimo Piovasco di Rondò (Il barone rampante, Mondadori, 234 pagine, 9,35 euro).

Libereso era profondo conoscitore di piante e alberi, forse uno dei pochi rimasti a poter raccogliere per strada una piantina e a saperti dire se era commestibile o meno, un po’ come facevano i nostri nonni con le erbe del campo. “L’uomo ha dimostrato la capacità di distruggere, ma non quella di saper creare”, diceva nei momenti di grande amarezza “L’unico vero pericolo in natura è l’uomo” (Cucinare il giardino, Edizioni Zem, 109 pagine, 12 euro).

Il senso della Festa degli Alberi, che dall’800 ha attraversato periodi di maggiore e minore fortuna, dovrebbe essere essenzialmente quello di piantare nuovi alberi coinvolgendo la comunità, che è quello che si propongono di fare alcuni comuni italiani da qui ai prossimi giorni, ma dovremmo amare di più i luoghi in cui viviamo ogni giorno dell’anno e non lavarci la coscienza per uno solo. Una bella idea potrebbe essere quella di piantare un albero proprio per ricordare Alberto Arbrile, idea che lancio al comune di Cantalupa e ai suoi amici.