L’era del Porco in Salotto | Patrizia Muzzi

Il maiale divide la popolazione mondiale in due: chi lo ama e chi lo odia. Chi lo ama lo divora e chi lo odia lo evita. Se non fosse arrivato il vecchio George Clooney a riabilitarlo, portandosene un esemplare in salotto, saremmo ancora qui a domandarci se abbia una forma d’intelligenza o meno. Ce l’ha, questo è garantito. Il maiale è un mammifero e quindi come noi prova sentimenti e soffre.


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social


Provengo da una terra dove il porco è sempre stato venerato (quasi quanto gli Egizi veneravano Bastet) fino al momento in cui bisognava sgozzarli per farne salsicce, costolette, ragù, ciccioli…

I sistemi di allevamento e di abbattimento ora sono cambiati: i maiali nascono per essere uccisi senza nessuna pietà. L’amico porco però ha dimostrato negli anni di avere seri problemi d’ipotermia e quindi per tenerlo al caldo all’interno degli allevamenti industriali servono lampade per scaldarlo, quindi energia e quindi denaro; e poi ci sono le razze più grasse che, oltre ad essere più lente nella crescita, vanno comunque nutrite di più, quindi più cibo e quindi altro denaro.

La conseguenza di tutto questo ciclo è che un maiale ‘americano’, utilizzato per i barbecue, ha un costo di produzione elevato e uno scarto di massa grassa improduttivo.

I biologi hanno pensato bene di sfruttare una tecnologia come CRISPR (si veda l’articolo: http://www.cn24tv.it/page/1716/intervista-a-silvio-salvi-unibo-una-buonissima-verza-no-ogm-si-ma-con-il-crispr.html) per risolvere il problema alle multinazionali.

Pare che una ventina di milioni di anni fa, anno più anno meno, il maiale abbia perso per strada il gene UCP1 che gli permetteva di regolare al meglio la propria temperatura corporea. Grazie alla nuova tecnica denominata CRISPR il gene è stato reintrodotto nel suo patrimonio genetico.

Un ventina di simpatici quanto performanti maialini geneticamente modificati con il metodo CRISPR sono stati cresciuti nutriti, pesati, uccisi e analizzati. I risultati ottenuti, sono stati per gli allevatori molto positivi: via massa grassa improduttiva (5% in meno), aumento del 3% della carne magra, migliore resistenza al freddo, con conseguente riduzione dei costi di produzione.

Gli americani possono ora dormire sonni tranquilli? No, perché il vero dibattito dei prossimi giorni sarà: ma la nostra pancetta, senza quel bel grasso che cola sul barbecue, avrà lo stesso sapore?

Ai biologi esperti l’ardua sentenza.