Sicilia Veste Catalogna. Cinque Stelle alla conquista della più grande isola del Mediterraneo

Ti faccio ballare la gran sardana. Cioè la danza che i catalani fanno in piazza. La stessa danza che a Barcellona i manifestanti hanno inscenato prima per difendere il diritto alla libertà negato durante il voto referendario per staccarsi dalla Spagna, poi per festeggiare la solenne dichiarazione d'indipendenza che è stata votata e proclamata in seno al proprio parlamento. Una frase che in Sicilia, ogni tanto, viene ancora usata in senso minaccioso, di solito verso i ragazzi riottosi, i giovanetti che schiamazzano per le vie. E’ questa la nota di un istante appuntata su un foglietto, quasi presa a volo per le strade di campagna di una bellissima e indimenticabile Sicilia, dal grande scrittore Leonardo Sciascia. Una battuta di popolo, un gergo e luogo che ci ricorda quanto la Sicilia e il Sud per intero siano profondamente legati, quasi un cordone ombelicale, con la non lontana e oggi dolente terra di Catalogna repressa e ferita nel suo anelito di libertà e di autodeterminazione sovrana. Frase poi stampata dall’editore di Palermo Sellerio, in un librino intitolato Kermesse. Una parola, scriveva Sciascia, che significa festa e che sembra riecheggiare il ritmo impresso alla campagna elettorale dai Cinque Stelle in corsa per conquistare l'isola più grande e importante del Mediterraneo, la Sicilia.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

La bandiera sicana ha gli stessi colori di quelli catalani. Giallo e Rosso. Una Sicilia molto diversa dalle vecchie fotografie in bianco e nero e colori del passato. Segnata da tante emergenze ma soprattutto da una grande voglia di ricompattarsi nella propria identità, dopo essersi riscoperta più scarnamente terra sperduta in mezzo al mare delle contraddizioni globali che vanno dalle migrazioni naufrgate sullo scoglio di Lampedusa, al riarmo nucleare del Mare Nostrum, al posto e al ruolo della Siclia nella geopolitica delle superpotenze nel Mediterraneo, snodo strategico delle nuove sfide a base di guerre tecnologiche, con droni puntati sull'Africa, il Medio Oriente e l'Europa, punto nevralgico degli assetti energetici mondiali, se solo si pensa al petrolio e al metano che ribollono nelle falde della Trinachia.

Forse per questo la battaglia elettorale in corso, al fine di scongiurare la disfida sui massimi sistemi planetari, si gioca sul filo più concreto del cambio di generazione politica, sui flussi del tempo anagrafico, lasciando intravedere in filigrana un’unica, più antica e profonda filosofia che lega la dichiarazione d’indipendenza a Barcellona con la vera e propria lotta di liberazione dal vecchio marciume della politica isolana e di stato a Catannia, Enna, Caltanissetta, Trapani, Messina, Palermo, Siracusa, Ragusa, ecc.

Anzi questa straordinaria spinta in avanti, probabilmente ha un suo senso diacronico, una sua specifica ragione storica come gli specchi di Archimede e la Repubblica di Platone presso il tiranno Dionisio I, non oggi che si propaga e si propaganda sulle piazze, ma solo dopo e se vince Cancelleri e il M5S, quando si potrà vedere nella sua piena e integrale portata rivoluzionaria l'impegno e la scommessa che grillo ha messo per ribaltare i vecchi poteri isolani.

La Sicilia come la Catalogna? Perchè no, se in fondo basta un semplice sguardo a una cartina geografica di quelle da scuola elementare per capire come le cose nella storia si legano, come i popoli e i cambiamenti siano intrecciati nell'oggi già per il futuro, siano tanto più vicini più di quanto superficialmente non si possa pensare.

Indipendenza, autonomia, lotta agli stati nazione accentratori e fiscalisti, che vivono di repressione, intrighi politici, caste di potere, denaro bancario e tasse fiscali, stati nazione che tolgono e non danno ai territori, e che poi sono insieme i tiranni e i padroni, i nemici e gli sfruttatori, loro si, dell’Europa unita della regioni e degli elettori sovrani.

In Sicilia si gioca proprio questa partita, una sfida elettorale che potrebbe cambiare improvvisamente il destino e il declino dell’intera Italia.

Rispondendo alle domande di Mario Barresi, che lo ha intervistato per il quotidiano la Sicilia Beppe Grillo, ha detto tra l’altro che sarà «un referendum sulla voglia di cambiare» l'Isola, un «voto storico». La scelta? «O noi, o trasformisti e malaffare». Cancelleri «è la migliore espressione del M5S siciliano, vincerà». Con lui «la Regione non sarà più il centro benessere della mafia». Grillo parla di migranti e di alleanze, ma anche di firme false e Bagheria. E attacca gli avversari. Da Musumeci («un kamikaze, pensa che io sia il male assoluto, peggio di Riina») a Renzi, che «ha paura» come «tutti i poveri disgraziati», fino all'«inquietante» Berlusconi. «Vorrei incrociarlo a Palermo, ne vedremo delle belle...».

Ma c’è una frase che colpisce tra le altre che Grillo dice a Barresi ed è questa:

“Sa, gli esseri umani hanno tantissimi curriculum, non solo quello modello CE. Se tu vuoi farti un’idea di una persona leggi il curriculum del suo volto, la sua espressione, quello della sua storia recente ed ascolti quello che dice. Questa è la base della fiducia. La base della competenza? In questa regione l’unica competenza dimostrata dalla politica è sempre stata la collusione, convivenza o complicità vera e propria con la mafia e a subire sono sempre stati i cittadini. Se Giancarlo vincerà, e ha ottime possibilità (lo sento), l’anima brutta del territorio comincerà a comportarsi come abbiamo già avuto modo di vedere a Roma, ma qualunque porcata dicano in città non si può più rubare: abbiamo tolto l’ossigeno al malaffare, era il primo passo. E qui succederà lo stesso, le infamie loro sono medaglie sul nostro petto."

Le novità oggi corrono sul filo del telefonino, dello smartphone, dei messaggi social personalizzati. E se qualcuno di noi ha un amico o un'amica in Sicilia, faccia una telefonata, un sms, un whatsapp, un tweet, un messenger, qualcosa di online verso Mezzogiorno del 5 novembre 2017, giorno delle votazioni, per capire che cosa bolliva in pentola e cosa verrà servito in tavola.

Magari ricordando ai siciliani di andare a votare perchè, come dicono adesso i cinesi a Milano, la Rivoluzione è qualche volta anche un pranzo di gala.

Cancelleri come Camilleri? Il giallo e il rosso delle bandiera che poi si vedrà all'uscita delle urne, già dai primi exit-poll.