Fake news, bad news dall’America Fantasyland di Donald Trump

Mentre la Terra veniva colpita da disastri climatici a tutte le latitudini, è uscita una notizia che ha catturato la mia curiosità: Eduardo Martins, fotoreporter con migliaia di followers, di bell’aspetto, sportivo, sopravvissuto perfino alla leucemia e impegnato direttamente sul fronte di grandi scenari di guerra e quindi collaboratore di testate giornalistiche internazionali, udite! udite!, non è mai esistito. Svelato il trucco da un’attenta giornalista della BBC, l’uomo (o la donna?) che si celava dietro l’immagine su Facebook, e sempre si negava al telefono con la scusa di trovarsi in territori con scarsa ricezione, ora è irrintracciabile. Grande imbarazzo dei direttori dei giornali e scuse pubbliche. Anche questa notizia potrebbe essere falsa. Ovvero: io leggo la news su un quotidiano online nazionale che a sua volta riporta ciò che scrive un quotidiano britannico che chissà se è vera, e così via…A proposito di fake news, negli Stati Uniti è uscito: Fantasyland. How America Went Haywire: A 500-Year History di Kurt Andersen (Random House, 462 pagine, 30 USD).


Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social

Intuisco che una gran parte degli ‘intellettuali’ americani non si sia ancora ripresa dai risultati delle ultime elezioni che hanno portato Trump ai vertici del mondo.

I traumi o li incassi subito e te ne freghi o li subisci per mesi, forse anni, e magari ci scrivi sopra un bel libro per dare un volto alle tue ansie. Tutto sommato, costa meno di uno psicanalista e in questo caso ci guadagni pure.

Pare che i pensieri di Andersen, giornalista e scrittore, gentilmente condivisi con noi, siano considerati da molti un punto di vista fondamentale per comprendere l’America di oggi, l’America di Trump.

Secondo la sua tesi, il popolo americano sarebbe dotato del gene della ‘confusione mentale’. Tutta colpa dei padri pellegrini che mentre si avvicinavano a Plymouth Rock sulle loro imbarcazioni predicando pace e amore, in realtà meditavano di impiccare quelli d’idee leggermente differenti dalle proprie in nome di una fede scientificamente provata.

Dalle leggende su George Washington all’omeopatia, da William Cody alias Buffalo Bill ai movimenti New Age, dall’assassinio di Kennedy alla chirurgia plastica, dall’industria del cinema agli Angeli. Tutto cospira contro la realtà dei fatti. Tutto in America è da sempre fake news. E i fatti ci dicono che gli americani sarebbero, per l’appunto, confusi e creduloni ma soprattutto abili costruttori di notizie false.

Insomma, come afferma Hanna Rosin in una recensione sul New York Times, secondo Andersen la vittoria di Trump avrebbe radici profonde, radici che solo il popolo americano, composto da ‘sognatori desiderosi, maghi da strapazzo, veri credenti, da impresari e dalla loro audience, da imbonitori e dai babbei che li seguono, possiederebbe’.

Lo scopo dell’autore, da bravo imbonitore americano (?), sarebbe quello di mostrarci ‘come le linee tra realtà e illusione siano diventate pericolosamente offuscate’ e di fornirci una nuova chiave di lettura del presente.

Guardo un programma in TV che tratta di politica e penso che, se Andersen ha effettivamente ragione, deve esistere una forte omologia tra il DNA degli americani e il nostro.

Mi diverte pensare che il suo omonimo danese, all’opposto, scrivesse libri di fantasia per stimolare le menti più semplici ad affrontare la dura realtà della vita quotidiana.